Catechesi – IL LEGNO CHE SALVA

“Egli portò i nostri peccati nel suo corpo
sul legno della croce,
perché, non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia;” (1 Pietro 2, 24)

  • La nostra salvezza è l’incontro di due libere volontà: quella di Gesù e la nostra. Quella di Gesù, perché Egli si è liberamente offerto come espiazione per i nostri peccati; la nostra, perché sta a noi scegliere di credere nel Suo sacrificio e vivere in base a ciò.
  • Se Gesù non fosse salito su quella croce, la nostra volontà da sola non avrebbe potuto fare granchè: non possiamo salvarci da soli. Il solco tra Dio e l’umanità è infinitamente profondo dopo il peccato originale, e solo Gesù può riallacciare questo rapporto.
  • Anche chi non crede in Gesù può fare opere moralmente buone, o può cercare di avvicinarsi a Dio con i propri sforzi. Da qui derivano filosofie, pratiche religiose, rituali…ma sono solo tentativi umani, per quanto lodevoli o impegnativi.
  • Perfino il miglior uomo sulla terra non può avere accesso a Dio se non passa da un Unico ponte: la croce di Gesù (tra l’altro in inglese attraversare si dice proprio to cross, e cross significa croce!)

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  • Ecco perché Gesù dice che i pubblicani e le prostitute passano avanti ai farisei nel regno di Dio. Perché i peccatori sanno che non possono vantare nulla e così accettano la Grazia. Chi invece pensa di potersi meritare la salvezza, la perde!
  • Sembra assurdo ma anche molti cristiani nati di nuovo spesso cadono indietro nell’inganno e nella presunzione di volersi salvare da soli. Un po’ quello che accadde ai credenti Galati. Come se il sacrificio di Cristo non fosse sufficiente! E allora si aggiungono devozioni, riti, opere buone… invece basta solo fare memoria della grandezza e della potenza della croce di Cristo! Anche quando ci sentiamo di averla combinata grossa. Nessun peccato è tanto grande da impedire la comunione con Dio, e questo solo grazie alla croce di Cristo!
  • Il testo greco del versetto dice che Gesù ha portato nel Suo corpo i nostri peccati. Si specifica soma, cioè corpo, una delle tre parti di cui è formato l’uomo. Questo è molto importante. Intanto perché conferma la vera umanità di Cristo, e poi perché Gesù ha proprio preso su di sé fisicamente il peccato e la punizione dovuta. La Sua anima (psychè) era provata ma non inquinata dal peccato, nemmeno quando Egli ha portato il peccato su di Sé. Gesù era perfettamente cosciente, consapevole, la Sua mente e volontà erano attive e lucide. Egli sapeva bene cosa stava succedendo, la Sua volontà si è mantenuta fino alla fine salda. Avrebbe potuto scegliere di sottrarsi in ogni momento, ma non l’ha fatto.
  • Il corpo di Gesù ha portato il peccato. Il nostro. È interessante analizzare tutti i significati che la parola amartema vuol dire. Non solo peccato, ma anche delitto, colpa, difetto, errore, sbaglio. Tutto il campionario è compreso. L’opera di Dio è perfetta perché è compiuta e completa.
  • Il testo greco non parla di “legno di croce” ma dice solo xylon, cioè legno. Che ovviamente assume per estensione il significato di croce. Ma xylon può indicare anche albero. Questa semplice parola ha infiniti richiami: fa ripensare a quel legno gettato da Mosè nelle acque amare di Mara per risanarle (Esodo 15,25), episodio nel quale Dio si rivela come Colui che guarisce. Oppure il legno (l’arca) che salva Noè e la sua famiglia dal diluvio, figura del battesimo (1Pt 3,21). O ancora, l’albero della vita nell’Eden…
  • Insomma il legno di croce è l’unica salvezza. È come un salvagente lanciato da Dio… lo si afferra, si vive. Lo si rifiuta, si muore.
  • Ma qual è lo scopo della salvezza operata da Cristo? Rispondere con le nostre scelte di salvati. Ecco il significato della seconda parte del versetto. Perché senza Gesù nessuno si salva; ma se accettiamo la salvezza siamo poi chiamati a vivere con responsabilità. Non come obbligo, ma come conseguenza! Purtroppo non per tutti è così.
  • Di solito quando uno è scampato alla morte acquisisce una visione diversa delle cose. Se fino a quel momento ha vissuto una vita vuota e superficiale è difficile che torni a viverla. Può farlo certo… ma sarebbe uno spreco di grazia…
  • Così è con Gesù. Egli ci lancia il salvagente e se lo accettiamo, siamo salvi. Ma dopo? Cosa scegliamo? Continueremo a vivere commettendo gli stessi errori che ci hanno portato a rovina? O vivremo per la giustizia?
  • Morire al peccato, nella seconda parte del versetto, è una scelta. Il verbo ghighnomai vuol dire morire ma anche allontanarsi da, e questo chiarifica chi è che deve fare l’azione. Non è un morire ineluttabile, ma è una consapevole decisione da prendere per rimanere sulla strada giusta.