“E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?” (Giovanni 5, 44)
- Soffermiamoci su quello che Gesù dice, perché è la risposta a molte delle nostre domande sulla fede. Anche noi, come i discepoli, spesso ci sentiamo scoraggiati o increduli, e tutto quello che ci viene in mente è chiedere a Dio di aumentare la nostra fede. E come ci risponde Gesù? «se aveste fede come un granellino di senape, potreste…» (Mt 17,20).
- Quindi non si tratta di ottenere più quantità di fede per essere in grado di agire. Eppure ci sentiamo inadeguati, ci sembra di combattere contro i mulini a vento del dubbio, dello scoraggiamento, della paura. Questo accade perché pensiamo erroneamente che la fede sia un sentimento, una sensazione. I giorni in cui percepiamo distintamente la presenza di Dio e voliamo alto nello Spirito, ci sentiamo leoni. Altri giorni in cui c’è nebbia spirituale o aridità, ci ritiriamo come conigli.
- Ribadiamolo: la fede NON è un sentimento! Essa non va su e giù come le montagne russe del nostro umore; siamo noi che ce ce la figuriamo così. La fede, quella vera, è qualcosa di stabile, perché si basa sulla Parola di Dio, eterna ed immutabile!
- La nostra falsa fede invece va su e giù perché noi ci ostiniamo a basarla su noi stessi o sugli altri. Non fa meraviglia che oscilliamo tra l’euforia e la frustrazione con facilità. Invece dovremmo smetterla di sentirci fondamentali o inutili a seconda dei nostri stati d’animo.
- Nel versetto di riferimento, Gesù dice che nessuno può credere se non cerca la gloria che viene da Dio solo. Il verbo potere è dynamai, che significa anche essere capace, essere in grado. Ancora una volta la scrittura conferma che senza Dio vige solo l’impossibilità.
- Gesù parla di gloria: un termine da analizzare. Noi lo abbiniamo solo a fasti, celebrazioni, lodi; ma in greco gloria è doxa, che significa prima di tutto opinione. Ecco chiarito il versetto! Gesù sta dicendo, in sostanza, che non è possibile avere fede se uno tiene in conto l’opinione degli altri o di se stesso, e non cerca invece l’opinione di Dio!
- Siamo molto attaccati alla nostra reputazione. Anche se amiamo il Signore, a volte ci scoccia o ci pesa comportarci in modo diverso dalla massa. Preferiamo l’anonimato, sperando che altri, più «sfacciati» di noi, si facciano avanti per la causa di Cristo. Ma questa è viltà: ogni cristiano è chiamato a stare in prima linea e a mettersi in gioco.
- E così chiediamo a Dio più fede per superare questo empasse, ma le cose girano proprio al contrario! Solo se uno è disposto a perdere la gloria del mondo, può credere!
- Non si tratta comunque solo di reputazione. Il collegamento tra fede e doxa, cioè opinione, spiega il vero funzionamento delle realtà spirituali: esse rispondono al semplice principio che si raccoglie ciò che si semina, perché le parole sono semi.
- L’opinione di qualcuno è il suo modo di vedere la realtà. Oggi tutti sono opinionisti, complice internet; ma quasi nessuno si rende conto che ogni parola detta è un seme lanciato nel terreno. Ci sono parole buone, che portano frutti buoni; parole inutili, che generano erbacce o piante parassite; parole malvagie, che danno frutti cattivi.
- C’è un lasso di tempo più o meno lungo tra la semina e il raccolto. Di solito, le parole che impiegano di meno a svilupparsi sono quelle inutili; proprio come le erbacce, proliferano in breve tempo ma possono essere sbarbate con relativa facilità. Sono vuote, stancano e non danno frutto; sono ingombranti più che dannose. Tuttavia Gesù è chiaro: di ogni parola inutile (argòs) dovremo rendere conto nel giorno del giudizio (Mt 12,36).
- Le parole che invece impiegano più tempo a fruttificare sono sia quelle buone che quelle cattive, perché entrambe generano veri e propri alberi; mettono radici e crescono prima di dare frutto.
- Questa è la conferma che nello Spirito non ci sono realtà neutre. Le male piante si radicano tanto quanto quelle buone. Se un albero dà frutto cattivo, si può evitare di mangiarlo, ma esso rimane comunque al suo posto, con il rischio che qualcun altro, per ignoranza, ne mangi e sia contaminato. La soluzione? Sradicare l’albero, certo. Ma avete mai provato a farlo?
- Sradicare un albero non è cosa semplice, comporta fatica, pazienza e anche molto dolore. Un terreno dove è appena stato sradicato un albero sembra una voragine lasciata da una bomba deflagrata. A volte si preferisce segare la pianta, per evitare di togliere le radici, ma questo non impedisce a dei nuovi polloni di scappare fuori…
- Le parole malvagie seminate nella nostra vita (da altri o da noi stessi) hanno generato alberi cattivi. Prima di conoscere Dio, eravamo noi i custodi del nostro giardino interiore… e se ne vedono i risultati. La nostra ignoranza in fatto di botanica spirituale ci aveva spinto a coltivare piante velenose. Dopo aver incontrato Gesù, abbiamo lasciato che Lui finalmente prendesse possesso del nostro giardino e lo curasse con sapienza e amore. Ciò ha comportato scelte e cambiamenti radicali (per l’appunto), tagli e potature non piacevoli ma utili. Ma Dio non solo ha tolto, piano piano, tutte le piante dannose; ha anche arricchito il nostro giardino di fiori bellissimi e piante buone e nutrienti! Non le ha piantate già grandi: le ha seminate. Perciò gusteremo i frutti a suo tempo.
- La Parola di Dio è l’unico seme che dà frutti buoni. Se la ricercheremo (come dice il versetto zeteoo, verbo che indica una ricerca meticolosa), allora potremo veramente credere. Se invece continueremo a dare ascolto a opinioni errate (le nostre o quelle di altri che vogliono solo adularci o annientarci) allora non potremo credere. Perché solo Dio è Verità e dice la verità. Ne consegue che ogni altra opinione è da scartare, perché è falsa.
- La fede è «fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono». Se ho seminato un buon seme, so per certo che crescerà un albero con buon frutto! È impossibile che semino un pesco e ne nasce un melo. Se questo semplice principio vale in natura, perché dovremmo essere angosciati riguardo alla buona semina spirituale?
- La fede non oscilla perché si basa sull’ottima qualità del seme buono, la Parola di Dio. Essa è immutabile. Dio non si rimangia la Parola. La verità è tale, sempre. Dio porta a compimento le sue promesse. La fede rappresenta l’atto della semina. La Parola di Dio è in grossi sacchi, nei silos del Cielo, in attesa di essere seminata. Seminare la Parola, cioè proclamarla nella nostra vita, in quella degli altri, è agire per fede. Il principio vitale è già contenuto nella Parola; ma se nessuno la semina, non crescerà nulla. E non certo perché il seme di Dio è fallace. Non lo è mai. Se non cresce nulla di buono è perché nessuno ha seminato…!