Catechesi – OPPOSITORI INTERNI

“Guai a loro! Perché si sono incamminati per la strada di Caino e, per sete di lucro, si sono impegolati nei traviamenti di Balaàm e sono periti nella ribellione di Kore.”  (Giuda 11)

  • L‘ultimo libro prima dell’apocalisse è la lettera di Giuda. Corta ma densa, piena di avvertimenti alla vigilanza, non tanto nei confronti del mondo quanto di alcuni membri interni. Non è indirizzata ad un gruppo in particolare (es. Romani, Ebrei ecc..) ma “agli eletti che vivono nell’amore di Dio Padre e sono stati preservati per Gesù Cristo”. Insomma, a tutti i credenti, che formano la chiesa, fidanzata dell’Agnello, preservata in attesa delle nozze. E le nozze avvengono proprio nell’ultimo libro di Apocalisse.
  • È stressante sapere di avere dei nemici all’interno di un gruppo. Perché non si può stare tranquilli, non ci si può confidare; non c’è quell’unità di intenti e di fede che dovrebbe esserci. Un conto è far fronte alle ostilità del mondo esterno; un conto è doversi guardare le spalle in casa propria (nella carne e nello spirito). Eppure è proprio lì, dove uno meno se l’aspetta, che il nemico semina zizzania; satana viene a dividere proprio perché la forza della Chiesa è la Sua unità, con Cristo e tra ogni membro.
  • Il richiamo di Giuda è molto preciso e fa riferimento a tre esempi dell’antico testamento da non imitare; tre esempi legati l’uno all’altro con consequenzialità.
  • Infatti prima ci si incammina per una strada evidentemente errata (quella di Caino), ci si perde all’interno di meandri (quelli di Balaam) e infine si perisce nella ribellione (quella di Core). È un po’ come salire su una macchina in discesa senza freni: la macchina non arresterà la sua corsa, ma noi possiamo scegliere se gettarci da essa per salvarci. All’inizio, quando la macchina non ha ancora preso velocità, è più facile gettarsi fuori; man mano che la macchina scende ed accelera, gettarsi fuori vuol dire farsi male. Ma è sempre meglio che schiantarsi rimanendo a bordo… eppure c’è un momento di non ritorno in cui ogni tentativo di uscire risulta inutile. Pertanto, è meglio essere vigilanti e non salire su quella macchina impazzita, imparando da questi esempi negativi.
  • Il primo è quello, tristemente famoso, di Caino. Si dice sempre che fu l’invidia il suo peccato, ma in realtà quella arrivò dopo. Il problema di Caino era l’inganno. Aveva idee errate su Dio e si comportava perciò in modo errato. Voleva essere gradito con i propri sforzi, dava del suo superfluo e non del suo meglio e pensava che Dio avrebbe chiuso un occhio. L’invidia nei confronti di Abele giunse come conseguenza del confronto, nonostante Dio fosse vicino a Caino e lo esortasse a convertirsi. Caino ed Abele non erano due estranei: erano fratelli! Cresciuti insieme nella stessa famiglia. Ritorna l’avvertimento di Giuda di essere vigilanti nei confronti di nemici interni alla chiesa!
  • Quando uno si è incamminato per una via di errore e falsità e non vuole tornare indietro, andrà a aggrovigliarsi ancor più accadde a Balaam.
  • Balaam era un profeta del Signore. Non era un pagano qualsiasi (altra conferma dei nemici interni alla comunità). Balaam sapeva esattamente quello che il Signore diceva e, nonostante tutto, per sete di lucro, fece molte cose non gradite a Dio. Il problema di Balaam non era solo l’avidità. Era anche l’ostinatezza. Cercava di manipolare la Parola di Dio per farle dire quello che lui voleva sentirsi dire. Ecco perché la posizione di Balaam è più complicata di quella di Caino: un conto è sbagliare perché si è ingannati, un conto è sapere esattamente cosa bisogna fare e nonostante tutto rimanere nella propria ostinazione.
  • A questo punto, è come trovarsi in una nassa, e il passo per la ribellione di Core è vicino. La parola usata in greco per ribellione è antiloghia, che significa opposizione. Ha anche il significato di difesa giudiziaria, e questo ci interessa perché è un po’ quello che fa Core, della tribù di Levi, durante l’esodo. In pratica Core si erge a paladino degli Israeliti contro le guide scelte da Dio, Mosè e Aronne! Li accusa di innalzarsi sopra il popolo e dice che tutto il popolo è santo e non solo le sue guide. Come va a finire? Che Core e quelli che si erano schierati con lui, con tutte le loro famiglie e averi sprofondarono vivi negli inferi. La terra li inghiottì. A quel punto fu evidente chi il Signore gradiva e chi no, ma soprattutto confermò che Mosè e Aronne erano stati scelti da Dio.
  • Core era un vero e proprio sobillatore, anche se le sue parole sembravano quelle di un paladino della giustizia. Ma ricordiamoci che la vera autorità è scelta da Dio, non è autoeletta. Opporsi all’autorità scelta da Dio significa opporsi a Dio stesso, perché Egli tiene molto in conto l’autorità. Teniamolo sempre a mente, per agire con santo timore di Dio.
  • La ribellione di Core è l’atto finale. È la manifestazione di un iter che è iniziato con l’inganno e con il voler perseverare in esso. Caino, Balaam e Core rappresentano tre tipologie di nemici interni, ma anche tre tappe del percorso che porta a sabotare l’unione della comunità in cui uno è inserito.
  • Di solito nessun membro inizia questo percorso con la consapevolezza di dividere e distruggere; ma ciò è lo scopo di satana, che fa leva su alcune persone tramite l’inganno. Inizialmente il problema è solo individuale; nasce da atteggiamenti e pensieri errati che poi sfociano in contrasti sempre più aperti. Si inizia con il risentimento di pensarsi inferiori agli altri, per poi contestare la Parola di Dio ed infine sollevarsi contro le guide scelte da Lui.
  • È importante notare che più si persevera in questo inganno, maggiore è l’area di influenza negativa e le conseguenze. Infatti tutto ciò che apparteneva a Core, familiari e averi, sprofondò con lui…