Catechesi – FIGLIE E SPOSE DI CRISTO

“Presa la mano della bambina, le disse: “Talità kum”, che significa: “Fanciulla, io ti dico, alzati!” (Marco 5, 41)

  • La figlia di Giairo, l’unica figlia dodicenne del capo della sinagoga, sta morendo. Suo padre si prostra davanti a Gesù pregandolo di intervenire per salvarla. Durante il tragitto si imbattono nell’emorroissa, prontamente guarita; subito dopo, messaggeri dalla casa di Giairo arrivano per dirgli di non disturbare più Gesù dato che sua figlia è morta.
  • Così, Giairo è costretto non solo a combattere contro il proprio dolore, ma anche contro l’incredulità. Infatti quei messaggeri sono le voci del dubbio, che arrivano quando tutto è, umanamente, perduto. Suggeriscono di smettere di rivolgersi a Dio. Ma accanto ad essi, la voce salda di Gesù invita a continuare ad avere fede.
  • Anche noi spesso siamo come Giairo: crediamo in Dio solo fino ad un certo punto, solo finché le cose sono umanamente possibili o risolvibili. Ma Gesù ci invita ad andare oltre. Se Giairo avesse dato retta alle voci dell’incredulità, cosa avrebbe ottenuto? Una figlia morta. Ma Giairo va contro ogni certezza umana e sceglie di credere alle parole di quel galileo controcorrente. Risultato? Una figlia risuscitata!
  • Giairo è un componente importante di questa vicenda, ma l’altra silenziosa protagonista è sua figlia. Non dice una parola, ma è il motivo conduttore di tutto l’episodio. La sua presenza risuona perfino nell’incontro inaspettato con l’emorroissa, perché c’è quel lasso di tempo, dodici anni, che le accomuna: l’emorroissa comincia a stare male quando la figlia di Giairo nasce. E, caso strano? L’emorroissa guarisce quando la figlia di Giairo muore e poi risorge.
  • Nascere, ammalarsi… sono cose che fanno parte della vita. Spesso siamo accomunati a gente che non conosciamo da simili eventi. Se questa storia si fosse svolta ai giorni nostri, l’evangelista Marco avrebbe scritto che, mentre l’emorroissa veniva ricoverata la prima volta per le perdite di sangue in ospedale, la figlia di Giairo era lì per nascere. Forse vagando per le corsie in camicia da notte, la donna si sarebbe fermata alla nursery per guardare quella bimba appena venuta al mondo…destini che si incrociano. Ma la vera svolta nella vita di entrambe arriva quando c’è Gesù.
  • A Giairo, essere stato testimone della guarigione dell’emorroissa ha dato il coraggio di credere che sua figlia non era perduta! E così infatti accade: Gesù risuscita la ragazzina, ridonando vita e gioia ovunque passa.
  • Ma in questo episodio, la grandiosità di Gesù non è solo nel risuscitare una morta. È nel ricostruire l’intimità femminile di due figlie di Dio! E ciò si capisce dai tanti modi con cui l’emorroissa e la figlia di Giairo vengono chiamate nel testo del vangelo.
  • L’emorroissa è definita come gynè, cioè donna. È quindi una persona che ha raggiunto la maturità, non è una ragazzina insomma. Gynè significa anche moglie, per cui non è escluso che ella fosse sposata, anche se a causa del suo problema non poteva certo vivere la sua femminilità in pienezza. Il tutto si risolve grazie a Gesù e alla fede della donna che «strappa» una guarigione. Ma la cosa più tenera è come Gesù la chiama: thygater, cioè figlia. Spesso Gesù ha semplicemente chiamato «donna» coloro con cui si è relazionato (la cananea, la samaritana, l’adultera, perfino Maria). Perché qui fa un’eccezione?
  • Perché evidentemente Gesù sa che la ferita di lei nasce dal suo non sentirsi figlia, prima che donna. Dove sono gli uomini della sua vita? Non c’è nessuno che possa andare per lei da Gesù, come Giairo sta facendo per sua figlia? Alla fine, le tocca gettarsi da sola tra la folla sfidando la legge per cui un’impura come lei non può toccare altri. E Gesù la guarisce nell’intimo, chimandola figlia. Ora non è più sola, suo Padre si prende cura di lei.
