Catechesi – COME ESSERE PURI

“Allora il Signore gli disse: “Voi farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Piuttosto date in elemosina quel che c’è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo.” (Luca 11, 39-41)

  • È proverbiale lo scagliarsi di Gesù contro i farisei. E quasi tutti conosciamo le motivazioni: perseguire l’apparenza invece che la sostanza della pietà, seguire alla lettera i precetti ma non avere attenzione per le persone, caricare di pesi morali o spirituali gli altri senza voler fare altrettanto. Si direbbe oggi «predicano bene ma razzolano male».
  • Ma se ci fermiamo a giudicare i farisei, diventiamo come loro. Gesù invece li rimprovera apertamente perché è venuto a salvare il mondo, e quindi cerca di scuoterli dal torpore con le Sue parole di fuoco.
  • Pensiamoci bene: è più malleabile una persona che sa di avere sbagliato, o una che fa finta di non avere sbagliato? Una che ammette la propria colpa, anche se grave, o una che fa di tutto per coprirla, mentendo anche a se stessa? La risposta è ovvia sulla carta, ma all’atto pratico non è sempre così. Ecco perché Gesù ha gesti decisi con i farisei e morbidi con i comuni peccatori. I primi non pensano di avere bisogno di un salvatore, i secondi sì.
  • Le abluzioni che facevano i farisei erano gesti di purificazione rituali. Essi pensavano che ciò li avrebbe resi veramente puri, agli occhi degli uomini e di quelli di Dio. Ma mentre la gente semplice può essere ingannata dalle apparenze, con Dio non si gioca. Egli vede e conosce tutto. Di fronte a Dio, non è importante essere perfetti, puliti, immacolati: è importante solo essere sinceri. Un peccatore sincero può essere perdonato e riabilitato, perché è la fede in Dio che rende giusti; invece un peccatore ipocrita rimarrà tale.
  • Quando Gesù dice ai farisei che il loro interno è pieno di rapina (arpaghe) ed iniquità (poneria), non lo fa per additarli, ma per renderli coscienti del loro stato spirituale. Se noi potessimo vedere i cuori come li vede Dio, avremmo spavento e molte sorprese. Spavento, perché il peccato agli occhi di Dio è una mostruosità. Sorprese, perché spesso mal valutiamo le persone.
  • Gesù non si ferma a constatare lo stato dei cuori per poi lasciare le persone sguarnite. Prima di tutto indica la soluzione: Dio. Gesù, pur essendo vero Dio e vero uomo, fa sempre riferimento al Padre, creatore di ogni cosa. Ci dà l’esempio anche in questo e ci ricorda che Colui che ha creato l’esterno ha fatto anche l’interno. Nessuna delle due parti è da trascurare, ma entrambe da santificare.
  • Tuttavia non si può santificare l’esterno e pensare che questo purifichi anche l’interno, mentre è vero il contrario: se purifichiamo l’interno, anche l’esterno sarà mondo. Come? Seguendo il suggerimento di Gesù (v.41). Egli propone di dare in elemosina quel che c’è all’interno. In greco viene proprio usata la parola eleemosyne, che in italiano ha finito per significare unicamente l’obolo dato ai poveri. Invece eleemosyne significa in primis compassione! Subito pensiamo che bisogna dare amore, aiuto, sorriso ecc. a chi ne ha bisogno, e così saremo veramente puri. Non che questo sia sbagliato… ma non è il primo passo. Vediamo perché.
  • Gesù sta parlando ai farisei, e sta facendo loro conoscere lo stato pietoso del loro cuore; poi dice questa frase, «date in elemosina quel che c’è dentro». Ma dentro il cuore dei farisei c’è rapina e iniquità! Possibile che si debba dare in elemosina queste cose malvage? Assolutamente sì. Non vanno date agli altri, vanno date a Dio! Bisogna portare alla Luce queste macchie, affinché l’Autore della vera elemosina, cioè della compassione, le prenda su di Sé, le cancelli via. Il risultato lo garantisce Gesù: una volta fatto ciò, «tutto per voi sarà mondo». La parola usata in greco è katharos, che significa molte cose oltre che puro e pulito. Vuol dire anche libero, sgombro, senza impedimenti; schietto e sincero.
  • Fatto ciò, possiamo finalmente riversare la compassione, l’elemosina, sugli altri, perché il nostro cuore rinnovato è pronto per accogliere l’amore di Dio e la verità e donarla al prossimo!
  • Per capire, paragoniamo il nostro cuore indurito ad una soffitta. E’ oscura, polverosa, piena di ragnatele; è ingombra di vecchi mobili, di oggetti inutili, rotti, arrugginiti… per quanto ci sforziamo, siamo in grado di dare al prossimo solo questa robaccia. Ed è inutile tentare di abbellirla, sempre robaccia è. Poi un giorno diciamo basta. Decidiamo di fare una bella ripulita, e chiamiamo l’unica Ditta Specializzata in sgombero soffitte: Gesù. Gli permettiamo di entrare e di portare via tutto. Non dobbiamo provare vergogna, Lui non si scandalizzerà a vedere la spazzatura che abbiamo accumulato e non ci giudicherà. Quando la soffitta è sgombra, chiamiamo la Ditta di Pulizie e di Arredi: lo Spirito Santo. Lui renderà l’ambiente salubre e confortevole, adatto ad accogliere il nostro prossimo e a dargli l’aiuto di cui ha bisogno.
  • Il nostro cuore finalmente sarà katharos, puro, ma tutto per noi lo sarà. Le parole di Gesù sono chiare. Lo scopo non è essere puri per il gusto o l’ambizione di esserlo; ma affinché tutte le persone che incontriamo, tutti i posti dove andiamo siano puri. Ma ciò è possibile solo in Dio! Infatti nella realtà di tutti i giorni una cosa sporca può contaminare una pulita, ma non è possibile che succeda il contrario. Si fa di tutto per tenere lontano ciò che contamina. Lo si fa anche con i malati, mettendoli in quarantena affinché non contagino i sani.
  • Ma con Gesù e lo Spirito Santo in noi, succede tutto il contrario! Le cose pure purificano le sporche, i sani guariscono gli ammalati! Può accadere con le parole, con i gesti, con i fatti. Quindi non dobbiamo uscire dal mondo per essere puri: dobbiamo permettere che la Luce ci invada, ci liberi, e ci mandi dove Dio vuole, a portare la Sua purezza.