Catechesi – VANE NULLITA’

“Quelli che onorano vane nullità abbandonano il loro amore.” (Giona 2, 9)

  • In queste poche parole si cela la spiegazione di tante defezioni nei confronti della causa di Cristo. È lampante, senza tanti giri di parole.
  • La traduzione italiana rispecchia fedelmente l’originale ebraico, in cui il significato di “onorare” si arricchisce con “farsi vanto di”. Quindi chi trova vanto nelle futilità dimentica il proprio amore.
  • Nullità è molto calzante, perché ci richiama alla mente sia cose che persone, o concetti astratti. Non perché ci sia giudizio nei confronti delle persone, ma perché è ovvio che di fronte a Dio niente e nessuno conta qualcosa. Tutti siamo nullità a confronto con l’Onnipotente, anche se tanto ci affanniamo – stoltamente – a dimostrare il contrario. Siamo polvere, un vapore che subito scompare, di fronte all’eternità di Dio. Eppure… siamo così profondamente amati! Proprio quel Dio onnipotente si è fatto carne ed è morto per noi, per salvarci. Per azzardare un paragone, è come se noi scegliessimo di incarnarci nel corpo di una formica, vivere come tale e morire per la salvezza di tutte le altre formiche. Pensiamoci prima di dare per scontato l’opera di Cristo.
  • Tenendo a mente queste cose, è assurdo affannarsi ad onorare vane nullità. Può trattarsi di soldi, beni materiali, interessi, favori… oppure di persone che consideriamo più importanti di Dio. Onorare è una parola molto impegnativa. Dio stesso ci comanda di onorare le autorità; ma quando dice nullità vuol dire che stiamo rivolgendo il nostro impegno alle persone sbagliate o lo facciamo nel modo scorretto.
  • Per come la rigiriamo, nessuna creatura ci può salvare, nemmeno fossimo intimi amici dell’uomo più potente sulla terra. Noi spesso attribuiamo grandi onori alle persone che pensiamo ci possano salvare, o in senso materiale o affettivo. Si sente spesso dire «senza di te sarei morto/a». È una cosa abominevole oltreché falsa. Nessuno può salvare nessuno. Si può pregare per l’altro, si può aiutare quando c’è un bisogno, ma sull’orlo dell’abisso siamo soli. O meglio, siamo soli di fronte a Dio.
  • Questo pensiero non dovrebbe farci paura. Santo timore, sì. Ma paura no, perché se abbiamo imparato nella quotidianità a riconoscere la mano di Dio non avremo paura di nulla, anche se fossimo in punto di morte o nella distretta più nera. E ricordiamoci: la «nullità» siamo anche noi stessi. Gli altri non possono salvarci tanto quanto noi non possiamo salvarci da soli! Ecco perché questo versetto è immediatamente seguito da un altro in cui il profeta Giona, che si trova negli abissi marini, proclama: «la salvezza viene dal Signore» (v.10).
  • Giona è giunto a questa verità dopo un’intesa lotta interiore e fuga dal Signore. Quello che prima dava per scontato, negli abissi marini scontato non lo è più. Quando si vede la morte in faccia tutto torna nella giusta prospettiva. Quando le circostanze sono tragiche, vediamo le cose sotto una luce diversa … di fronte ad un tracollo finanziario, una malattia, un dolore… improvvisamente ci rendiamo conto di quanto siamo piccoli e impotenti. Per chi non accetta Dio, la distretta può diventare un labirinto da cui non riesce più ad uscire. Qualcuno cade nella disperazione, altri fanno ricorso alle loro limitate forze nell’illusione di scampare. Ma arriva un punto in cui è necessario arrendersi, perché perfino l’ottimismo e la volontà ferrea non salvano nessuno. Non saremo mai liberi finché non riusciremo a proclamare e credere che solo in Dio c’è salvezza.
  • Onorare nullità è un pericolo per il nostro spirito, perché progressivamente ci porta ad abbandonare l’amore. Non si può avere il cuore diviso tra Dio e gli idoli. Non si può servire Dio e mammona. Il nostro cuore sarà lì dov’è il nostro tesoro; se è Dio, sarà con Dio. Altrimenti sarà con gli idoli!
  • La parola ebraica qui tradotta come amore è hesed. Ha ricchi significati tra cui anche clemenza, benevolenza, misericordia, pietà, grazia. Hesed non è l’unico modo con cui si intende l’amore di Dio in ebraico, ma rispecchia le caratteristiche di un tipo di amore che viene solo da Dio (in greco sarebbe agape).
  • E’ un amore totalmente gratuito, immeritato, che si traduce in atti pratici scevri da ogni forma di interesse personale. Il vero atto di hesed è occuparsi di coloro che non possono nemmeno dire grazie (ad esempio i defunti). Hesed presuppone uno slancio verso il destinatario, c’è vera passione dentro, non in senso carnale ma spirituale. È un donare tutto di se stessi senza chiedere nulla in cambio.
  • L’amore che viene da Dio non può che essere hesed, un amore misericordioso, che copre e sommerge il peccatore. La fedeltà di Dio si basa sull’hesed, perché rimanere fedeli a delle creature mancanti e peccatrici presuppone totale gratuità e amore vero. È come un coniuge tradito che continua ad amare e a rimanere accanto al suo compagno, solo per amore. Non lo abbandona perché è stato infedele, anzi con il suo amore copre ogni infedeltà.
  • Andare dietro agli idoli è fonte di grande sofferenza. Per Dio, che ci vede dare il nostro cuore a degli amanti (tali sono ai Suoi occhi); e per noi stessi, perché il nostro cuore non sarà al sicuro ma esposto ad ogni rottura, disperazione, delusione. Ne vale la pena?

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