Catechesi – LO SCAMBIO

“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”. (Matteo 11, 28-30)

  • Queste parole di Gesù trovano senso solo quando abbiamo ben compreso le precedenti (Mt 11,27) che ci parlano della nostra relazione con Dio, possibile solo tramite Cristo.
  • Come ogni rapporto importante della nostra vita, anche quello con Dio inizia in modo graduale; è Dio stesso a volere così, sebbene Egli sia completamente innamorato di noi. Egli sa che le creature sono deboli e fragili e non reggerebbero l’impatto con un Amore travolgente come il Suo. Perciò, Dio instaura con noi per prima cosa un’amicizia. Ma quanti amori nascono da una profonda amicizia! Essa è la base del vero amore. L’attrazione fisica può essere la scintilla che ci attrae, ma se non ci sono i presupposti per una relazione stabile, sincera e fedele, quel fuoco di paglia si spegnerà presto.
  • L’amore di Dio è un fuoco consumante, non un fuoco di paglia. È stabile dall’eternità. È quell’amore che ha dato vita alle poche cellule durante il nostro concepimento; è lo stesso amore che aspetta fremendo che noi cresciamo e gli diciamo sì.
  • Ma prima che questo accada, Dio inizia con noi un discreto, ma tenace corteggiamento. Ci dimostra in tutti i modi che la Sua amicizia è vera e sincera e che possiamo fidarci di Lui. Ecco perché invita tutti coloro che sono affaticati e oppressi ad andare da Lui, per trovare ristoro. E chi lo fa, non può che testimoniare che solo in Cristo si placa ogni angoscia, paura, bisogno.
  • «Affaticati e oppressi» ci fa venire in mente qualcuno che, distrutto, si butta a fine giornata sul divano; ma questa immagine è limitante. Non dobbiamo pensare solo alla fatica fisica, anzi: il problema maggiore è la stanchezza spirituale, che poi travolge tutte le aree della vita di una persona. Nel testo greco le forme verbali utilizzate derivano dai verbi kopiaoo e fortizoo, letteralmente «stancarsi, ammazzarsi di lavoro» e «caricare». Ma la cosa interessante sono i sostantivi legati a questi verbi, ovvero kopis e fortis. Kopis è coltello, pugnale, spada. Fortis è la nave da carico, il bastimento. Quindi Gesù ci sta dicendo che la stanchezza e l’oppressione che proviamo derivano dagli enormi pesi che trasportiamo nel cuore e dalle continue ferite che ci infliggiamo per pungolarci…
  • Nessuno mette in dubbio che nella vita abbiamo delle responsabilità. Ma spesso giochiamo a fare Dio, invece che lasciarGli il comando. Tuttavia, essere affaticati e oppressi nell’ottica di Dio non è solo una questione di preoccupazioni materiali o familiari; molto più spesso si tratta di mancanze di perdono, rancori, vendette (i pesi nella nave da carico) oppure sforzi perfezionistici, schiavitù di dimostrare (ferite autoinflitte).
  • Come se non bastasse, per trovare sollievo ci costruiamo degli idoli, invece che andare da Gesù. Ma il prezzo dell’idolatria è alto, infatti presto scopriamo che gli idoli diventano macigni. Eppure insistiamo ad adorarli testardamente; pur di farli «funzionare» facciamo i salti mortali. Così la nostra stanchezza e la nostra oppressione aumentano. Ricordiamocelo bene: quando c’è di mezzo lo sforzo, il fardello… non c’è Dio. Molti associano il Signore a queste parole, ma solo perché hanno costruito l’idolo della religione. Dove c’è fede non c’è stanchezza, ma vigore.
  • La stanchezza spirituale è il risultato dell’aver scelto gli uomini o il mondo al posto di Dio. Ecco perché Gesù ci invita ad andare da Lui per essere ristorati. Il verbo greco è anapayoo, che significa fare in modo che qualcuno si riposi ovvero cessi (di fare qualcosa di gravoso).
