Catechesi – IL FRUTTO DELLO SPIRITO

“Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è legge.” (Galati 5, 22-23)

  • Siamo soliti leggere questo versetto come verifica del nostro status spirituale. Elenchiamo i vari frutti dello Spirito e mentalmente «spuntiamo» quelli che proprio non ci appartengono. Ci rendiamo conto di non essere nella pace, di non avere gioia, figuriamoci pazienza, di non avere per niente dominio di noi stessi.
  • Ma Paolo non ha scritto questo versetto per deprimere i credenti! Esso non è un manuale a cui cercare di conformarsi; se lo fosse, farebbe parte della Legge. Dobbiamo smettere di considerare il vangelo come legge scritta su pietra, e vederlo per ciò che esso è: conseguenza e prova della vita di un cuore pulsante!
  • Finché pensiamo di doverci sforzare per essere più santi, più amorevoli, più pazienti… non abbiamo capito nulla. Rimaniamo sotto la legge, cioè sotto l’immane e infruttuoso sforzo di cercare di piacere a Dio con i nostri meriti ed opere. Infruttuoso, appunto. Dalla pietra non nasce niente; dallo Spirito si genera vera vita, ecco perché Paolo parla a ragion veduta di «frutto dello Spirito».
  • Il termine greco karpos, frutto, è chiaramente inteso qui in senso figurato. Infatti karpos significa anche prodotto, produzione. Insomma è qualcosa che deriva da qualcos’altro, attraverso un processo di trasformazione. Ad esempio, il formaggio è un prodotto, cioè un derivato, del latte. La sostanza è la stessa, ma la lavorazione converte il latte in qualcosa di più duraturo, consistente, concentrato.
  • Amore, gioia, pace e tutte le bellissime cose scritte nell’elenco sono il prodotto dello Spirito. Derivano da Lui, perché nessuno può realizzare queste cose dall’umana natura; eppure lo Spirito ha bisogno di un luogo in cui stabilirsi e generare questi prodotti: quel luogo siamo noi, tempio dello Spirito.
  • La lavorazione necessaria per produrre il frutto dello Spirito è il cammino di conversione. Non dobbiamo pensare solo al primo incontro con Cristo: la conversione va fatta ogni santo giorno! Ogni passo che facciamo, ogni azione, ogni parola, devono essere eseguiti secondo la guida dello Spirito, altrimenti il frutto non si vedrà, poco ma sicuro.
  • Consideriamo il contesto del versetto. Paolo sta parlando di camminare secondo lo Spirito contrapposto a camminare secondo la carne. Sono due modi di vivere diametralmente opposti, così come i frutti che da essi derivano.
  • Camminare secondo la carne non vuol dire soltanto commettere peccati vistosi e grossolani; vuol dire anche vivere per se stessi, seguendo le proprie aspirazioni e desideri. Si può trattare di desideri leciti, ma se non rientrano nel piano o nei tempi di Dio sono da scartare. Camminare nella carne è essere guidati da se stessi, non dallo Spirito di Dio. È costruire il proprio regno e non quello di Dio.
  • Siamo liberi di scegliere che strada intraprendere; ma non possiamo camminare nella carne e pretendere di vedere il frutto dello Spirito! È come cercare di ottenere formaggio dall’uva o vino dal latte. È impossibile. Solo dal latte ricavo il formaggio e solo dall’uva ricavo vino. Perciò, se Paolo elenca il prodotto dello Spirito, dobbiamo dedurre che esso si manifesta solo camminando nello Spirito, come conseguenza.
  • Camminando secondo la carne otterrò i frutti esattamente opposti: odio, tristezza, inquietudine, impazienza, malvagità, sfiducia, asprezza, debolezza d’animo. Fa un certo effetto leggere queste parole…siamo abituati a dare per scontato il frutto dello Spirito, ma da questo contro-elenco capiamo che non lo è.
  • Karpos ha anche un altro interessante significato: profitto, vantaggio. Infatti i prodotti del cammino che abbiamo scelto sono anche l’utile che ne ricaviamo. È ovvio a questo punto che l’unico vero guadagno è il frutto dello Spirito, non certo quello della carne.
  • Paolo non parla di «frutti» ma di «frutto»: è cumulativo, un unico grande vantaggio che riceviamo camminando nello Spirito, tutti quei bei doni insieme!
  • Noi spesso pensiamo che, per camminare nello Spirito, dovremmo avere quei doni prima. Cioè: se avessi amore, gioia, pace, pazienza ecc. allora potrei essere davvero spirituale. Questo è un pensiero errato! Tutto quello che dobbiamo mettere in gioco preventivamente per camminare nello Spirito è la nostra fede. Il resto è frutto, cioè seguirà dopo aver camminato nello Spirito.
  • Per capire, consideriamo quanto segue. Dio ci mostra una direzione, ci dà un’indicazione chiara per il nostro cammino. Può essere un cambio di lavoro, o un servizio ad un’altra persona. Si tratta di opere dello Spirito, perché non vengono dalla nostra iniziativa personale, e di solito cozzano con i nostri desideri umani. Magari Dio ci sta indirizzando preciso verso quel lavoro che ci spaventa, o verso la persona che proprio non ci piace! Quali saranno i nostri sentimenti al riguardo?
  • Di sicuro non proveremo amore, gioia o pace di fronte alla prospettiva che tanto ci fa storcere il naso! Ma non è un problema. L’importante è mettere in gioco la nostra fede. Crediamo che Dio ci chiede di fare cose unicamente per il nostro bene e per quello degli altri? Se sì, la nostra fede si trasformerà in azione ubbidiente, e faremo il servizio richiesto. Questo è camminare nello Spirito. Come conseguenza di ciò… sorpresa! Arriva il frutto dello Spirito!
  • Ciò che era impensabile sperimentare prima di aver camminato per fede, dopo diventa la nostra magnifica e abbondante ricompensa! Proveremo amore vero per la persona tanto indigesta, perché l’abbiamo servita in nome di Dio, non nostro. Avremo quella gioia che solo chi fa la volontà di Dio conosce. Sperimenteremo la pace, perché l’io che lottava dentro di noi è morto nel servizio. Godremo di pazienza (macrothymia, anche longanimità, tolleranza), benevolenza, mitezza, bontà.
  • Ma il nostro bottino consiste anche in fedeltà e dominio di sé. I termini greci ci aiutano a capire la portata di questi doni, perché essi sono pistis e enkrateia.
  • Pistis in primis è la fede, e poi anche fedeltà e fiducia. Quindi mettere in gioco la nostra fede (il primo passo per camminare nello Spirito) significa guadagnarne dell’altra! Proprio come i famosi talenti della parabola, che si duplicano quando sono investiti e trafficati! Tornano le parole di Gesù: basta un granello di senape di fede per fare grandi cose, perché se quel semino viene seminato, produce un albero grandissimo, che a sua volta genera tantissimi altri semi di fede!
  • Enkrateia è la temperanza, la fortezza d’animo. Quando si cammina nello Spirito si diventa coraggiosi e forti nel Signore, perché ci siamo lanciati proprio laddove non avremo mai pensato. Non è necessario essere forti prima di muovere i passi: lo diventeremo dopo, come conseguenza dell’ aver scelto la via stretta di Dio, che ci lima e ci tempera, perché non è mai facile o comoda.