Catechesi – CANALI D’ACQUA VIVA PER DIO

“Prendi il bastone e tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità e alla loro presenza parlate a quella roccia, ed essa farà uscire l’acqua; tu farai sgorgare per loro l’acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al suo bestiame”.  (Numeri 20, 8)

  • Ecco un significativo episodio riguardante l’acqua, durante la peregrinazione di Israele nel deserto. La congregazione sta girando «in tondo» in luoghi aridi e remoti, e lo farà per ben 40 anni perché è stata incredula di fronte al rapporto degli esploratori della terra promessa.
  • Israele giunge a Kades, detta Meriba a causa di un precedente episodio di ribellione per mancanza di acqua (in ebraico Mribe, assonante con il termine che significa «contesa»). Israele è già stato in quel luogo, ha visto il prodigio con cui il Signore ha provveduto l’acqua. Eppure, pare che le lezioni circa l’incredulità non abbiano avuto molta efficiacia, perché ancora una volta il popolo si lamenta. Anzi, peggio: la scrittura dice che «ebbe una lite con Mosè» (v.3).
  • Mosè ed Aronne, di fronte a questo tumulto, fanno una cosa saggia: si ritirano e vanno dal Signore. È ciò che dovremmo sempre fare anche noi, soprattutto quando viene sfidata l’autorità. Non discutere inutilmente con chi non vuol vedere, ma rimettere tutto nelle mani di Dio.
  • La fedeltà e bontà del Signore si rivela subito, perché Egli indica ancora una volta una soluzione miracolosa grazie alla quale tutto il popolo e il bestiame potrà bere. Le istruzioni sono molto chiare: Mosè deve prendere il bastone (quello famoso con cui ha percosso il Nilo) e convocare la comunità con Aronne. Insieme i due fratelli parleranno alla roccia di fronte al popolo e l’acqua sgorgherà.
  • Dettaglio importante: la roccia. Non una qualsiasi, ma proprio quella dell’altra volta, cioè la roccia da cui è sgorgata acqua dopo che Mosè l’ha colpita con il bastone (cfr Es 17,6). Quella roccia è Gesù. E infatti è inutile cercare chissà quali altre soluzioni: Gesù è la risposta per tutto. Il Padre non può mai indicare una via diversa da Suo figlio.
  • Gesù è sempre lo stesso, ieri oggi e sempre. Ma gli avvenimenti non si ripetono mai due volte nel solito modo. Anche Gesù, quando guariva o liberava, non usava mai lo stesso metodo o la stessa formula. Perché? Perché non c’è un metodo o una formula! Se ci fosse, saremmo ancora sotto la Legge. La nostra attenzione deve essere focalizzata su quello che Dio sta dicendo ora, non su ciò che ci ha rivelato in passato, anche se stiamo vivendo una situazione analoga.
  • Purtroppo, questo è l’errore che commette Mosè. Forse esasperato dalle continue lamentele del popolo, forse in preda all’insicurezza, Mosè fa uno sbaglio che costerà a lui e ad Aronne l’ingresso nella terra promessa!
  • Lo scenario è identico alla volta precendente: stesso luogo, stesse lamentele del popolo, stessa roccia, stesso bastone. Ma l’ordine di Dio è diverso. Stavolta Mosè non deve convocare gli anziani, ma essere affiancato da Aronne; non deve colpire la roccia, ma parlarle. Anzi il Signore dice esplicitamente: «parlate a quella roccia, ed essa farà uscire l’acqua; tu farai sgorgare per loro l’acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al suo bestiame». Dunque anche Aronne è coinvolto nella richiesta di parlare, e c’è una diretta responsabilità di Mosè nel dissetare la comunità. In effetti il testo originale dice «tu porterai per loro l’acqua dalla roccia», come se Mosè diventasse un canale che congiunge l’acqua con il popolo.
