Catechesi – SOTTO LO SGUARDO DI DIO

“Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di aiuto.” (Salmo 33/34, 16)

  • Quando meditiamo la bibbia, spesso diamo per scontati alcuni versetti, come questo. Sappiamo che Dio è onnisciente, che vede e ode tutto. Ma se leggiamo distrattamente, rischiamo di farci sfuggire il punto fondamentale.
  • Intanto, apprendiamo che gli occhi del Signore sono sui giusti. Non guarda tutti gli uomini? Certo che sì. E allora? Il salmista si è forse sbagliato? O magari si sentiva particolarmente privilegiato?
  • Niente di tutto questo. Per capire, consideriamo il termine «giusti», in ebraico tzdiqim. Si tratta di un titolo onorifico dato a persone di elevata statura morale, rabbini, maestri spirituali o personaggi biblici. Di norma, un giusto in Israele è colui che mette in pratica la Legge.
  • Ma grazie a Gesù, non siamo più sotto la Legge, e chiunque, ebreo o pagano, può far parte del nuovo Israele. Cristo ha portato a compimento ed ha superato la Legge, quindi ora vi è un nuovo criterio di giustizia, ribadito tantissime volte anche dall’apostolo Paolo: giusto è chi crede!
  • A dire il vero, non si tratta di un concetto nuovo. Anzi, è antecedente alla Legge, perché la giustizia per fede è stata inaugurata con il patriarca Abramo, ben prima che Dio desse la Legge a Mosè. La numerosa discendenza di Abramo, promessa da Dio, non è solo quella nella carne, ma anche quella nello spirito! Insomma: giusti si è per fede, non per quello che si fa. È così semplice e liberatorio vivere nella fede… ma non è qualcosa di connaturato nell’uomo, perlomeno nell’uomo non rinnovato.
  • Purtroppo attraverso i secoli il cristianesimo è stato riconfinato nelle maglie della legge, quindi oggi non c’è molta differenza tra le pratiche religiose cattoliche o ebraiche, o di qualsiasi altra religione. Perchè? È presto detto. Finché si crede di arrivare a Dio o di esserGli graditi con i nostri sforzi di santità e di giustizia meritocratica, siamo sotto la Legge, comunque declinata.
  • Ci sono pratiche comuni a tutte le religioni: astinenze, mortificazioni, pellegrinaggi, devozioni varie… Infatti in ogni religione è l’uomo che tenta la scalata verso Dio; ma nell’unica vera fede è Dio che va incontro agli uomini per salvarli! Ecco perché la vera giustizia è fede. Semplice, senza sforzi umani. Va solo accolta.
  • La fede è ancor meglio spiegata tenendo presente il versetto di riferimento. Dio ha i Suoi occhi sui giusti non perché fanno cose mirabolanti per Lui; ma perché essi sono gli unici a rivolgere il loro sguardo a Lui!
  • Dio guarda tutti gli uomini, ma la maggior parte non lo sa o non vuole incrociare il Suo sguardo! Per paura, per ignoranza, per ribellione… sono tanti i motivi. Eistono però degli uomini che scelgono di guardare a Dio. Non lo fanno perché pensano di esserne degni, ma perché hanno capito la cosa fondamentale: lo sguardo di Dio è pieno d’amore.
  • I giusti non sono perfetti. Sono persone consapevoli delle loro impurità, peccati, mancanze… ma ciò non li frena. Non cercano di agghindarsi prima di invocare Dio: confidano unicamente nel Sangue di Gesù, l’unica cosa che li rende puri.
  • Gli occhi del Signore sono sui giusti perché essi rispondono allo sguardo d’amore di Dio! Non importa a che punto del cammino si trovano. Non sempre i “giusti” sono sulla strada giusta, perché magari hanno sbagliato, inciampato, deviato, si sono distratti; è normale che capiti, soprattutto se si distoglie lo sguardo da Gesù, anche solo per un attimo. Ma ciò che conta è riprendersi, ricercare lo sguardo di Dio, tenere gli occhi fissi alla Meta e non alle circostanze del percorso. Solo così potremo trovare la strada che porta al Padre. Solo scegliendo di guardare a Dio si porta frutto.
  • Ci sono invece persone che sono nella Strada del Signore, ma che non guardano a Lui. Si tratta di legalisti: fanno scelte giuste, ma di una giustizia che sa molto di Legge mosaica. Non guardano a Dio, perché sono più concentrati a guardare se stessi, gli altri, le circostanze. Sono impegnati a cercare la perfezione, non il Perfetto. Così facendo però sfiancano se stessi e gli altri, perché cercano di camminare portando o facendo portare enormi (ed inutili) pesi addosso.
  • La gara della vita è come una corsa ad ostacoli, in cui la Meta è il Padre. Gesù è la pista su cui siamo chiamati a correre, lo Spirito Santo è l’energia che muove i nostri muscoli spirituali. C’è chi vuole raggiungere il traguardo senza correre sulla pista, ma viene squalificato perché non si arriva al Padre se non per mezzo di Gesù. C’è chi corre con pesanti pastrani e valigie; se non le getta via, non completerà la gara. C’è chi è sulla pista, ha l’abbigliamento giusto, ma si ferma o cade in continuazione perché non ha mai gli occhi fissi sulla Meta, ma su se stesso, sul pubblico, sugli altri gareggianti. La Meta (il Padre) ci guarda sempre. Invece noi potremo non farlo. È qui la vera scelta che porta frutto.
  • Il versetto si completa dicendo che le orecchie di Dio sono attente al grido di aiuto dei giusti. Il termine ebraico indica in realtà genericamente una supplica, per cui non si tratta solo di appelli disperati durante la prova, ma di preghiere nel più vasto senso del termine. È la conferma ed il completamento di quanto detto precedentemente. Il primo passo è scegliere di guardare a Dio, per poter rivolgersi a Lui ed instaurare un rapporto, fatto di dialogo, richieste, preghiere. Sia gli occhi che le orecchie di Dio sono attente ai giusti perché essi Lo invocano. «Chiedete e vi sarà dato», dice il Signore.
  • Ma non è solo questo. Molti si rivolgono al Signore, però non nel modo corretto. Qui non c’entra nulla il galateo, ma la rettitudine di intenzione. Come può Dio dare ascolto a coloro che Lo nominano con cuore doppio o che si rivolgono con sfida a a Lui? Per capire ciò, pensiamo ai due ladroni sulla croce. Uno di essi «lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso» (Lc 23,39-42). Gesù risponde solo a uno dei ladroni, a colui che ha chiesto di salvarlo non con sfida, ma con umiltà. Dio risponde sempre ad una richiesta di misericordia.

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