Catechesi – SORGENTE CONTRO POZZI

“Perché il mio popolo ha commesso due iniquità: essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate,
che non tengono l’acqua.” (Geremia 2, 13)

  • Il Signore spiega al Suo popolo in cosa consistono le sue iniquità. Ai tempi di Geremia, erano principalmente due: avere abbandonato il Signore ed essersi rivolti altrove per cercare la propria sicurezza.
  • La metafora usata da Dio è quella dell’acqua, perché ovviamente essa è fonte di vita. Si può resistere senza mangiare, ma non senza bere.
  • Eppure evidentemente non tutte le acque sono uguali; diversa è la fonte da cui si attinge e questo è un dettaglio di non poco conto. Chi è attento alla salute o ha esigenze particolari lo sa: ci sono acque più adatte ai bambini perché più leggere, acque con specifici minerali… Ma qui il problema non è solo del tipo di acqua da cui si dipende ma anche dove la si va a cercare.
  • Intanto il Signore precisa che Lui è sorgente di acqua viva. Non un’acqua qualsiasi. Quindi chi va da Lui non avrà una vita qualsiasi. Avrà vita eterna.
  • Qualunque acqua non distribuita da Dio non è acqua viva, perché l’origine della vita è solo in Dio. Se ricerchiamo pace e ristoro in cose o persone, finiremo per avere sempre più sete. Proprio ciò che Gesù spiegava alla samaritana al pozzo.
  • Anche le cose più belle della vita, anche le persone che più ci vogliono bene, rischiano di diventare per noi fonti di acqua salata: chi la beve alla fine muore. Questo accade quando ci attacchiamo e dipendiamo da esse, cercando in loro la vita. Ma la carne è solo carne: è destinata alla morte.
  • Le persone che ci vogliono bene davvero, cioè ci amano in Cristo, non ci daranno mai acqua proveniente dai loro sforzi, ma ci indirizzeranno alla sorgente di acqua viva. Oppure, se siamo troppo deboli per andare, ce la porteranno con le mani a coppa, quel tanto che basta per farci alzare e andare noi stessi da Dio. Chi ci ama davvero non vorrà mai che noi dipendiamo da lui/lei.
  • Nel versetto, il Signore è chiaro: due sono le iniquità commesse da Israele. Una è aver abbandonato Dio; e l’altra è essersi scavato cisterne che non tengono acqua. Precisiamo: il problema non è tanto che le cisterne (l’originale ebraico dice pozzi) siano screpolate; il vero porblema è aver abbandonato la sorgente di acqua viva.
  • È normale che questi pozzi non tengano acqua: si tratta delle cose/persone a cui noi ricorriamo per trovare ristoro e soddisfazione… Nel caso specifico, per Israele i pozzi da cui attingere erano Egitto e Assiria, cioè nazioni pagane e ostili da cui il popolo di Dio sperava di ottenere soccorso, ignorando del tutto il Signore, l’Unico che può salvare!
  • La radice di questa iniquità sta tutta nel capire la differenza tra una sorgente e un pozzo.
  • La sorgente è in un luogo ben definito, spesso impervio, scomodo da raggiungere. Chi vuole acqua di sorgente sceglie di percorrere una via sicura ma non agevole. La sorgente dà acqua spontaneamente, senza bisogno di faticare per attingere; l’unica fatica è raggiungerla, ma la sua posizione elevata garantisce acqua pura ed incontaminata perché filtrata dalle rocce.
  • La sorgente non sta dove le persone preferiscono, al contrario del pozzo. Esso invece viene scavato nel punto più pratico e più raggiungibile da tutti.
  • Chi costruisce un pozzo fa molta fatica all’inizio, scava e scava finché non trova la falda acquifera. Una volta trovata però lo sforzo finisce e attingere è abbastanza comodo. Ma l’acqua di falda è spesso inquinata; lo scavo è dispendioso e anche pericoloso, perché può portare a galla cose sgradevoli. Inoltre il pozzo necessita di continua manutenzione.
  • Dio è la sorgente: ci dona la vita e ogni cosa buona spontaneamente. Sbaglia chi crede di doversi affananre per ricevere qualcosa da Dio. L’unico «sforzo» necessario per avere acqua viva è quello della scelta. È controcorrente infatti mollare tutto per andare incontro a Dio!
  • Il pozzo è tutto ciò che ci costruiamo autonomamente e che ci allontana da Dio: in poche parole è un idolo! Esso esige sempre sacrifici, sforzi inutili e dannosi per essere realizzato e poi, una volta che l’abbiamo posto nella nostra vita, ci dà solo acqua sporca e ci tiene a valle nella pigrizia spirituale.
  • Un’altra cosa importante: l’acqua di Dio non si può conservare. Si può solo attingere volta per volta alla sorgente. Un po’ come la manna per gli Israeliti. Perché ciò che serve un giorno è diverso da quanto serve il giorno successivo. È solo la nostra carnalità che ci spinge a costruirci cisterne per tenere da parte l’acqua, invece che cercare, giorno per giorno e momento per momento, la fresca rivelazione di Dio. Ma è solo così che funziona la vita nello Spirito…

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