AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO

* Matteo 22, 34-40 (il comandamento più grande)

Non è semplice amare se stessi. È un compito di grande equilibrio, facilmente si esagera e si finisce alle due estremità. C’è chi si ama troppo: pensa solo a sé e alle sue esigenze, ai suoi interessi e al suo tornaconto, al suo corpo e al suo mantenimento. C’è invece chi non si ama per nulla e arriva al punto di disprezzarsi: si critica in qualsiasi occasione, non si sente in grado di affrontare al meglio un problema, vorrebbe avere un’altra faccia o un altro carattere, non è contento della vita che ha e pensa che tutto ciò dipenda solo ed esclusivamente dalle sue mancanze.

Entrambe le posizioni hanno una scorrettezza di fondo: un inadeguato concetto dell’io. Un io fuori controllo, sguinzagliato e capriccioso. O vanitoso e troppo pieno di sé, o insicuro e vittima di se stesso. In tutti e due i casi, amare è impossibile. Dentro il cuore, infatti, questo io prende un posto spropositato, o per sottolinearne la grandezza (così si oscurano i sentimenti e le necessità altrui), o per evidenziarne la limitatezza (e gli altri, considerati sempre superiori, sono distanti e fanno quasi paura). No, Gesù, quando diceva di amare gli altri come se stessi, non poteva avere in mente questi due estremismi. Qui non c’è alcun amore da trasferire all’altra persona, ma solo vanità da una parte e senso di inferiorità dall’altra.

Amare se stessi: cosa significa allora? Come può un uomo avere nei suoi confronti un amore equilibrato e sano? Dove sta la mediazione? Come raggiungerla? Quando una persona riesce a provare questo sentimento verso di sé?

Quando si sente amata.

Quando sa che chi ha di fronte prova per lei i migliori sentimenti. L’amore chiama l’amore. E io so amare perché sono stato amato.

Allora tutti noi siamo in grado di amare! Infatti, siamo stati cresciuti da persone che ci hanno accarezzato, nutrito, cullato, svezzato, vestito e si sono occupati delle nostre necessità e dei nostri bisogni. L’amore dei genitori è quindi un modello per tutti noi, per imparare ad amare sé e gli altri.

Purtroppo, non funziona così. Genitori che amano troppo i figli rischiano di farli diventare egocentrici e poco sensibili alle esigenze altrui; genitori assenti o troppo permissivi al contrario rischiano di far sentire i figli sempre a disagio e pieni di ansie.

No, non è il modello umano la garanzia per amare se stessi e gli altri.

Allora questo comandamento del Signore è veramente difficile da realizzare! Come può Gesù chiederci di fare qualcosa che non rientra nelle nostre capacità? Ha senso?

Facciamo un passo indietro. Quando Gesù dà questa indicazione, sta parlando della Legge e del suo completamento. Nessuno dei dieci comandamenti viene infatti smentito! È però opportuno, dice il nostro Salvatore, completare il tutto con l’amore e la carità, il sentimento e la compassione. E, prima di comandare Ama il prossimo tuo come te stesso, premette quello che ne garantirà l’attuazione: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.

Se io accolgo l’Amore di Dio in me, mi accorgo che tale Amore è perfetto: sono amato, perdonato, conosciuto e accettato per quello che sono. Dio mi ha liberato da tante sofferenze e da pesanti eredità, mi ha sollevato e mi ha innalzato. Ha mosso tutto il cielo per me. Mi ha mostrato il Suo volto e mi ha fatto sentire la persona più importante al mondo. Lui ha fasciato, guarito, incoraggiato, insegnato le cose di Dio. Lui mi ha fatto poi vedere il mondo dalla Sua prospettiva: è tutto così diverso, da quando Dio è con me! Dio mi ha mostrato il prossimo, mi ha fatto vedere i limiti dell’uomo, ha rivissuto con me tutti i dolori che altri mi hanno provocato, mi ha guarito e mi ha insegnato a perdonare.

“Tutti costoro” mi ha detto “si sono comportati così con te perché non sanno amare. Non mi conoscono e danno solo quello che hanno ricevuto. Poco. O niente. Non ti adirare, non soffrire più. Anche tu prima non sapevi amare. Compatiscili e vai avanti. Getta per primo l’Amore che hai ricevuto da Me. Tutto adesso è cambiato”.

Come si fa ad amare, se non si è conosciuto prima l’Amore? Come si fa a servire gli altri, se non si riesce ad amarli?

Senza l’incontro con Dio, è impossibile amare se stessi e gli altri. Impossibile. Facciamocene una ragione. Senza Dio come filtro, ogni rapporto è solo egoistico e di sfruttamento. Tenderà sempre per gli estremi già descritti: o l’uomo amato sarà considerato troppo, o troppo poco. Ma tutto quello che proveremo, non sarà amore. Sarà solo un tentativo di amore. Che ha troppo del nostro io e nulla di Dio. Un amore imperfetto, che è destinato a far soffrire e a non decollare mai. Un amore che condiziona e non libera. Che opprime e non rende felici. Che non basta a se stesso, ma che vuole sempre di più.

No, senza amare Dio, non si può amare il prossimo. Senza, soprattutto, averlo conosciuto e aver sperimentato l’Amore che Lui prova per me, non è possibile neppure avere l’idea di che cosa significhi amare. Questa è la Verità!

Per amare se stessi occorre sentirsi amati. E l’Amore ce lo può dare soltanto Dio. Per amare gli altri, bisogna solo ricordarsi tutti i giorni quello che Dio fa per te e quanto ti ha perdonato.

Ora il comandamento è più facile. “Ama gli altri come Dio ama te”, dice Gesù. Senza falsità o tornaconto. Senza nessun senso di schiavitù o legatura. Ama gli altri nella libertà dei figli di Dio. Esprimi in te i sentimenti propri di Gesù per l’umanità. Ecco il comandamento. Un Dio d’amore che vuole che i figli amino.

Tutto torna, tutto è estremamente alla nostra portata. Forti dell’Amore di Dio possiamo tutto. Anche amare chi ci fa del male. Anche amare chi non ci ama. Questo fece Gesù e questo continua a fare tutti i giorni con noi.

Ama il prossimo tuo come te stesso, e realizzerai sulla Terra quanto ha fatto Gesù per l’intera umanità.