  • La figlia di Giairo è detta thygatrion dal padre, un termine affettuoso, figlioletta. È percepibile tutto l’affetto che egli ha per lei. Gesù, entrando nella casa, rivolto a quelli che facevano lutto, parla di lei come paidion, cioè bambina. E questo termine è usato poi da Marco altre tre volte per riferirsi a lei, nei versetti successivi.
  • Poi però tutto cambia quando Gesù pronuncia le parole con cui la resuscita: talità kum! Infatti il testo greco vira su un nuovo termine: korasion, fanciulla, diminutivo di kore, ragazza. Insomma: Gesù non solo la riporta in vita ma fa capire a tutti che non è più una bambina! Anche se giovane, ora lei è una piccola donna. Kore ha molteplici significati, tra cui anche sposa novella. E questo è un dettaglio importante! Perché quello che si svolge a casa di Giairo non è «solo» un miracolo di guarigione e risurrezione… è una vera e propria promessa di matrimonio! Quello tra Gesù e la sua piccola sposa!
  • Gesù, arrivando alla casa di Giairo, ha cacciato via tutti. Alla sola presenza dei genitori e dei suoi più stretti discepoli (Pietro, Giacomo e Giovanni), i «testimoni», prende la mano di questa fanciulla! La sposa, cioè la riporta alla vita, le dona un futuro di donna. Ancora è giovane, ma è l’ora adatta perché smetta di essere considerata una bambina.
  • Dodici anni è un’età cruciale. È l’età in cui le ragazzine si sviluppano, e cominciano a cercare la propria identità. Non è solo un periodo di passaggio fisico o psicologico, ma anche spirituale. Infatti dodici anni sono il momento, per gli ebrei, della cerimonia del bar/bat mitzvà, cioè del figlio/figlia del comandamento. È il momento in cui i giovani israeliti raggiungono la maturità religiosa, divengono parte attiva della comunità e sono soggetti all’osservanza della Torah. Da questo momento in poi essi sono direttamente responsabili di fronte a Dio per le loro azioni.
  • Gesù ha dodici anni quando rimane nel tempio a Gerusalemme perché già capisce che deve occuparsi delle cose del Padre Suo (Lc 2,49). E la figlia di Giairo? Sta morendo a dodici anni, proprio ora che è il momento di passare dalla custodia di un padre terreno a quella del vero Padre! Rischia di rimanere per sempre solo la figlia di Giairo e di non diventare mai bat mitzvà, la figlia del comandamento.
  • Giairo è il capo della sinagoga. Rappresenta la legge che tiene in custodia i figli piccoli nello spirito finché non arriva la grazia, finché non arriva Gesù. Questo episodio dimostra che la legge è impotente nel salvare le persone. Le può guidare solo fino ad un certo punto, dopodiché, se non si accoglie Gesù, si rischia solo di morire, di rimanere piccoli nello spirito per sempre, senza mai raggiungere la propria maturità: fisica, psichica, spirituale.
  • Gesù ci porta alla pienezza della nostra identità e della nostra vita perché ci sposa. Prende la nostra mano per non lasciarla più. Vivere non è eseguire pedissequamente una serie di precetti, è avere una relazione di amore e di intimità con Dio.
  • Intimità, appunto. Ecco perché Gesù insiste affinché nessuno sappia ciò che è accaduto quel giorno nella casa di Giairo (v.43). Non sta parlando della resurrezione della fanciulla, fatto che evidentemente avrà grande risonanza; si sta riferendo a quello sposalizio, che ha reso una bambina finalmente donna.

 

Una risposta a “Catechesi – FIGLIE E SPOSE DI CRISTO”

  1. spiritual growthis an important element of achieving
    success and being happy. Not everyone who has evolved has
    achieved success, [b]but everyone who has achieved success
    [url=https://coachszkolenia.wordpress.com/]coaching[/url] has
    developed and done a lot of work on themselves. [/b]
    Personal development is on the one hand my way of life,
    but also my passion and idea for living life.

I commenti sono chiusi.