  • Questo dettaglio è la chiave per capire che l’intera scena è un simbolo. Dio vuole mostrare a tutti la potenza della vita nello Spirito, che si sprigiona da ogni credente grazie alla resurrezione di Cristo: «[…] Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: “Chi ha sete venga a me e beva. Chi crede in me, come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato» (Gv 7,37-39).
  • Chi cerca Dio, inizialmente lo fa per necessità personali e viene dissetato, perché Dio non nega ristoro a nessuno. Ma solo per fede si può diventare a nostra volta distributori della grazia di Dio! Tutto ciò è possibile perché il velo è stato squarciato: Gesù è morto per noi e risorto in noi!
  • Mosè e Aronne insieme devono parlare alla roccia perché quando almeno due sono riuniti nel nome di Gesù, Egli è in mezzo a loro (Mt 18,20); è Gesù stesso che invita a chiedere qualunque cosa al Padre nel Suo nome, perché promette che Lui la farà (Gv 14,12-14). Quindi in questo frangente i due patriarchi rappresentano il nucleo minimo della futura comunità cristiana! Basta la parola, non servono oggetti o devozioni particolari, perché i credenti sono corpo di Cristo.
  • Dopo la richiesta verbale, seguirà l’azione pratica di conferma: un’opera di fede. Mosè non sa a priori come questo accadrà. Ma l’importante è semplicemente abbandonarsi al flusso dello Spirito. Mosè porterà l’acqua al popolo in qualità di strumento, di canale. Tutto Israele vedrà l’opera miracolosa, ma saprà con certezza che Mosè non ne è l’autore, perciò renderà gloria a Dio.
  • È questo lo scopo del Signore, che Egli svela nel v.12 e ripete anche al cap.27,14: mostrarsi Santo in mezzo al popolo. Ciò si realizza in pienezza quando Dio passa attraverso i Suoi strumenti, noi! Dio prende gloria quando fornisce acqua viva passando da un canale, non quando l’acqua emerge da chissà dove. Per capirsi: Dio potrebbe apparire a tutti gli uomini e convincerli della Sua esistenza con prodigi inenarrabili, ma questa modalità non Gli dà tanta gloria come invece fa il nascondersi e riporre la Sua potenza nei Suoi testimoni prescelti. Perché?
  • Perché Dio è Padre. Un padre ha una grande soddisfazione e gioia quando riesce a trasmettere i propri valori e la propria ricchezza ai figli, piuttosto che fare sterile sfoggio nel mondo delle sue qualità.
  • Mosè non è consapevole di tutte queste cose, ma deve semplicemente agire per fede, come ha fatto tante altre volte. E invece che accade? Mosè non parla alla roccia, ma agli Israeliti, apostrofandoli con una domanda retorica (v.10); non solo: colpisce la roccia… per ben due volte! Dal canto suo, Aronne non dice una parola. Risultato? L’acqua sgorga in abbondanza.
  • Ma come! Questo ci sorprende. Ci saremmo aspettati che Dio non avrebbe assecondato la disubbidienza di Mosè e Aronne. Ma Dio non è meschino né vendicativo. Punire l’incredulità delle guide del popolo non dando l’acqua avrebbe significato morte per tutta la congregazione. Ecco perché l’acqua fuoriesce comunque. Ma subito Dio parla a Mosè ed Aronne e dice loro che non introdurranno Israele nella terra promessa. La conseguenza del gesto disobbediente giunge, ma è limitata ai soli capi e non mina la sopravvivenza del popolo. Dio è veramente grande.
  • Il Signore parla proprio di mancanza di fiducia in Lui (v. 12) da parte di entrambi, e sottolinea che a causa di ciò essi non hanno dato gloria al Suo nome. Nel testo originale si parla di «santificare» il Signore, con il termine qdsh, che significa separare. La santità di Dio si mostra nel Suo essere diverso da ogni falso dio. Anche satana e gli anticristi possono fare prodigi (Mc 13,22), ma nessuno tranne Dio riesce a trasmettere la Vita passando dalle proprie creature!