Catechesi – LE TRE CROCI

“Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra.” (Luca 23, 33)

  • La precisazione che fanno gli evangelisti (Luca non è il solo) riguardo alla specifica posizione delle tre croci issate sul calvario è molto significativa. Gesù è al centro e non potrebbe essere altrimenti. Anche quando lo ignoriamo, anche quando pensiamo che una situazione non Lo riguardi… Lui c’è. E sta sempre al centro della scena. Non come segno di neutralità, ma come segno di regalità.
  • Gesù non è stato crocifisso da solo, e questo dettaglio non va mai dimenticato. La croce solitaria perderebbe un po’ del suo significato. La croce solitaria è strana, come un re senza un regno.
  • Il versetto parla di due malfattori, ovvero kakoyrgoys. È un termine importante perché si distingue da quello usato dagli altri evangelisti (Matteo e Marco), che parlano di ladri, ladroni, cioè lestes. È come se Luca insistesse sulla generalità dell’essere malvagi, non sulla specificità in quanto ladri. Kakoyrgos vuol dire infatti malfattore, ma anche ingannatore. Questo ci ricorda chi sta dietro alle tragedie umane e al peccato: satana, cioè il padre della menzogna.
  • Tutta l’umanità è personificata in quei due malfattori, perché “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Rm 3,23). La scena del calvario è un confronto stridente: gli ingiusti che muoiono accanto al Giusto.
  • E allora perché due malfattori? Non ne bastava uno a simboleggiare l’intera umanità corrotta e bisognosa di salvezza? No, perché di fronte a Dio ci sono sempre due scelte. Gesù sta al centro del calvario perché fa da spartiacque: con Dio o contro Dio.
  • Quando Gesù arriva sulla scena, qualsiasi essa sia, c’è una divisione netta. La gente non può fare a meno di schierarsi. È accaduto spesso durante la Sua vita terrena, accade perfino alla Sua morte sul calvario. Continuerà sempre ad accadere, perché Gesù è vivo.
  • Gesù muore per tutta l’umanità, muore per entrambi i malfattori. La differenza è che uno riconosce ed accetta la vera salvezza, l’altro no.
  • Parliamo di vera salvezza perché uno dei malfattori chiede di essere salvato, ma in modo del tutto errato. Tant’è che Luca dice che uno dei due “lo insultava” (v.39). Dice infatti: “non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. Come al solito, il punto di vista prettamente umano e il punto di vista di Dio sono del tutto opposti. Quel malfattore non aveva capito che Gesù lo stava già salvando, ma non nel modo che egli sperava.
  • L’ altro invece, passato alla storia come “il buon ladrone”, ha un approccio del tutto differente. Pur nell’agonia, non apostrofa Gesù, ma anzi Lo difende di fronte all’insolenza dell’altro malfattore. Fa il primo passo, cioè prende posizione. Se non avesse detto nulla sarebbe stato come appoggiare gli insulti dell’altro. Ricordiamocelo sempre: non schierarsi apertamente con Gesù vuol dire schierarGlisi contro. Non c’è zona neutra. Bianco o nero. Con o contro.
  • Ma questo è solo l’inizio. Perché il buon ladrone va avanti. Confessa apertamente il suo peccato, riconosce di avere sbagliato. E questo davanti a Dio è fondamentale. Non si può pensare di stare al cospetto del tre volte Santo e sperare di farla franca. Dio è sommamente giusto.
  • Dio però è anche sommamente misericordioso. Le due cose non si contraddicono ma vanno di pari passo. Dopo l’ammissione della sua colpa, il buon ladrone fa un altro passo, quello decisivo. Chiede misericordia. Niente boria né pretese. Solo un umile richiesta: “ricordati di me”…
  • E Gesù risponde. Finora non aveva mai parlato. Non aveva risposto agli insulti, non aveva gioito che qualcuno lo difendesse, non aveva concordato con l’ammissione di colpa del buon ladrone. Non una parola. Ma ora Gesù non può tacere, perché Dio non tace mai di fronte ad una richiesta di misericordia. Perché? Forse perché Dio è buono? Sì. Ma dire così è riduttivo.
  • Dio non tace davanti ad una richiesta di misericordia, perché Dio è Padre.
  • Pensiamoci bene. Un padre non si scompone quando un figlio lo accusa ingiustamente. Un padre tace se un figlio prende le sue difese, perché non è interessato ad avere consensi o plausi. Un padre non infierisce su un figlio che ammette la sua colpa. In tutte queste occasioni, un padre sta in silenzio. Guarda con amore i suoi figli, ma non parla; li lascia esprimere e fare le loro scelte.
  • Ma un padre non può stare silenzioso davanti ad un figlio che chiede misericordia! Le sue viscere si commuovono per il figlio tanto amato; un figlio che ha sbagliato, ma che non si è perduto… infatti Dio sa che quando un Suo figlio chiede misericordia è davvero vicino al Suo cuore, perché a quel punto è interessato solo a ripristinare la relazione interrotta col Padre, non a farsi togliere dai guai in cui si è cacciato.
  • Ecco perché Gesù non risponde alla richiesta di salvezza del primo ladrone (una richiesta tutta umana e limitata al contingente). Gesù sa che quel cuore è chiuso e interessato solo ai riscontri concreti, non ad avere una vera relazione con Dio…
  • Quindi: un malfattore è a sinistra (aristeros) mentre un altro è a destra (dexios) della croce. Sarà un caso… ma questi termini in greco non significano solo sinistro e destro, bensì anche, rispettivamente, stolto e saggio…!