A COLLOQUIO CON DIO

Quando un cristiano inizia il suo servizio, deve innanzi tutto mettersi in ascolto. Il Signore infatti ha stabilito per lui una precisa mansione, un lavoro benedetto, e ha intenzione di ungerlo personalmente prima di mandarlo per le strade di tutto il mondo.

Ogni servizio comincia con una chiamata del Signore.

Egli ci porta a Sé e ci chiede la nostra libertà, il nostro amore e il nostro sì. Quindi ogni cosa che facciamo, la facciamo prima di tutto per rispondere di sì a Dio e solo successivamente per servire materialmente il fratello che ci ha messo accanto.

Il vero servizio ha la possibilità concreta di cominciare solo dopo la nostra umiliazione e il nostro chiedere a Dio: cosa posso fare per te?

È, infatti, solo il Signore che conosce la nostra missione e a Lui dobbiamo andare prima di ogni personale tentativo umano.

Anzi, è Dio stesso che ci reclama nelle sue stanze, e che ci fa una proposta chiara e ricca di amore. È solo Dio che vede e che sa, e noi possiamo solo amarlo, quindi seguirlo.

* Giovanni 21, 15-19: 15Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. 16Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. 17Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. 18In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. 19Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”.

 

Amare il Signore: “mi vuoi tu bene più di costoro?”, chiedeva Gesù a Pietro. Quanto assomigliamo a questo discepolo? Impulsivi, poco astuti, a volte vanitosi, entrambi deboli nell’amare.

“Mi vuoi bene più di costoro” non indica una scala di bene da provare, ma una appartenenza. Chi ama appartiene all’amato e lo innalza sopra tutto e tutti. A chi apparteniamo? Chi diciamo di amare?

L’appartenenza è strettamente connessa con l’amore: è il sigillo, è Dio che unisce, non noi, né altri.

Se noi amiamo, ci doniamo a Dio e a Lui apparteniamo. Chi si dona per amore appartiene all’altro. Ha perso cioè la propria autonomia e indipendenza, e lo ha fatto con la massima fiducia. In questo gesto non dobbiamo provare alcun senso di timore o disperazione, perché è nelle mani di Dio che abbiamo riposto ogni speranza, non in quelle di un uomo incline al male e al peccato. E Dio ha accolto il nostro amore e ci ha detto sì. Non ci avrebbe mai rifiutato.

Impariamo da ciò che ogni dono, ogni missione che il Signore ci dà o che noi riceviamo è una richiesta d’amore e un impegno, una appartenenza.

“Pasci le mie pecorelle”: prosegue Gesù con Pietro. “Se tu mi ami, mi appartieni, la vita è in te, e puoi nutrire chi io intendo affidarti”.

Ma come poteva il Signore dare tale impegno a Pietro, senza prima aver reclamato da lui la sua appartenenza? Comprendiamo meglio?

Un servizio non è solo fede, ma anche amore. Non solo al prossimo, ma soprattutto a Dio, alla Sua causa e al Suo volere.

Servire significa amare il Signore e poi riversare tale amore agli altri.

Dio ci chiede di amare il prossimo come amiamo Lui. Non perché sia facile, né perché sia giusto, ma per gioia. Chi ama è felice, no?

Appartenere a Gesù è inevitabilmente amare. E noi saremo salvati per come amiamo, non per quanto facciamo o diciamo.

È l’amore il filtro della nostra azione.

Amare è perdere l’io, egoista e arido. Chi ama in Dio ha perso l’io, questo ormai lo sappiamo.

* 1 Pietro 2

Apprezziamo ogni nostro simile, con il suo cambiamento dato dal cuore rinnovato. Anche noi possiamo, con il Suo santo aiuto, servire il Signore così.