  • E come ci ristora Gesù? Non certo organizzandoci una vacanza. Infatti, subito dopo dice qualcosa di sorprendente: «prendete il mio giogo sopra di voi». Come! Ci saremmo aspettati che Gesù ci invitasse a far rotolare via ogni fardello, che ci avesse detto di fermarci. Ma questa è la soluzione umana, non divina. Sentiamo dire di molta gente che ad un certo punto molla tutto e tutti e va dall’altra parte del mondo a gestire un bar sulla spiaggia. Ma Gesù non ha questo in mente per noi: non ci sottrae alle nostre responsabilità. Può indirizzarci verso un lavoro diverso o suggerirci di non prendere impegni futili; ma non ci dice mai di isolarci, abbandonare la famiglia ecc. Ci dice però di scegliere. Chi è il dio della nostra vita? Chi è al primo posto e perché?
  • All’apparenza, sembra che Gesù voglia peggiorare la nostra situazione: siamo stremati, e Lui ci dice di caricarci anche di un giogo? Ovviamente no. Quello che ci propone non è un’ulteriore incombenza: è uno scambio. Il Suo giogo al posto del coltello con cui ci feriamo;  il Suo carico al posto del bastimento che portiamo nell’intimo del cuore.
  • Per capire bene la proposta di Gesù, dobbiamo tenere presente i due termini greci che usa, cioè zygon (giogo) e fortion (carico). Se li pensiamo da un punto di vista umano, ci ricordano solo obbligo e fatica; ma Gesù ha una magnifica sorpresa per noi.
  • Zygon non è solo l’attrezzo agricolo, significa anche legame! È un qualcosa che tiene unite due persone in modo che vadano nella stessa direzione e stiano allo stesso passo. Non per forza (Dio non costringe nessuno), ma per amore. Insomma… un legame di matrimonio! Quindi Gesù ci sta proponendo di cedergli la lama dell’autonomia, della solitudine, dell’autoafflizione per sposarLo! (La parola coniugi significa proprio “due che stanno sotto lo stesso giogo”). Il giogo di Gesù è definito dolce, crestos, che in realtà significa più precisamente adatto, idoneo, piacevole, utile, buono. Non ci peserà, non ci sarà scomodo, non ci ferirà.
  • Una volta scelto di mettersi sotto il Suo giogo, Gesù ci invita a imparare da Lui. Non possiamo fare di testa nostra in questa relazione, perché se non staremo al passo di Gesù, intralceremo la Sua opera e rischieremo di ritrovarci di nuovo affaticati.
  • Infatti sotto il giogo di Gesù è Lui a guidare e a portare tutto il peso! Noi vi stiamo sotto come un manto, che ci difende e ci protegge. Il giogo di Cristo rispecchia perfettamente l’ordine costituito da Dio nel matrimonio, dove lo sposo è il capo e la sposa è sottomessa, ma entrambi camminano insieme. Per stare al passo di Gesù, i criteri sono: mitezza ed umiltà di cuore. Niente presunzione, che ci spinge a sorpassare Dio; niente paura, che ci induce a rimanere indietro.
  • Ma se Gesù porta tutto l’onere di questo giogo, qual è il carico (fortion) leggero che ci invita a portare? È il tenero ma importante «fardello» di partorire figli per Lui, di diffondere la Sua vita. Fortion infatti significa anche «colui che è portato» nelle donne incinte! Gesù Sposo non solo provvede a noi, ma ci propone di scambiare i gravosi e sterili pesi da bastimento che abbiamo nel cuore con l’accoglienza della Sua Parola, che dona vita e genera figli per il Regno.
  • Il giogo dolce è il braccio orizzontale della croce, che ci tiene al fianco di Gesù; il carico leggero è il braccio verticale, che lascia una traccia nel terreno che percorriamo con Dio. Chi non cammina all’ombra della croce vive una vita che non lascia segno.
  • «Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci da’ salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.» (Is 53,5). Gesù è già stato ferito da quel coltello, ha già preso su di Sé il carico da bastimento. È cosa fatta. Ma aspetta con pazienza che noi accogliamo questa verità per iniziare veramente a vivere.

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