Catechesi – IL SEPOLCRO NUOVO

“Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto.” (Giovanni 19, 41)

  • La cinematografia ci ha sempre proposto il Golgota come un luogo roccioso, senza piante. Il fatto che si chiamasse «luogo del cranio» (Golgota in ebraico) presuppone una forma cefalica, uno sperone che ricorda, appunto, un teschio. Ma Giovanni precisa che nel luogo dove Gesù fu crocifisso, c’era un giardino (kepos).
  • E’ un contrasto stridente: un ambiente verdeggiante accanto a un luogo di pena capitale. Un giardino indica serenità, gioia, relax. La crocifissione romana è invece sangue, brutalità, dolore. Perché Giovanni ci riporta questo dettaglio così stonato con il contesto?
  • Intanto perché è la verità, e poi perché la storia della croce finisce nel giardino del Golgota… ma inizia in un altro giardino, quello di Eden! Dopo il peccato originale infatti, il Signore confeziona tuniche di pelli per Adamo ed Eva. Un animale innocente diventa il capro espiatorio e viene sacrificato per coprire la nudità dei peccatori. Questo accade poco prima che i progenitori siano ufficialmente cacciati da Eden. Dunque è confermato lo strano abbinamento giardino-sangue…
  • La storia di disobbedienza e peccato inizia in Eden e termina sul Golgota. Tutto è compiuto sulla croce di Cristo. Noi umani viviamo nel tempo, ed abbiamo quindi una concezione molto diversa degli avvenimenti da come li vede Dio, l’eterno presente. Per il Padre, tutta la storia prima e dopo Cristo si ricapitola in quel venerdi… Noi viviamo temporalmente dopo la croce di Cristo, ma ciò per Dio è ininfluente. Ogni peccato è stato inchiodato alla croce: passato, presente e futuro.
  • La morte di Gesù è lo spartiacque tra due storie. È la fine della storia di peccato e di lontananza da Dio ed è l’inizio di una nuova storia, che inizia proprio in quel giardino sul Golgota, dove c‘è un sepolcro nuovo. I termini greci utilizzati sono mnemeion e kainos. Sono molto importanti perché rappresentano le premesse con cui inizia questa nuova storia; sono il preambolo, diciamo.
  • Kainos significa nuovo, ed ha un’accezione di singolare, mai visto, insolito, inaspettato. E in effetti… ciò che si svolge in questo sepolcro è del tutto inaspettato! Non si sigilla una pietra tombale pensando che di lì a poco verrà rotolata dal morto resuscitato!
  • La scrittura precisa che nessuno vi era stato ancora deposto. A conferma che Gesù è l’apripista della vita di risurrezione. Nessuno potrebbe viverla se Gesù non fosse risorto per primo. È proprio questa la nuova sorprendente storia che inizia sul Golgota!
  • È una storia meravigliosa, che avrebbe potuto già cominciare nell’Eden, se solo Adamo ed Eva avessero mangiato dell’albero della vita invece che di quello della conoscenza del bene e del male. Ma poiché non è andata così, Dio ha prima dovuto percorrere con gli uomini fino in fondo la storia del peccato. Poteva non farlo. Poteva cancellare tutto e rifarsi d’accapo. Ma Dio ci ama così tanto che ha preferito salvarci invece che eliminarci.
  • Questo ci mostra ancora una volta il Suo volto di Padre, perché un genitore ama i figli per quello che sono. Anche se dovessero deluderlo, abbandonarlo, ferirlo, fallire su tutti i fronti… Egli non vorrebbe vederli scomparire e prenderne altri al loro posto. Il Padre vuole proprio quei figli, perché sono Suoi! Il piano per rimettere tutte le cose apposto non è sterminarli, ma redimerli.
  • Il primo Adamo ha fatto da apripista sulla via della morte, una via che, per le limitate potenzialità umane, era senza uscita; il secondo Adamo (Gesù) ha percorso interamente questa via e vi ha aperto un varco. Anzi: è Lui stesso il varco, la porta per la vita di risurrezione! Nessuno può accedervi se non tramite Lui.
  • Dire che Gesù ha percorso la via della morte non significa certo che Egli ha peccato, ma che ha vissuto in pienezza la condizione umana con tutte le tentazioni possibili; si è caricato delle nostre sofferenze e infermità. Gesù sa bene cosa ogni singolo uomo ha vissuto, perché Lui l’ha provato sulla sua carne, senza che il Suo spirito ne fosse contaminato.
  • Il termine usato per “sepolcro” è mnemeion. È un termine molto particolare, non indicante una generica tomba (altrimenti detta tafos, tafè, tymbos) bensì un vero e proprio monumento! Un mausoleo potremo dire oggi. Questo non ci deve sorprendere, perché dal vangelo di Matteo siamo informati che si trattava della tomba di Giuseppe di Arimatea, un uomo facoltoso diventato discepolo. Egli offre la sua tomba nuova per il corpo di Gesù. Si spiega così del perché si parli di mnemeion: è un po’ come molte famiglie nobiliari di oggi che hanno la propria cappella privata. Ogni membro ha il suo posto riservato, anche se non è ancora morto. Giuseppe di Arimatea cede il suo sepolcro intatto al suo Maestro.
  • Ma non si tratta solo del bel gesto di un uomo ricco. Mnemeion deriva da mneme, che significa memoria. Lo mnemeion è un memoriale, un monumento che serve a ricordare. Ecco l’indizio più importante! La nuova storia di resurrezione comincia dentro un luogo della memoria. Perché?
  • Perché la vita di resurrezione è altro rispetto a prima, è una novità inaspettata; non è però avulsa da quello che si è vissuto. Gesù risorge in un corpo glorioso, un corpo che trasfigura quello di carne; eppure… i segni della croce rimangono su mani, piedi e costato! Quando entriamo nella nuova vita, le cicatrici del passato rimangono. Ma non fanno e non faranno più male! Sono però lì a ricordarci sempre chi eravamo e da cosa siamo stati salvati. Questo ci permette di rimanere in rotta e di non commetere i soliti sbagli.
  • Insomma: il sepolcro nuovo ci ricorda che la nuova vita in Cristo non può iniziare senza una completa guarigione della memoria. Nella storia personale di ognuno, Gesù ripercorre con noi ogni momento vissuto, dal nostro concepimento fino al momento presente. Ci accorgiamo così che non siamo mai stati soli, e che Gesù è sceso con noi negli abissi della nostra esistenza.
  • Ma Egli non si ferma a questo. Gesù è vero Uomo ma anche vero Dio. E così, se per umana natura ci compatisce (cum patior, soffrire con), per divina natura ci porta dove nessun uomo mai ci potrà condurre: oltre la morte verso la vita eterna.
  • Tutto questo è possibile solo se accettiamo di passare da quel sepolcro, da quel mnemeion. Non da soli, ma con Gesù, che ha aperto il varco. Il sepolcro è l’unico sbocco che ci permette di passare dalla via della morte alla via della vita, perché non si arriva alla resurrezione se non tramite la morte! Non stiamo parlando (solo) della morte fisica, ma della morte del nostro io, della nostra mentalità, delle nostre comodità…
  • Finché non accettiamo questa verità, continueremo a sbattere come mosche cieche su un tetto di vetro, perché cerchiamo di salvarci da soli con tutti i mezzi possibili. Ai nostri limitati occhi umani, salvarci equivale a non morire; ma dall’alto della prospettiva di Dio, l’unica via di salvezza è quel sepolcro! Perché quando finalmente scegliamo di giacere lì, Dio può fare ciò che solo a Lui riesce: far risorgere i morti!