Catechesi – SPOSO DI SANGUE

“Allora Sefora prese una selce tagliente, recise il prepuzio del figlio e con quello gli toccò i piedi e disse: “Tu sei per me uno sposo di sangue.” (Esodo 4, 25)

  • Uno dei versetti più oscuri della bibbia è senz’altro questo. È un breve ma significativo episodio che accade alla famiglia di Mosè mentre si dirige in Egitto per liberare Israele. Mosè è appena stato chiamato per questa missione da Dio, e prende con sé Sefora, la moglie madianita, e i due figli avuti da lei (v.20).
  • L’oscurità di questo versetto risiede molto nell’incertezza dei termini di riferimento (chi fa cosa? Quale figlio dei due? Cosa significa sposo di sangue?), tant’è che la versione greca LXX differisce dall’originale ebraico con l’aggiunta di alcuni termini. Per capire bene il versetto dobbiamo tenere presenti anche i versetti che precedono e seguono.
  • Il testo ci dice che Mosè parte con la famiglia e il Signore gli dà subito un’indicazione molto importante: gli dice che il cuore di faraone sarà indurito, per cui non lascerà partire Israele facilmente. Ma Dio specifica anche che per Lui Israele è come il figlio primogenito, pertanto se faraone non lascerà partire il popolo, Dio si prenderà il primogenito dell’Egitto.
  • Un po’ ci sorprende questo. Pensavamo che il flagello dei primogeniti sarebbe stato rivelato solo successivamente, e invece scopriamo qui che Dio già ne fa cenno. Non solo: Dio precisa anche che Egli è come un Padre.
  • Questa rivelazione è per Mosè prima che per Israele. Ogni missione richiede un’adeguata preparazione, che passa spesso da porte strette e luoghi impervi. Mosè deve essere preparato ad affrontare le difficoltà che verranno. Non può guidare altri se non è saldo in se stesso.
  • Come fa Dio a prepararci per una missione? Di solito facendoci sperimentare in prima persona un problema…
  • Al v. 24 il testo dice che “mentre si trovava in viaggio, nel luogo dove pernottava, il Signore gli venne contro e cercò di farlo morire”. Non è specificato chi fosse questo lui. Verosimilmente è Mosè. Ma… potrebbe essere anche uno dei figli, poiché la risoluzione del problema è la circoncisione di uno di loro.
  • Quindi Dio fa provare in prima persona al patriarca cosa vuol dire rischiare di perdere la vita o il proprio figlio a causa di una disubbidienza contro la Sua parola!
  • La disubbidienza in questo caso sta nella mancata circoncisione di un figlio. Mosè era sicuramente circonciso, visto che viene lasciato sul Nilo quando ha già tre mesi (la circoncisione avviene a 8 giorni dalla nascita) e visto che dopo il suo salvataggio dalle acque viene fatto allattare dalla sua vera madre. Uno dei figli di Mosè era già circonciso; infatti il testo specifica che Sefora “recise il prepuzio al figlio”, al singolare.
  • A questo punto ci si chiede: perché uno dei figli di Mosè era circonciso e l’altro no?
  • Il testo non lo dice, ma possiamo facilmente intuirlo. Guardiamo i loro nomi e scopriamo dei dettagli importanti. Il primogenito è Ghersom, che significa “sono un emigrato in terra straniera”(cfr Es 2,22). L’altro figlio è Eliezer: “il Dio di mio padre è venuto in mio aiuto e mi ha liberato dalla spada del faraone” (cfr Es 18,4).
  • E’ come se Mosè avesse dato due letture molto diverse del suo passato da fuggitivo tramite la nascita dei figli. La prima lettura ha in sé un’idea di tristezza, di nostalgia, di non accettazione di ciò che gli era successo. La seconda è una visione differente: Mosè ha riconosciuto la mano di Dio in tutto quello che gli è accaduto, e ha sperimentato la Sua salvezza.
  • Quale dei due figli era ancora da circoncidere? Ovviamente il primo!
