Catechesi – PER ESSERE DISCEPOLI…

“Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.” (Luca 14, 33)

  • Affinché non ci siamo dubbi in proposito, Gesù è molto chiaro: c’è una condizione per essere suoi discepoli. La salvezza è liberamente offerta e nessuno può aggiungere niente per meritarla; ma qui si parla di discepolato. Il discepolo è colui che impara seguendo il maestro. Apprendere e conoscere non sono azioni che si svolgono tutte in una volta, ma presuppongono tempo e dedizione. È il motivo per cui la scuola dura tanti anni, spesso ripetendo gli stessi concetti ma via via arricchendoli ed approfondendoli.
  • Quindi Gesù sta dicendo che c’è una condizione per imparare da Lui, seguirLo e conoscerLo, e non ci sono preferenze di persone o sconti, perché tutti sono chiamati a farlo. Questa condizione è rinunciare a tutto ciò che si ha.
  • Intanto focalizziamoci sul verbo tradotto come rinunciare: esso è apotassoo, che di base significa “mettere via”. Ma ha anche un altro significato che non c’entra con il contesto ma ci è utile per capire il senso forte della frase. Significa infatti anche “prendere commiato da”. Insomma: si tratta di una rinuncia totale, definitiva. Non si può guardarsi indietro.
  • Prendere commiato non è semplicemente salutare qualcuno, ma distaccarsi. Significa dire addio (tant’è che le camere ardenti sono chiamate appunto cappelle del commiato). È importante sottolineare la forza di questo significato; “mettere via” è corretto ma è riduttivo. Potremmo intenderlo come un semplice impacchettare e mettere in soffitta per ritirare fuori al bisogno. E invece no!
  • La rinuncia chiesta da Gesù è definitiva, e presuppone il guardare bene quello a cui si rinuncia, perché le scelte non devono mai essere avventate, nemmeno quelle con Dio. Egli stima chi pondera le scelte. Ponderare non vuol dire dubitare, ma rendersi conto di ciò che si lascia e di Chi si sceglie.
  • Una volta scelto, non si può tornare indietro. Oggi noi viviamo in un mondo di seconde chances, di infinite scelte, ma il risultato è che non sappiamo veramente scegliere. Non capiamo il valore di una scelta definitiva, perché di solito ci vengono sempre fornite opportunità per cambiare o tornare indietro. Soddisfatti o rimborsati, cambio merce entro tot giorni… e anche con le relazioni umane non va meglio. Si convive per non sposarsi e fare la scelta definitiva.
  • Si indugia con Dio perché non ci fidiamo di Lui fino in fondo o forse perché vogliamo ancora tenerci stretta la nostra vecchia vita. Non perché fosse fantastica senza Dio, ma perché abbiamo ancora l’antica presunzione di voler decidere noi della nostra vita, come fosse qualcosa di dovuto o di acquistato, e non un dono di Dio…
  • Rinunciare non è isolarsi o abbandonare i doni materiali di Dio (siano essi cose o persone): ma è rinunciare a se stessi in primis.
  • La traduzione parla di “averi”, ma la traduzione letterale è “rinunciare a tutto quello che si ha”, quindi anche alle proprie convinzioni, alla propria mentalità, al proprio modo di fare. Rinunciare a tenere le redini della propria vita.
  • Infatti come può Gesù guidare qualcuno che vuole andare per la propria via? Come può istruire qualcuno che si sente già sazio delle proprie convinzioni e presunte saggezze?

catechesi_53“La salvezza è gratuita ma il discepolato costa tutto quello che abbiamo –  Billy Graham”