Catechesi – IL RIPOSO DI DIO (II)

“Poiché anche a noi, al pari di quelli, è stata annunziata una buona novella: purtroppo però ad essi la parola udita non giovò in nulla, non essendo rimasti uniti nella fede a quelli che avevano ascoltato.” (Ebrei 4, 2)

  • Paolo si sta riferendo a Israele che, per incredulità, non è entrato nella terra promessa, nel riposo di Dio.
  • Il peccato di incredulità sorge quando non si accoglie e non si crede alla Parola di Dio. Non vuol dire solo non credere nell’esistenza di Dio, ma anche non prendere sul serio quello che Egli dice, qualsiasi cosa sia. Il Signore è dispiaciuto particolarmente di questo peccato perché equivale a darGli del bugiardo. Egli è Verità; la Sua parola è salda, eterna. Se Dio dice una cosa, è quella. Gli uomini possono rimangiarsi la parola data, possono cercare giustificazioni; Dio mai. Ecco perché dubitare della Sua parola, più che della Sua esistenza, Lo rattrista e Lo amareggia.
  • La fede non nasce prima della Parola udita. Prima viene annunciata la Parola (la buona novella) e poi c’è la risposta della fede: ci credo, non ci credo. Non dobbiamo temere la nostra debolezza, perché tra l’altro Dio ci assicura che è l’autore e il perfezionatore della fede. Quindi se mettiamo la nostra buona volontà nel crederGli, Egli farà il resto.
  • È importante capire che la fede non è solo un fatto personale, ma anche comunitario. Si cresce insieme nella fede; l’incredulità di uno o di molti può diventare un serio problema per un gruppo.
  • Alle soglie della terra promessa, non tutti in Israele erano increduli: pensiamo a Giosuè e Caleb… qualcuno si salvava. Qualcuno credeva alla promessa del Signore. E infatti Giosuè e Caleb entrarono nella terra promessa… ma dopo 40 anni nel deserto. Scontarono anch’essi un ritardo che non dipendeva da loro due. Poiché la stragrande maggioranza era preda della paura e dell’incredulità, il Signore dovette rimandare l’ingresso del Suo popolo in Canaan.
  • Perciò i credenti dovettero avere pazienza anche se non dipendeva da loro… ma è meglio entrare in ritardo che non entrare mai. La generazione incredula perì nel deserto, tranne ovviamente Goisuè e Caleb. Questo dimostra che Dio prende la questione molto sul serio; sapeva bene che nemmeno dopo 40 anni l’incredulità di quegli uomini sarebbe guarita. Spesso Dio ci fa attendere finché non siamo pronti; ma l’incredulità blocca ogni possibilità di crescita.
  • Il Signore non poteva fare altrimenti. Non avrebbe avuto senso far entrare subito pochi uomini da soli a conquistare un’intera nazione. Diversa sarebbe stata la situazione se la maggioranza avesse creduto e pochi no: in quel caso, Dio avrebbe potato gli increduli e mandato avanti il resto.
  • Bisogna stare sempre tutti uniti nella fede in un gruppo: perché se l’incredulità dilaga, i tempi si dilatano e il gruppo si blocca. I pochi che rimangono saldi devono attendere molto tempo, aspettare che il Signore faccia piazza pulita e rinnovi il gruppo.
  • Da ciò si comprende bene perché Paolo dice che la Parola non giovò agli Israeliti: perché essi non rimasero uniti per fede insieme a quelli che avevano ascoltato!
  • Il verbo usato infatti è synkerannymi, che significa mescolare insieme, unire insieme. Perciò non basta ascoltare ciò che dice il Signore. Bisogna dare credito alla Sua Parola e rimanere uniti tutti insieme per fede. Solo questo garantirà l’accesso alla terra promessa, luogo del riposo di Dio. Tutto per fede, uniti ai fratelli. Questa è la vera comunione.
  • È molto importante capire questo. Perché ci saranno momenti in cui qualcuno nel gruppo avrà una visione maggiore, sarà più avanti nella fede; è il momento di seguirlo e farsi prendere per mano, e non indietreggiare. Un’altra volta invece saremo noi ad essere più avanti e allora condivideremo la nostra fede con tutti, supportando chi ancora è debole. Solo così si cammina e si va avanti, senza perdere pezzi per strada e senza rimanere nel deserto per decenni!