  • Anche noi abbiamo necessità di circoncidere tutto ciò che abbiamo vissuto, per guarire nei ricordi e sperimentare una nuova comunione con il Signore. Dobbiamo avere il coraggio di guardare nei momenti più bui della nostra esistenza con la Luce di Dio, per scoprire che Lui c’era. Per capire che anche le angosce e gli sbagli ci hanno condotto alla conversione.
  • La circoncisione è il segno dell’alleanza con Dio, di un rapporto stabile e di fedeltà con Lui. È un matrimonio, insomma. Ma ogni matrimonio comporta una perdita! Ci fa strano pensarlo così, ma di fatto quando ci si sposa si accetta di eliminare una parte di noi per entrare in una nuova vita. Chi si sposa elimina dal proprio orizzonte tutti gli uomini della terra tranne uno. Chi si sposa recide il proprio passato per qualcosa di sconosciuto ma più pieno.
  • Ghersom non era stato circonciso. La parte di passato di Mosè senza Dio non era stata ancora purificata nel sangue. Mosè non poteva proseguire nella sua missione prima di aver risolto questa faccenda. Doveva ricondurre ogni aspetto della sua vita e della sua famiglia sotto la legge del Signore: solo ciò gli avrebbe garantito sostegno e protezione.
  • Sorprende a questo punto pensare che non sia stato Mosè a circoncidere il figlio, ma la moglie Sefora! Ma del resto quante volte sono gli altri, quelli che ci stanno accanto, a dirci cose che facciamo fatica a vedere? A prendere decisioni drastiche che però sono per il nostro bene?
  • Spesso preferiamo trascinarci scomodi prepuzi del passato piuttosto che subire il momentaneo dolore del taglio. Ma solo così potremo essere liberi per la missione del Signore!
  • Sefora ci lascia una lezione importante. Non solo perché ha intuito il problema e l’ha risolto, ma anche per ciò che fa immediatamente dopo. Al v. 26 infatti sta scritto “Allora si ritirò da lui.” Sefora prende i figli e lascia Mosè da solo, libero di proseguire la sua missione!
  • La conferma è data nel cap. 18 quando infatti ritroviamo Mosè che, dopo aver liberato Israele, arriva presso Madian e saluta il suocero, che arriva accompagnato da Sefora “che prima aveva rimandata” (v.2) e i due figli.
  • Per seguire Dio ci vogliono delle potature, e spesso queste riguardano i nostri parenti più stretti. Ciò non significa eliminarli, ma scegliere Chi è la priorità. In questa occasione Sefora è stata una moglie saggia. Non ha smesso di essere la moglie di Mosè, ma ha capito l’importanza della missione e si è potata da sola in modo che lui potesse compiere ciò per cui era stato scelto.
  • Alla luce di ciò, chiediamoci: siamo di ostacolo nel percorso dei nostri congiunti e/o fratelli? Siamo disposti a ritirarci per il loro bene e per la volontà di Dio? Oppure stiamo assecondando le loro titubanze?
  • L’espressione “sposo di sangue” ci appare ora più chiara. È la consapevolezza che il vero amore è scevro da ogni egoismo, che spesso passa per la potatura, l’allontanamento, per la croce. Ma è questo passaggio che lo purifica e lo rende nuovo e più vero.
  • Una curiosità: in lingua araba “marito” e “circoncisione” hanno la stessa radice!
  • Il termine ebraico usato nel versetto per “sposo” è in realtà una parola che a seconda del contesto vuol dire anche parente, in senso acquisito tramite alleanze/matrimoni. Quindi il taglio riguarda non solo il nostro sposo/a ma anche i fratelli e sorelle nello spirito, acquisiti mediante la croce di Cristo.
  • Il taglio della circoncisione separa ed unisce allo stesso tempo. Elimina da una relazione ciò che è carnale per sancire l’unione nello spirito, che dà la vera vita. La circoncisione è un segno datoci per ricordare sempre che da quel momento in poi il progetto di Dio è più importante di ogni nostro affetto o desiderio!