Catechesi – OGNUNO AL PROPRIO POSTO

“Così tutto fu pronto per il servizio; i sacerdoti si misero al loro posto, così anche i leviti secondo le loro classi, secondo il comando del re.” (2 Cronache 35, 10)

  • Ci sono molti versetti o addirittura libri della bibbia che sono un po’ sottovalutati, ad esempio quelli ricchi di genealogie o numeri di censimento. Ma nella scrittura non c’è mai niente di inutile o superfluo. Lo stesso vale per tutte quelle descrizioni minuziose di riti e cerimoniali, come ad esempio in questo caso.
  • Il contesto è la celebrazione della Pasqua ebraica a Gerusalemme, sotto la guida del re Giosia. Tutto è ordinato, tutto è disposto secondo precise regole. È Giosia ad assegnare ad ognuno un posto, rispettando le indicazioni della legge del Signore.
  • Ci sono vari servizi da compiere: c’è chi immola gli agnelli, chi li scuoia e chi asperge il sangue, chi officia agli olocausti e chi prepara i pasti per sé e per chi officia. Ci sono i cantori, e ci sono i portieri. Chi non può muoversi dal proprio posto per un servizio continuo è servito da altri.
  • Tutto funziona alla perfezione. La cerimonia si svolge con regolarità, tutti sono serviti, nessuno è dimenticato, il Signore è onorato. Questo accade quando ognuno prende il proprio posto.
  • Sembra scontato da dire e forse siamo convinti di farlo. Ma è davvero così?
  • Il sistema per capire se siamo nella via giusta o no è domandarsi: vorrei un altro ruolo, un altro posto? Ambisco a posizioni di potere e di guida? Vivo per servire o per essere servito?
  • Anche se un credente non ambisce a cariche di prestigio nel mondo, nello spirito potrebbe essere il più superbo ed ingannato. I danni più grandi (nelle famiglie, nei gruppi, nelle parrocchie, ecc.) iniziano quando le persone non stanno al loro posto; o magari ci stanno, però nel cuore ambiscono ad altri.
  • Ad esempio: una moglie disprezza suo marito e ritiene che non sia una buona guida quindi fa di tutto per scalzarlo ed assumere lei il comando, con parole o atti pratici che lo ridicolizzano o lo emarginano. O ancora: una pecora del gregge si erge sopra le altre, sentendosi superiore; ambisce al posto del responsabile o crea scompiglio tra i fratelli confondendoli e mettendo in cattiva luce chi è in autorità. I risultati di queste azioni malvagie non tardano a farsi vedere perché si creano divisioni, i piccoli sono scandalizzati e tutto crolla o rischia di crollare.
  • Il problema si può presentare non solo nelle assemblee formate nel Signore (come una famiglia o una comunità), ma anche a tu per tu con il Signore. Quante volte vogliamo prendere il posto di Dio?
  • Ci sembra una cosa grossa da dire, ma accade più spesso di quello che pensiamo. Ad esempio quando cerchiamo Dio solo perché “ci serve”, e non perché Lo vogliamo servire. Oppure quando siamo ostinati e vogliamo farcela da soli piuttosto che affidarci a Lui e lasciarLo agire. O ancora quando abbiamo la presunzione di volerci salvare da soli, come se potessimo tirarci fuori dalle tombe della nostra esistenza con le nostre forze!
  • Chi cade in questi tranelli di solito non se ne rende conto. Ma più spesso si tratta di una persona che non vuole vedere e convertirsi, perché la cura per questo problema è una sola: l’umiltà.
  • Ci vuole umiltà per accettare il posto che ci viene assegnato da un altro. Ma se questo qualcun altro è Dio, di cosa temiamo? Sarà sempre il posto perfetto per noi, anche se è l’ultimo! E ricordiamoci: l’ultimo posto non è per umiliarci, ma per imparare a servire.
  • Non diamo per scontato il posto assegnatoci. Infatti le cose funzionano bene quando tutti prendono il proprio posto e lo onorano, servendo e facendo quanto è richiesto. I piccoli sono nutriti, Dio è onorato, e noi avremo vera pace e gioia. Senza strafare, non c’è da dimostrare nulla! Ma ricordiamoci che c’è una condizione fondamentale affinché ci sia ordine: il rispetto dell’autorità. Il versetto termina infatti dicendo “secondo il comando del re”. I sacerdoti, i leviti, i cantori ecc. sapevano svolgere il proprio ruolo e lo facevano con dedizione, ma scelsero comunque di sottostare a quanto suggeriva loro il re Giosia.
  • Il posto è importante. Se anche un sacerdote o un levita facessero il servizio migliore del mondo, ma nel posto sbagliato… l’ordine sarebbe minato e presto il caos prevarrebbe.
  • Ricordiamoci che il posto che ci viene assegnato non è nostra proprietà. Noi siamo amministratori della grazia di Dio, ognuno secondo la misura assegnata. Ad un amministratore è richiesto che sia fedele ed amministri bene, non che stia a scaldare la poltrona…

Catechesi_59“trovare – il tuo posto”