Catechesi – IL PIANO DI DIO

“Se voi avevate pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso.” (Genesi 50, 20)

  • Giuseppe, figlio di Giacobbe rassicura con queste parole i suoi fratelli, che lo avevano odiato così tanto da venderlo come schiavo. Dopo molti anni e numerose vicissitudini, Giuseppe diventa primo ministro egiziano, e salva dalla carestia non solo l’Egitto, ma anche quei fratelli che sono venuti a chiedere aiuto, pur ignorando chi lui fosse.
  • Giuseppe ha tutte le carte in regola per farla pagare ai suoi fratelli. Ha tutte le ragioni, tutte le possibilità favorevoli… ma il cuore di Giuseppe è diverso. Non gli interessa vendicarsi, perché sa bene che la sua posizione non è frutto di meriti personali ma del volere di Dio. Giuseppe ha santo timore e questo lo mantiene nell’umiltà anche quando i vantaggi e il potere farebbero vacillare molti.
  • Per il mondo, Giuseppe sarebbe considerato uno stolto, un ingenuo. Ma alla fine è Giuseppe che trionfa pur nell’umiltà, perché è Dio che lo esalta per la sua fedeltà anche nei momenti bui. Giuseppe non si è mai esaltato da solo.
  • Nelle sue parole non c’è astio, perché Giuseppe ha riconosciuto la mano di Dio in tutto quello che gli è accaduto. Il tradimento dei fratelli era stato solo il primo di una lunga serie. Accusato ingiustamente di stupro, dimenticato nelle prigioni egizie… ma qual è il segreto di Giuseppe? Cos’è che gli fa vedere il bene anche laddove bene non c’è?
  • Il verbo greco tradotto come “pensare” è boulomai, un verbo che in realtà vuol dire volere, desiderare, proporsi di. Quindi è senz’altro un pensare male da parte dei fratelli non solo per errore, ma proprio volontariamente. C’è la premeditazione insomma. E il termine ponera indica proprio cosa malvagia, cattiva.
  • Ma lo stesso verbo è usato anche per indicare il pensare bene (agatha, cose buone) di Dio. Quindi anche Dio aveva dei propositi per Giuseppe. Il Signore non è stato colto di sorpresa dal piano malvagio dei fratelli. Le vicende disagevoli di Giuseppe non sono state il piano B di Dio, o la soluzione d’emergenza! Erano il piano A. Giuseppe l’ha capito perfettamente e lo dice anche un’altra volta: “Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita” (Gen 45,5).
  • Finché noi penseremo che i nostri errori o quelli degli altri ostacolino il piano di Dio, non avremo le idee chiare su Chi è Dio. Chi siede sul trono dell’universo?
  • La conferma è proprio nella vicenda di Giuseppe. Dio gli diede due sogni profetici prima che i fratelli lo vendessero come schiavo (cfr Genesi 37,5-11).
  • Quello di Giuseppe non è buonismo. Non guarda il mondo con occhiali rosa. Si rende conto di cosa è male e di cosa non lo è. Per se stesso, sceglie di rimanere integro, ma nei confronti degli altri sceglie di non giudicare, il che non vuol dire approvare. Giuseppe dice francamente ai fratelli che essi avevano pensato il male contro di lui. Non cerca di giustificarli. Ma al tempo stesso non li ostracizza.
  • Noi invece quante volte oscilliamo tra i due estremi? La cosa più immediata che ci viene da fare è giudicare. Ma anche la giustificazione è un grosso errore che non ci consente di essere liberi.
  • La giustificazione non va bene sia per noi stessi, quando tentiamo di coprire le nostre colpe, sia nei confronti degli altri, per coprire le loro. Di solito lo facciamo perché, quando essi ci feriscono, cerchiamo un motivo. Crediamo che, se riusciremo a trovare un perché alle loro azioni, ci sentiremmo meglio, ma è tutta apparenza. Questo accade soprattutto se a farci del male sono le persone a noi più care.
  • Ma le cose vanno viste per quello che sono in realtà. Solo la verità rende liberi. Quindi ammettere che un familiare o un amico o chiunque ci ha fatto del male per libera scelta, per cattiveria… è il primo passo verso la libertà. Nostra e dell’altro.
  • Libertà nostra, perché finalmente non dobbiamo più sforzarci di giustificare l’altro e possiamo andare avanti con la nostra vita. Il vero perdono nasce dall’ammissione di verità, non dal coprire malamente le colpe. Libertà dell’altro, perché senza i nostri veli di copertura può essere finalmente nudo nello spirito e il Signore se ne può occupare direttamente.
  • Forse non ci eravamo mai resi conto di ingabbiare gli altri con le nostre giustificazioni nei loro confronti… ma è così! Pur non volendo, è un modo per rimanere attaccati all’altro, anche se è proprio colui che ci ha fatto del male.
  • Giuseppe non è caduto in questa trappola, e ciò gli ha permesso non solo di perdonare i fratelli, ma anche di aiutarli nel momento del bisogno e di andare avanti con la propria vita e il proprio percorso.
  • Giuseppe, per la sua fedeltà a Dio, è diventato negli anni un uomo di potere nel mondo. Ma il più grande potere che ha scelto di esercitare è stato quello del perdono.

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