AUTORITÀ MATERNA E AUTORITÀ DERIVATA_I

Ogni autorità stabilita sulla terra ha la sua origine in Dio:  rispettarla e onorarla è un dovere non solo morale. Facendolo, onoriamo Dio che l’ha costituita su di noi. L’autorità materna è un’autorità derivata, ovvero esiste perché il padre di famiglia delega alla moglie alcune responsabilità quando lui è fisicamente assente. I figli devono sapere che, qualsiasi cosa dirà e farà la mamma, essa ha la tacita approvazione del padre, anche se lui non è presente. A sua volta, anche l’autorità del padre, in una famiglia, è un’autorità delegata, ma il suo ruolo deriva direttamente da Dio. Quindi di fatto, quando il padre esercita la propria autorità lo fa sapendo che ne rende conto a Dio; la madre esercita la propria autorità rendendone conto al padre, ma entrambi, in primo e secondo ordine, si assumono la responsabilità di educare nel nome di Dio. Tramite la presenza “filtro” dei genitori, Dio Padre educa ogni suo figlio o figlia, che egli ha chiamato all’esistenza; quando essi saranno maturi e pronti ad assumersi autonomamente la propria responsabilità, il Padre stringerà con loro un rapporto diretto.

* Matteo 23,9:“E non chiamate nessuno ‘padre’ sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo.”

Dio, nostro Padre celeste. Cristo risorto siede alla Sua destra. Agire come autorità paterna e materna significa non dimenticare mai che fare silenzio è ascoltare il Padre, che Gesù vede sempre nella sua umanità, e che riabbraccia con trasporto salito in cielo.

Infatti, tutto quello che Gesù ha fatto e detto durante la sua vita terrena era esattamente quello che vedeva fare al Padre.

* Giovanni 5, 19: “In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare al Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa.

Gesù non ha fatto mai nulla di sua iniziativa, anche se è Dio. Gesù è venuto come autorità sulla terra, ma ha mostrato chiaramente che la sua autorità gli veniva data dal Padre. Egli tutto ha compiuto in perfetta obbedienza, e non ha usato l’Autorità concessagli per fare quello che voleva, ma ha agito sempre in conformità alle indicazioni del Padre. Ha agito e parlato assumendosi  la responsabilità verso coloro che gli erano stati affidati, e mettendosi completamente a disposizione per il bene delle Sue pecore.

* Geremia 14, 11-16: 11Il Signore mi ha detto: “Non intercedere a favore di questo popolo, per il suo benessere. 12Anche se digiuneranno, non ascolterò la loro supplica; se offriranno olocausti e sacrifici, non li gradirò; ma li distruggerò con la spada, la fame e la peste”. 13Allora ho soggiunto: “Ahimè, Signore Dio, dicono i profeti: Non vedrete la spada, non soffrirete la fame, ma vi concederò una pace perfetta in questo luogo”. 14Il Signore mi ha detto: “I profeti hanno predetto menzogne in mio nome; io non li ho inviati, non ho dato ordini né ho loro parlato. Vi annunziano visioni false, oracoli vani e suggestioni della loro mente”. 15Perciò così dice il Signore: “I profeti che predicono in mio nome, senza che io li abbia inviati, e affermano: Spada e fame non ci saranno in questo paese, questi profeti finiranno di spada e di fame. 16Gli uomini ai quali essi predicono saranno gettati per le strade di Gerusalemme in seguito alla fame e alla spada e nessuno seppellirà loro, le loro donne, i loro figli e le loro figlie. Io rovescerò su di essi la loro malvagità”.

L’autorità viene da Dio ed è Lui stesso che manda nel Suo Nome colui o colei che ha scelto. Agire o parlare nel Suo Nome senza essere stati mandati significa essere menzogneri e danneggiare le persone che ci sono sottoposte.

Al tempo stesso, non parlare né agire affatto è, anche questo, un danneggiare chi ci è stato affidato. L’autorità è un dono del Signore, e non usarlo significa disubbidire a Dio e lasciare spazio al nemico: le conseguenze ricadranno su chi si è fatto derubare e sui sottoposti, con effetti disastrosi.

Non bisogna avere paura di esercitare l’autorità. Altrimenti mostreremmo al mondo che onoriamo ciò di cui abbiamo paura più di quanto onoriamo Dio, che ci ha dato questo dono. Esercitare l’autorità significa non solo nutrire chi ci è stato affidato, ma anche proteggerlo, combattendo contro l’errore e l’inganno.

Se qualcuno non esercita adeguatamente il proprio incarico, il Signore può anche scegliere di mandare un altro a compiere la Sua volontà. È ciò che è successo a Saul, unto re d’Israele, e caduto miseramente nel baratro del peccato e della disubbidienza alle disposizioni del Signore (1 Samuele 15). Per Saul contava più la sua reputazione nei confronti del popolo, piuttosto che il volere di Dio, e così il Signore mandò il profeta Samuele ad ungere il piccolo Davide come nuovo re d’Israele. Di fatto, Saul ha ricoperto la carica di re d’Israele fino alla sua morte, ma non ha fatto altro che seminare morte e distruzione e non ha guidato con giustizia il popolo di Dio.

* Salmo 117/118: 26Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore; 27Dio, il Signore è nostra luce. Ordinate il corteo con rami frondosi fino ai lati dell’altare.

Essere investiti dell’autorità da parte di Dio comporta responsabilità e benedizione, che si estende su coloro che ci sono sottoposti. Significa spogliarsi delle nostre comodità e dei nostri affetti, nudi di fronte al Signore per andare nel mondo rivestiti solo della Sua luce. Chi viene dal Signore è benedetto e lo è ogni persona che Egli mette sul nostro cammino. Chi ci è affidato deve vedere Dio nei nostri occhi e nessun altro e ciò è possibile solo se andiamo per le strade direttamente dalla Casa del cielo e non dalle nostre.