Catechesi – CREDERE PER VEDERE; NON: VEDERE PER CREDERE

“Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi.” (Luca 16, 31)

  • Dobbiamo sempre avere presente questo versetto ogni volta che ci rattristiamo per qualcuno che non vuole conoscere il Signore. È umano soffrire nella carne se un nostro caro o un nostro amico rifiutano Dio. Possiamo anche avere compassione per i perduti e di certo niente ci impedisce di pregare per loro; ma dobbiamo vivere con i piedi per terra, nella consapevolezza che la salvezza è personale.
  • Non possiamo giudicare il percorso degli altri. C’è chi si converte gli ultimi istanti di vita, quando magari la persona che ha sempre pregato per la conversione è già morta da un pezzo. Insomma: lasciamo fare a Dio. Altrimenti rischiamo di volerci mettere al Suo posto.
  •  Del resto indicare non significa né costringere né obbligare. È una grazia avere detto «sì» a Dio, non disprezziamola. Serviamo gli altri con la preghiera e con il consiglio ma sempre nella libertà. La vera libertà è fare le proprie scelte, nel bene e nel male. Non ha senso forzare qualcuno a fare un cammino cristiano se non vuole o non è convinto. Rischiamo solo di allontanarlo ancor più da Dio.
  •  Anche noi, prima della nostra conversione, abbiamo spesso rifiutato o non capito chi ci parlava di Gesù e che magari ci dava consigli «fuori moda». Ma tutto si è depositato nel nostro cuore ed è tornato alla luce al momento opportuno, quando ogni cosa si è chiarificata. Il vero problema dunque non è non capire, ma non ascoltare. Quante volte abbiamo compreso solo dopo molti anni cose che Dio ci voleva mostrare, ma non eravamo pronti; tuttavia abbiamo posto attenzione alle parole che ci venivano dette, le abbiamo conservate, ed esse con il tempo hanno germogliato.
  • Ecco perché Abramo (qui raccontato da Gesù) insiste sull’ascolto della Parola di Dio. Questo versetto è profetico anche nei confronti di Gesù e della Sua vicenda. Infatti Egli è davvero risorto dai morti… eppure quante persone non hanno creduto? Quanti ancora rifiutano la salvezza?
  • Gesù si è mostrato a molti quando è risorto, prima di ascendere al cielo. Ma non a tutti. È morto pubblicamente, ma è risorto «in privato» e ciò sarà fino al Suo ritorno. Perché? Perché solo chi già crede alle Scritture può vederLo risorto. Vedere Gesù è la conseguenza dell’aver creduto alla Sua Parola. Viceversa, Egli non può essere visto da chi non crede alla Sua parola!
  • La conferma ci viene anche dal racconto dei due discepoli diretti a Emmaus: incontrano Gesù ma non Lo riconoscono. E Gesù dice loro: «stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!». Da lì, spiega loro la Scrittura mostrando ogni riferimento a Se stesso. I due discepoli Lo riconoscono alla fine, dopo essere stati nutriti alla mensa: della Parola prima e del pane poi.
  • Quindi: non possiamo fare esperienza di Gesù risorto se non crediamo alla Parola di Dio. Con credere si intende l’accogliere, il meditare e mettere in pratica quanto ascoltato, fondandosi sulle promesse. Non ha senso dire di credere solo perché si adempiono certi riti religiosi. Anzi essi sono spesso la tomba della fede.
  • Gesù parla di «essere persuasi». Il verbo greco è peithoo che alla forma passiva (qui usata) ha anche il significato di credere, confidare, obbedire, seguire. Insomma ci fa capire che non è solo una questione di aderire mentalmente ad un ragionamento o ad una filosofia. Chi si accosta al vangelo con tale intento sbaglia. I significati di peithoo alla forma passiva sono i tipici verbi della sequela cristiana, che implica relazione con Dio, non sterile dissertazione!

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