Catechesi – LA CASA DEL SIGNORE

“Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria – dice il Signore.” (Aggeo 1, 8)

  • La frase che Aggeo pronuncia a nome del Signore è significativa, perché ricorda a tutto Israele che sta trascurando di ricostruire la casa di Dio dopo l’esilio babilonese.
  • Il popolo vive in case sicure mentre il tempio di Dio è ancora distrutto. Ma le conseguenze di questa trascuratezza sono ben evidenti, perché il popolo fatica molto ma raccoglie poco. Non è una punizione divina, ma l’ovvia conseguenza dell’ignorare le vere priorità. Quando Dio non è onorato e messo al primo posto, tutto il resto langue.
  • Dio promette tramite Aggeo numerose benedizioni e ricchezze che affluiranno dopo questa ricostruzione (Agg 2); ma la cosa più importante è scritta in questo versetto: “in essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria”.
  • Non c’è gioia più grande, per un figlio di Dio, di sapere che Dio si compiace. Che è contento di noi, delle nostre azioni. Fatte non per iniziativa personale, ma per ubbidienza a Lui.
  • Infatti prima di compiacersi e di manifestare la Sua gloria, Dio dà istruzioni. Dice dove andare (salite sul monte), cosa portare (portate legname) e cosa fare (ricostruite la mia casa).
  • Dio non è mai generico o vago: ci dice esattamente qual è la strada da percorrere; le Sue benedizioni seguiranno. Ma esse dovrebbero essere da noi considerate come un sovrappiù, non come il tutto: perché il Tutto è solo Dio.
  • E dove è questo Tutto? Nella casa di Dio, naturalmente. Dio si trova dove dimora.
  • All’epoca di Aggeo (e di tutto il vecchio testamento) la dimora di Dio coincideva con un luogo fisico dove recarsi. Ma da Pentecoste in poi, Dio è dentro chiunque lo accolga!
  • Quante volte cerchiamo il Signore … fuori di noi? Ma se siamo stati battezzati ed illuminati dallo Spirito Santo, non dobbiamo fare chilometri o pellegrinaggi particolari per stare in Sua compagnia. Basta che ci rivolgiamo all’interno del nostro cuore!
  • La Scrittura ci conferma questo perché ci dice che siamo tempio dello Spirito Santo (1 cor 3,16). Siamo santi, perché il Santo abita in noi; e siamo in perpetuo servizio sacerdotale!
  • Soffermiamoci a pensare questo: siamo la dimora che Dio ha scelto per camminare sulla terra. Egli vive, parla, agisce tramite noi!
  • Noi siamo formati da tre realtà, che hanno ruoli distinti ma che si compenetrano e si influenzano a vicenda: corpo, anima e spirito.
  • Proprio come il tempio di Salomone, formato da cortile esterno, santo e santissimo.
  • Non dobbiamo pensare che questi tre luoghi siano isolati l’uno dall’altro, ma ciò che succede in uno influenza anche gli altri; se c’è contaminazione in uno, c’è anche negli altri.
  • Infatti quante volte la casa di Dio viene profanata o trascurata?
  • Ad esempio, se uno dà il proprio corpo alla fornicazione, di conseguenza anche l’anima e lo spirito saranno contaminati. E se uno adora nel suo cuore un idolo, anche l’anima e il corpo ne porteranno le conseguenze.

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  • Nel santissimo dimorava la presenza di Dio e veniva custodita l’arca dell’alleanza; solo il sommo sacerdote vi poteva entrare una volta all’anno, per il sacrificio di espiazione. Il nostro spirito è il santissimo, in cui abita lo Spirito Santo e in cui è custodita la parola della nuova alleanza; solo Gesù, sommo sacerdote e Parola di Dio vivente, vi ha accesso, ed ha già compiuto una volta per sempre il sacrificio di espiazione per i nostri peccati.
  • Nel santo potevano entrare gli altri sacerdoti che, a turno, offrivano profumi ed incensi sui preposti altari. La nostra anima è il santo: è la parte che più ci caratterizza come individui. Tramite essa possiamo offrire preghiere e suppliche, simboleggiate dall’incenso e dai profumi. Dobbiamo stare molto attenti però, perché il rischio di contaminazione è molto forte in questo luogo. Purtroppo spesso noi lasciamo campo libero al nemico o al nostro io, con il risultato di fare offerte o preghiere non gradite.
  • Nel cortile esterno poteva entrare il popolo; vi erano vasche differenziate per le abluzioni di sacerdoti, animali e attrezzi. L’altare degli olocausti si trovava qui. Il nostro corpo è il cortile del tempio: è la parte che entra in contatto con il mondo esterno. Tramite il nostro corpo offriamo olocausti e sacrifici al Signore, cioè mettiamo a morte il nostro io per vivere, parlare ed agire secondo le direttive dello Spirito, in un modo visibile a tutti.
  • Prima di essere battezzati, il nostro tempio era vuoto. Anzi non era un tempio, ma un semplice involucro senza scopo. Poi siamo stati battezzati, e Dio è venuto a vivere dentro di noi. Il nostro spirito ha ricominciato a vivere, ed è diventato il santissimo.
  • Questo non può più cambiare. Una volta che Gesù è entrato nella nostra vita, ha reso vivo in noi il suo sacrificio di espiazione. I nostri peccati sono espiati. Tutti. Dobbiamo sempre farne memoria, perché è un evento accaduto una volta per tutte.
  • Questo deve darci grande pace, perché Gesù ha fatto quello che nessuno di noi sarebbe mai stato in grado di fare. Egli ha stracciato in noi la cortina del tempio, quella che ci teneva lontani da Dio.
  • Ora il nostro spirito è vivificato in Cristo, cioè è vivo della vita eterna di Dio, che è vita di risurrezione. Non può più morire. Era morto in Adamo ed è risorto in Cristo.
  • Le parti del tempio che ancora su questa terra subiscono la corruzione del peccato originale sono l’anima e il corpo.
  • Il corpo deve essere custodito e non trascurato perché è parte del tempio di Dio. Ma alla fine deve per forza subire il passaggio della morte fisica.
  • L’anima è la parte su cui siamo chiamati a vigilare in quanto sacerdoti in Cristo (non sommi). E’ formata da mente, sentimenti, volontà. Dio è interessato alla salvezza della nostra anima, ma ha bisogno del nostro sì per portarla a compimento.
  • Pensieri errati o impuri, affetti disordinati, scelte sbagliate contribuiscono a contaminare la parte del nostro tempio interiore detta santo (anima).