Catechesi – GIOIA NEL SIGNORE

“Ma io gioirò nel Signore,
esulterò in Dio mio salvatore.”  (Abacuc 3, 18)

  • Questo versetto dovrebbe essere sempre sulle nostre labbra ogni giorno. Non come se fossimo incoscienti che si divertono senza senso o non danno peso alle situazioni, ma come figli di Dio che vivono nella libertà e nella gioia vera.
  • Sì perché noi abbiamo un concetto errato di gioia. La scambiamo con la felicità, ma esse sono due cose ben diverse.
  • La felicità è momentanea, contingente e fuggevole, perché è uno stato d’animo dipendente dagli avvenimenti esterni. E’ destinata a finire appena il desiderio viene soddisfatto, e ci lascia più vuoti di prima. E’ una sete che non può spegnersi.
  • La gioia invece è un dono di Dio; è durevole e costante. Non dipende dalle circostanze, perché ha origine in Dio. Appaga i nostri bisogni più profondi e diventa sorgente in noi; ma nessuno può trovarla all’infuori di un rapporto personale con Gesù.
  • Quando si è sperimentata la gioia di Dio, tutto il resto perde gradualmente il suo interesse. Essa non è uno stato euforico, ma un’intima certezza e una pace resistente alle avversità.
  • Gesù non parla mai di felicità, ma sempre e solo di gioia, mentre il mondo proclama esattamente il contrario. Infatti, come inizia il nostro versetto? Con un MA. Un “ma” che si contrappone a quello che sta succedendo intorno al profeta. Dentro il suo cuore, la gioia. Intorno a lui, la devastazione.
  • Ma come è possibile trovare questa gioia? Intanto, essa può essere chiesta in dono a Dio, che non lesina mai niente a nessuno. Ma deve essere resa stabile in noi anche tramite le scelte.
  • Dobbiamo sottolineare che la scrittura dice “gioirò NEL Signore”. Il motivo della nostra gioia non è quello che Dio fa, per quanto bello o grande. La vera radice della nostra gioia è Dio stesso!
  • È come uno sposo che trova diletto nella sua sposa, o un genitore nel proprio figlio, solo per ciò che sono, perché esistono e sono un dono per loro.
  • Trovare gioia nel Signore per quello che fa è comunque importante, ma è riduttivo e può essere “pericoloso”. Perché Dio spesso fa cose che noi non capiamo. Cose che a noi sembrano brutte. Quindi gioire in Dio solo quando tutto è limpido e prevedibile non ha molto senso. E‘ un fuoco di paglia.
  • Gioire in Dio è possibile solo se si crede in Lui. Non solo in ciò che ha fatto, ma in chi Egli è. La vera gioia cresce nella fede.
  • La gioia non è solo la risposta ad una preghiera esaudita, ma è anche l’intima certezza pur nelle avversità. Poiché è radicata nella fede, non viene meno anche quando la stagione della vita è ardua o ricca di prove.
  • La gioia in Dio può essere sperimentata nel nostro tempio interiore. Da lì ha origine, perché il nostro spirito è il Santo dei santi.
  • Se siamo contenti per qualcosa che succede FUORI del tempio, si tratta di felicità. Può anche derivare da Dio, da un dono ottenuto ecc. Ma la felicità è solo un sovrappiù. Se invece troviamo il nostro diletto in Dio solo, indipendentemente dalle circostanze, quella è la vera gioia! Perché saremo contenti per quello che succede DENTRO al tempio!

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  • La gioia è il segno evidente di chi ha scelto di vivere per Dio e non più per se stesso. È come il profumo che si sprigiona lungo il cammino, ed è il profumo di Dio perché deriva dall’interno del Suo tempio.
  • Chi cammina nella carne trova inconcepibile credere che vivere per Dio doni la vera gioia. Anzi è convinto che sia una sorta di coercizione, perché ritiene che si può rinunciare a tutto ma non ai propri desideri. In realtà, Dio non costringe mai nessuno, perché vivere per Dio è una scelta. Non si tratta di alienarsi, ma di mettere ordine nelle priorità. Solo chi decide di mettere Dio come unico desiderio, potrà essere appagato nel profondo del suo essere.
  • Avere gioia nel cuore non porta al nascondimento. Anzi è proprio l’opposto. Ecco perché il versetto prosegue con “esulterò”, che deriva dal latino “ex + salio” cioè salterò di gioia!
  • Questo saltare può essere evidente nei giorni in cui la gioia si trasforma in felicità nell’accogliere i doni di Dio, ma può essere anche un saltare intimo, fatto nel cuore quando i giorni sono tristi o duri.
  • Ciò che conta è che la vera gioia ha sempre delle conseguenze evidenti, che gli altri non possono non notare, nel bene e nel male.
  • La gioia è un dono prezioso, che non può essere condiviso con chiunque. È una perla e può’ essere apprezzata solo da chi è disposto a riconoscerne il valore.
  • Ecco perché la felicità è capita anche dai non credenti: perché anch’essi si rallegrano con qualcuno che ha ottenuto qualcosa di bello. Ma la gioia non può essere spiegata a chi non crede, perché per il mondo è assurdo gioire in Dio anche in mezzo alle avversità.
  • La gioia è il segno di intima unione con Dio e con i veri fratelli, coloro che riconoscono che il vero Tutto è Dio, e che Egli è con noi e in noi!

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