Catechesi – IDOLATRIA

“Il suo paese è pieno di idoli;
adorano l’opera delle proprie mani,
ciò che hanno fatto le loro dita.”   (Isaia 2,8)

  • Il profeta Isaia non sta parlando di un popolo non credente: purtroppo si sta riferendo a Israele!
  • È sconfortante e sembra incredibile, ma questa è la situazione del popolo eletto ai tempi del profeta. E noi? Nuovo Israele scelto da Dio, in che situazione siamo?
  • La versione greca di questo versetto ci dà degli spunti di riflessione. Intanto paese è la traduzione di gea, cioè terra. Ai fini della comprensione non cambia molto, ma questo termine ci fa riflettere che proprio quella terra, promessa da Dio, sognata da tutto un popolo, conquistata con sudore e sangue… sì, proprio quella terra rigurgiti ora di idoli.
  • Tra l’altro il termine tradotto con idolo non è eidolon, come ci si sarebbe aspettati, ma bdelygma, che significa mostro, cosa abominevole! Tale è un idolo agli occhi di Dio. Non si tratta solo di cose palesemente nocive, ma come sappiamo tutto può diventare un idolo, anche cose buone, anche doni di Dio. Tutto dipende da noi e dalla nostra disposizione di cuore: dove collochiamo Dio e dove tutto il resto?
  • È molto importante notare la ripetizione delle ultime due frasi, perché ci dà un indizio significativo sulla natura degli idoli…
  • Infatti si sottolinea per ben due volte che Israele si prostra davanti all’opere delle sue mani, davanti a ciò che le loro dita hanno fatto.
  • Il fulcro dell’idolatria è tutto lì. Nell’uomo è innata la capacità di creare, di costruire, di plasmare… non c’è niente di male in ciò. È un riflesso della somiglianza con Dio creatore. Ma un conto è costruire per sopperire ad un bisogno, un conto è farlo per gloriarsi o per cercare false sicurezze.
  • Tra l’altro dobbiamo distinguere due tendenze parallele che portano l’uomo a prostrarsi davanti ad un idolo.
  • La prima è realizzare qualcosa e dargli un’importanza e un potere che non ha.
  • La seconda è pervertire un dono ritenendo che non sia tale, ma qualcosa che si è conquistato, meritato, fatto da soli.
  • Nella prima categoria di idoli rientrano cose come il lavoro, gli affari, il successo… insomma tutte quelle cose che materialmente si fanno, ma a cui si dà un posto ed un potere che essi non hanno, come se fossero la risposta ai nostri problemi o la fonte della nostra vita.
  • Mentre nella seconda categoria rientrano soprattutto le persone della nostra vita: mariti, figli, genitori, amici… è ovvio che non si tratta di cose realizzate da noi, ma serpeggia nella nostra mente l’idea che essi siano lì per soddisfare i nostri bisogni, che li abbiamo perché ce li siamo meritati. Non c’è relazione d’amore, solo desiderio di possesso e dipendenza totale da essi.
  • Capiamo bene che così non va. In tutto, il centro non è mai Dio, ma sempre e solo noi stessi, sia che ci asserviamo agli idoli, sia che ne vogliamo trarre vantaggi.
  • La base dell’idolatria comunque è l‘inganno, la falsità. Come per tutti i peccati, alla radice c’è qualcosa di falso. Un errato uso, un errata idea.
  • Ma l’idolatria addolora particolarmente Dio perché è adulterio spirituale. E’ l’infrazione del primo comandamento. Il Signore ci invita ad abbandonare i nostri idoli soprattutto per il nostro bene, perché sa che essi ci rovineranno. Non solo non permettono perfetta comunione con Lui, ma anche ci succhiano via la vita.
  • È bene non lasciar cadere l’appello del Signore ed abbandonare spontaneamente gli idoli che ci siamo costruiti. Altrimenti, nostro Padre dovrà operare uno scuotimento nella nostra vita, che porta a far cadere questi idoli. Solo che, come sappiamo, i terremoti scuotono tutto indistintamente, non sono selettivi! Non risparmiano nulla.
  • L’opera di purificazione dagli idoli non è un passaggio asettico per noi. Ci troveremo in balìa delle onde, e chi non si è attaccato saldamente alla Roccia soccomberà!