Catechesi – FEDE CONTRO OPERE

“Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione?” (Galati 3,2)

  • Paolo pronuncia questa frase subito dopo aver dato degli stolti ai credenti della Galazia, chiedendosi chi mai li avesse ammaliati (o per meglio dire stregati).
  • È un richiamo forte, che arriva però a proposito per scuotere questi credenti, che avevano un po’ perso la rotta. Si erano infatti lasciati confondere dimenticando che erano stati salvati mediante la fede in Cristo, e ora volevano andare avanti nella santificazione da soli, con le loro opere “buone”.
  • I Galati erano pagani, salvati dalla predicazione di Paolo. Non erano giudei, per cui non avevano dovuto sottostare a precetti e tradizioni della legge mosaica. Eppure erano finiti per caderci dentro.
  • È un problema che accade anche a noi credenti di oggi. Di solito proveniamo da famiglie cristiane, siamo stati abituati a tutta una serie di precetti e di devozioni. Ci hanno insegnato che se compivano tutti i passi prescritti da un certo rito o da una certa novena, allora eravamo a posto con Dio. Ma questo è come timbrare il cartellino per entrare ed uscire dall’ufficio, fare il proprio dovere e poi tornare all’occupazione che preferiamo.
  • Non c’è relazione con Dio in tutto questo!
  • I riti devono aiutare, non sostituire un rapporto con Dio. Per molti battezzati di oggi non c’è differenza tra i riti e la legge di Mosè. Sono lettera morta.
  • È vero anche che molti entrano a far parte della chiesa mossi da una sincera conversione e non da abitudine. Dopo il primo entusiasmo però si trovano davanti a riti e formule che spengono il loro vigore. Ma perché accade tutto questo?
  • Perché i riti, i precetti, le formule religiose sono statici, immutabili e quindi… comodi! Comodi non nel senso positivo. Comodi nel senso dispregiativo, quindi poco impegnativi, noiosi, sterili.
  • Ma una relazione personale non è mai statica. Sarebbe assurdo pensare a due amici o a marito e moglie che si parlano tramite formule o si comportano tramite rituali. Può accadere in occasioni importanti celebrative, ma nella quotidianità sarebbe ridicolo e artificioso. Soprattutto sarebbe faticoso.
  • E allora perché dobbiamo rivolgerci a Dio in modo pianificato e rigido? Questo può andare bene se uno non ha confidenza con una Persona importante. Ma se è Suo figlio no! Pensiamoci bene: siamo abituati a rivolgerci a Dio come fosse il presidente della repubblica o come a nostro Padre?
  • Tra l’altro fare le opere della legge fine a se stesse non fa altro che gonfiare il nostro ego. Chi è che ha fatto quest’opera di bene? Chi è che ha predicato alle persone? Io, io, io!
  • Ma nel credere al vangelo l’io scompare perché solo Gesù sia al centro dell’attenzione come è giusto che sia.
  • Tra l’altro la versione greca letteralmente non parla di credere alla predicazione, ma dice “tramite l’ascolto della fede”. Quindi non bisogna fare salti mortali per essere uomini e donne di fede, basta solo ascoltare!
  • Paolo ci invita a ricordare il nostro incontro con Gesù: eravamo giusti e irreprensibili e quindi abbiamo meritato lo Spirito, o lo abbiamo ricevuto solo per fede, miserabili come eravamo/siamo?
  • Una volta assimilato questo ci viene però il dubbio: ma se sono salvato per fede, non contano niente le cose che faccio o che dico?
  • Certo che sì. Ma non sono il motivo per cui sono salvato. Sono la prova che sono salvato.
  • Una volta che sono passato dalla porta della fede dentro la salvezza offerta da Gesù, devo continuare a camminare per fede. Le opere che farò non saranno più mie iniziative, ma frutti di obbedienza volontaria alle proposte di Dio.
  • Fare come i credenti Galati, cioè rendersi giusti con le opere della legge, significa rimettersi sotto la maledizione! Gesù ci ha liberati dalla maledizione. E’ morto apposta per quello!
  • Ma noi facendo di testa nostra ignoriamo il Suo sacrificio. E’ come se dicessimo a Dio che la sua salvezza è stata insufficiente, e che dobbiamo salvarci da soli. Stolto, assurdo e presuntuoso.
  • Questa mentalità è molto radicata e più presente di quello che si pensi fra i cristiani.
  • Siamo abituati nel mondo alla legge della meritocrazia, del “self made man” (uomo fattosi da sé). Non si tratta di soprusi o sopraffazioni, ma non è certo il vangelo.
  • ll merito non vige nella famiglia di Dio, perché solo Cristo ha meriti, e li mette a disposizione dei suoi fratelli e sorelle per l’edificazione del Regno. Perché Gesù è la nostra pace, giustizia, bellezza, santità ecc. ecc.
  • Nel mondo, se più vuoi avere, più devi fare. Nel Regno di Dio, più ti spogli di te stesso e più verrai ricolmato.

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