AUTORITÀ MATERNA E AUTORITÀ DERIVATA_III

Esercitare l’autorità non significa solo ammonire, istruire, correggere. Significa anche pregare ed intercedere per chi è sottoposto. Una madre e, ovviamente, un padre sono di fronte al Signore come figure sacerdotali, che rappresentano Dio di fronte ai figli e presentano in preghiera i figli davanti a Dio.

* Colossesi 3,16-21: 16La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. 17E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre. 18Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore. 19Voi, mariti, amate le vostre mogli e non inaspritevi con esse. 20Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. 21Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.

Leggendo i primi versetti pensiamo subito ad un’assemblea liturgica, ad una preghiera comunitaria. Ma se è vero che la famiglia è la chiesa domestica, allora dobbiamo concludere che Paolo fa senza dubbio riferimento anche al comportamento da adottare all’interno della famiglia. Non è quindi un caso che, dopo aver esortato ognuno a parlare e ad agire “nel nome del Signore Gesù”, Paolo specifichi il ruolo preciso di ogni componente familiare. Ciascuno, ovvero mogli, mariti, figli, genitori, può adempiere al meglio il proprio ruolo se e solo se è stato in qualche modo chiamato ad essere tale dal Signore, unto potremmo dire.

Forse potrebbe apparire strano, magari fuori moda, che una famiglia si raduni puntualmente intorno al Signore pregando, cantando o meditando la Parola. Eppure tutto nasce da qui, e da qui ognuno può e deve svolgere il proprio ruolo per il bene comune. Ovviamente, la maggiore responsabilità la hanno i genitori, soprattutto il padre, la cui autorità è direttamente derivante da Dio. Ma cosa intende Paolo quando dice “con ogni sapienza”? Senza dubbio non parla affatto della sapienza umana, dell’accumulo di nozioni e conoscenza che rendono una persona sapiente, ma solo agli occhi del mondo.

Tant’è vero che Gesù disse:

* Matteo 11,25-27: 25In quel tempo Gesù disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. 27Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.

La vera sapienza è Gesù. Solo Lui è via, verità e vita. Se uno conosce Gesù, conosce tutta la vera Sapienza. E quando uno conosce il Signore, ed ha avuto da Lui un incarico, un ruolo, una vocazione, deve parlare e agire in conformità a quello che conosce, perché:

* Matteo 12,34-35: 34[..]Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore. 35L’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive.  

Gesù è l’esempio perfetto di ogni autorità e di ogni autorità delegata. Egli ha compiuto segni, miracoli e prodigi, ma soprattutto ha ammaestrato i suoi discepoli con amore e pazienza, per prepararli alla loro specifica vocazione, che ha luogo da Pentecoste in poi, con la forza dello Spirito. Spesso, dopo aver parlato in parabole alle folle, li raduna da parte e spiega a loro il vero significato di ciò che ha detto.

* Matteo 13,51-52: 51Avete capito tutte queste cose?”. Gli risposero: “Sì”. 52Ed egli disse loro: “Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”.

Lo scriba era, allora, il sapiente del mondo; è come l’erudito, lo scienziato di oggi. Dio non condanna il sapere umano, né guarda alla preparazione culturale, ma precisa che chi è disposto a lasciarsi istruire direttamente da Dio sarà come un “padrone di casa”, cioè come un padre, un’autorità familiare, per chiunque incontra: potrà istruire, correggere e indicare, come lui stesso è stato istruito e corretto da Dio. Estrarrà dal suo cuore, divenuto uno scrigno che custodisce la legge del Signore, cose utili e buone per il prossimo. A cominciare dalla sua famiglia.

* Matteo 2, 1-12: 1Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2“Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. 3All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele.

7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”.

9Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.12Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Luca 2, 1-20: 1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nàzaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. 8C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva:14“Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.

15Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”.16Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. 20I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

Magi e pastori. Due tipologie di persone molto diverse, per provenienza, cultura, estrazione sociale. Agli occhi del mondo, così diversi. Agli occhi di Dio, così simili. Infatti, pur partendo da strade diverse, giungono allo stesso punto: alla mangiatoia ad adorare il Signore del cielo e della terra fatto uomo.

Magi e pastori: due tipologie di buona autorità.

I magi sono autorità istituzionalmente riconosciute, capi di stato, diremmo oggi; i pastori sono a capo di greggi ed armenti. Eppure non è importante su cosa o chi si ha autorità, ciò che è importante è come si guida chi ci è sottoposto. Riflettiamo sul fatto che il Signore ha voluto che proprio magi e pastori fossero presenti alla Sua nascita: ognuno è arrivato a Lui con strade diverse, ma non ha esitato a lasciare tutto per conoscerlo. Sia che si trattasse della stella, sia del richiamo degli angeli, tutti loro si sono messi in cammino a cercare la gloria di Dio.

Perché il Signore ha chiamato tramite la stella proprio i magi e non le autorità politiche e religiose del suo tempo (farisei, scribi …)? Perché gli angeli sono apparsi a dare l’annuncio proprio ai pastori e non ad altra gente (contadini, artigiani …)?

Si giunge al Signore in due modi: applicandosi allo studio della Parola e guidati dalla luce dello Spirito (la stella); oppure direttamente per rivelazione (l’annuncio degli angeli).

Ciò che conta è che, dopo l’adorazione del Signore, entrambe le due tipologie di autorità hanno poi diffuso la Vita: i pastori, che infatti riferirono quanto avevano visto, come sta scritto. E sicuramente anche i magi, una volta tornati ai loro paesi, hanno istruito e testimoniato ai loro popoli. Come veri e propri padri di famiglia.