“Affrettiamoci dunque ad entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza.” (Ebrei 4, 11)
- Tutti amiamo riposare, soprattutto dopo un periodo faticoso e stressante. Ma anche se non c’è effettiva necessità, è comunque piacevole dedicarsi ad attività rilassanti.
- Il riposo dalle proprie fatiche è un’idea di Dio. Egli stesso si è riposato al settimo giorno, dopo la creazione. Dio vuole sempre condividere il meglio della vita con l’uomo, pertanto ha sancito che uno dei primissimi comandamenti (il 3°) fosse proprio il rispetto del giorno di riposo, per santificarlo.
- Ma se è così gradevole riposare, perché Dio ha dovuto istituire un comandamento apposito? E perché Paolo esorta i credenti ad affrettarsi di entrare nel riposo di Dio?
- Evidentemente, perché l’uomo senza Dio non sa godersi la vita e non la sa gestire. In nessun campo l’uomo riesce a fare le cose per bene, se Dio non lo guida. Ciò vale anche per il riposo. Basta vedere oggi, in cui ogni festività, laica o religiosa, è solo un occasione per avere vendite e ricavi commerciali maggiori. Si è perso il senso del riposo, della festa, che è primariamente ritrovarsi tutti insieme con Dio.
- Ecco perché si va a messa la domenica: per riunirsi alla presenza di Dio con tutta la famiglia spirituale (e, auspicabilmente, con quella carnale). Dio, quale modello supremo di Padre di famiglia, ama vedere tutti i Suoi figli riuniti intorno alla Sua mensa. È triste se vede dei posti vacanti, o se i presenti sono distratti. Non è bello essere invitati a cena e sperare che tutto finisca prima possibile per essere altrove.
- Il senso del riposo è celebrare l’unione e l’amore familiare, ma ciò è il risultato evidente di qualcosa che dovrebbe essere nel profondo. Altrimenti è solo un teatrino, dove ognuno recita una parte per giocare a fare la famiglia della pubblicità. Felice ma finta. E con Dio non si può fingere perché Egli è verità.
- Ma allora cosa significa questo riposo di Dio? Come ci si entra? Perché Paolo invita ad affrettarsi? Per capirlo consideriamo il contesto del versetto.
- Paolo si rivolge a credenti Ebrei. Essi conoscono molto bene la storia dei loro antenati, che hanno vagato nel deserto per 40 anni per aver dato ascolto al rapporto negativo sulla terra promessa fornito da 10 esploratori su 12. Alla fine, solo ai discendenti fu concesso di arrivare nella terra promessa, guidati da Giosuè, uno dei 2 esploratori contro corrente. Tuttavia, se Canaan fosse stato il luogo del perfetto riposo di Dio, perché la Scrittura parla di “un altro riposo”? E perché Paolo parla di questo episodio come esempio di disobbedienza?
- Il termine usato per disobbedienza è apeitheia, che significa anche incredulità. Ecco dunque spiegato cosa impedisce l’accesso al riposo di Dio!
- “Riposo” è la traduzione di katapaysis, che indica il mettere a riposo, il quietare. Dà l’idea di un’azione volontaria. Non è un crollare stanchi per mancanza di ulteriori forze, ma è un’intenzione ben precisa di non confidare nelle proprie risorse.
- Del resto, questa è la fede. Noi immaginiamo sempre gli atti di fede come lotte strenue, invece essi sono la subitanea scelta di non confidare in se stessi o negli altri, ma solo in Dio. Gli atti di fede sono riposanti! Purtroppo noi arriviamo a fare atti di fede solo dopo aver lottato, dopo aver cercato di sfangarla con tutte le nostre forze, dopo aver tentato di far andare le cose come vogliamo noi. Non fa meraviglia che i nostri atti di fede siano solo un gettare la spugna. Ma non dovrebbe essere così!
- Per capire meglio questo concetto, immaginiamo due uomini; essi devono recarsi in un medesimo luogo che però non conoscono bene. Uno di essi ripone la sua fiducia sulle proprie capacità fisiche, quindi decide di incamminarsi a piedi. Si studia il percorso da solo, convinto delle proprie abilità e va. Succede però che si perde. Si affatica, ma non vuole mollare e quindi senza chiedere aiuto continua a vagare stanco e dolorante. Alla fine stremato ed esausto chiama un taxi.
- L’altro uomo chiede subito informazioni a chi conosce il luogo e la strada; riesce così facilmente ad usare i mezzi pubblici ed arriva direttamente al luogo fissato, senza essere stanco e senza aver speso molto. Anzi, è riuscito anche a dormire durante il trasporto coi mezzi. Questo è l’esempio di atto di fede vera. Riposante, puntuale, fiducioso. L’altro uomo ha solo alzato bandiera bianca quando era a corto delle proprie risorse. Certo, alla fine si fa aiutare… ma a che prezzo?
- Chi si è stancato di più? Chi ha speso di più? Chi ha impiegato più tempo? Insomma: vale la pena fare come il primo uomo? Eppure noi siamo così, tanto che Dio è costretto a ricordarci di approfittare del Suo riposo. Dio è paziente, ma arriva un momento in cui non si può più indugiare. Se vogliamo continuare a vagare intestarditi, Dio ci lascerà fare a malincuore… ma non possiamo pretendere che il nostro ritardo freni anche chi ci sta intorno.
- Il riposo di Dio non è fuggire dalla realtà, ma affrontarla contando solo su Dio. Semplice. Eppure difficile per le nostre ostinate volontà di farcela da soli…