BEATI I VOSTRI OCCHI PERCHÉ VEDONO_parte I

* Matteo 13, 10-17: Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: “Perché parli loro in parabole?”. Egli rispose: “Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice:

“Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete.

Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi,

non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani”.

Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono!  

Quante volte ci rendiamo conto, ed è troppo tardi, di un errore commesso. Quante volte abbiamo avuto la sensazione di essere nella strada giusta, ma ciò non si è rivelato veritiero.Quante volte abbiamo ammesso un grosso sbaglio, ma ci siamo sentiti incapaci di evitarlo. Non sapevamo, non credevamo, non avevamo capito. Quale rimedio c’è contro la nostra ignoranza?

Non c’è nulla che fa più paura dell’ignoranza: il non sapere, pur amando il Signore, è per noi causa di guai e sofferenze indicibili. I nostri occhi velati, le nostre orecchie tappate, il nostro cuore indurito sono ciò che determinano la maggior parte del nostro dolore. E questo dolore è assolutamente insopportabile. È più facile resistere a una sofferenza che non derivi strettamente da noi: un problema di salute, un rapporto con altre persone, un sentimento non corrisposto. Ma strazia il cuore sapere di essere stati noi i responsabili unici di quel problema o di quella caduta. È devastante vedersi all’improvviso nudi e nell’errore. Ed è terribile rendersi conto che c’è voluto molto tempo prima di vedersi così. Anni di errori, di giudizi e scelte sbagliate. Anni di pianti e sofferenze continue. E tutto, spesso, solo per responsabilità nostra.

Quel giorno in cui i nostri occhi vedono, le lacrime irrigano il volto, il pentimento è massimo e grande è lo scoraggiamento.

“Perché, Signore, non ho visto? Perché, mio Dio, non mi sono accorto? Perché tu non mi hai aiutato, là dove il mio sguardo non arrivava?”

E così, quando ci accorgiamo di aver sbagliato, diamo la colpa al nostro Salvatore:

“Tutti i giorni ti pregavo, perché hai taciuto? Perché non sei stato più chiaro con me? Perché non mi hai impedito questa sofferenza?”

Sì, l’uomo che comprende di aver fallito è preda del più grande smarrimento e questo è per lui il momento più delicato: deve rimanere saldo nel Signore. Non deve staccarsene, proprio ora che ha capito che da solo non ce la può fare.

Pensiamo spesso che amare il Signore ci preservi da tutti gli sbagli o dagli imprevisti. Crediamo che aver affidato a Lui la nostra causa significhi vivere in una botte di ferro. Decliniamo a Lui le scelte da fare o la responsabilità delle nostre decisioni. Questo è un comportamento molto infantile.

Guardiamo, con sincerità, dentro il nostro cuore e chiediamoci: “Cosa desideravi tu? Perché hai fatto quello che hai fatto? Chi è che volevi soddisfare? Dio o il tuo misero io?”

Purtroppo per noi, arriveremo a una sola verità: “Già, ero io che volevo fare quel percorso, che volevo frequentare quella persona, che desideravo ottenere quel riconoscimento…”

Ogni volta che abbiamo sbagliato è stato sempre per assecondare il nostro io, con le sue aspirazioni e i suoi credo. E Dio non può far nulla per noi. Non può violare i nostri più intimi desideri. Non può strapparceli di dosso e ordinarci da un momento all’altro: “Non frequentare più quella persona, non andar più con quegli amici, non confonderti più con quella situazione”. Non lo capiremmo e non lo accetteremmo. Dio non può crearci un trauma all’improvviso. Soffre qiando vede che stiamo sbagliando, ma non può strattonarci violentemente da un’altra parte. Ha troppo riguardo di noi, non sarebbe mai così indelicato. Preferisce accompagnarci giorno dopo giorno, essere al nostro fianco in ogni momento, anche lì tra gli amici sbagliati o nel contesto che Lui non ha scelto per noi. È sempre accanto a noi in ogni preciso istante in cui noi scegliamo di assecondare ciò che ci piace e non ciò che piace a Lui. Dio è sempre con noi. Se non può strapparci da lì senza il nostro desiderio di farlo, si permetterà di custodirci comunque e di evitare per noi mali irreparabili. Sarà sempre lì a tenerci per mano, ogni volta che scegliamo il nostro io e le nostre soddisfazioni.

Ma questo non durerà a lungo: Dio non lascerà che ci perdiamo per ignoranza. Quando i tempi saranno maturi, permetterà che i nostri occhi si aprano e che noi vediamo cosa stiamo facendo.

Quello sarà un giorno benedetto, quando Dio in persona ci rivendicherà di fronte al maligno per la nostra libertà dal peccato. Allora noi vedremo e capiremo, nel giorno in cui saremo in grado di accettarlo, quando già il tempo ci aveva preparato a riconoscere i segnali negativi di ciò che avevamo scelto.

Dio interviene sempre con delicatezza in noi, che siamo così piccolini. E sarà quello il giorno in cui noi capiremo quanto ci ami e quanto ci abbia protetto da noi stessi e dai nostri peccati.

Allora noi vedremo. Dio vuole che noi vediamo e sentiamo. Dio ci chiama a vedere e a sentire. È una sua Volontà.

Sta a noi capire se vogliamo accettare l’invito. Sta solo a noi affidarsi a Lui in tutto. Se abbiamo ancora qualche resistenza, saranno i nostri errori a rivelarcelo.

Un errore è un’area che ancora non vogliamo affidare al Signore, che non vogliamo perdere. È lì che lavora il nemico, da lì partono le prove e le sofferenze. Quanto vogliamo soffrire prima di consegnare a Dio anche questo settore? Lui solo sa come risolvere la situazione, e il nostro sbaglio ne è chiaramente la prova.

Quando i nostri si aprono, comprendiamo l’amore di Dio per noi e quanto ci abbia custodito in tutto questo tempo. Vogliamo continuare a fare da soli, o è giunto finalmente il momento di avvicinarsi di più a Lui?