Catechesi – DI FEDE IN FEDE

“È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede.” (Romani 1, 17)

  • Paolo sta parlando del vangelo (esso), cioè la buona notizia. L’apostolo è consapevole dell’immenso valore del vangelo, tanto che ne ha fatto la sua vita. Tutto egli fa per il vangelo, e così fanno tutti coloro che sono chiamati e inviati da Dio.
  • Purtroppo oggi non si dà molta importanza alla Parola di Dio, e anche i cristiani si focalizzano solo su aspetti secondari. Ad esempio si dà molto risalto alle guarigioni, si fanno chilometri per andare ai vari santuari miracolosi… ma si dimentica che la potenza della guarigione viene dall’incontro con Dio e che la cosa più importante è la salvezza dell’anima. Certo, Gesù ha guarito tutti quelli che accorrevano a Lui per essere sanati. Ma quanti Lo hanno servito e seguito con costanza e sono stati eletti testimoni della resurrezione?
  • Abbiamo forse dimenticato da cosa e da chi Gesù è venuto a liberarci? Le malattie o i disagi sono la conseguenza del peccato e dell’attività nefasta del maligno… purtroppo oggi molti  ignorano queste realtà o le bollano come credenza retrograda.
  • Ma la verità è che Gesù è venuto per distruggere le opere del diavolo (1 Gv 3,8), per smascherarlo e per sconfiggerlo. E, lode a Dio, c’è riuscito!
  • Focalizzarsi su guerre, disastri, malattie è come strappare frutti bacati da un albero marcio. Si limitano i danni ma non si va alla radice del problema. Gesù invece ha già risolto il problema. Ha sradicato l’albero ammorbato. Non possiamo salvarci da soli: Dio è la nostra salvezza. È questa la buona notizia!
  • Oggi si è completamente persa la consapevolezza dell’abisso da cui necessitiamo di essere salvati. Se nessuno parla più di peccato, se vige il relativismo morale… il vangelo viene ritenuto «inutile», sotto l’egida dei sapienti di questo mondo. Eppure la gente continua a cadere in voragini senza fondo e nessuna soluzione umana funziona!
  • Se non si chiama l’oscurità con il suo vero nome, ma la si camuffa da psedo-luce, allora la Luce vera verrà rifiutata. È questo l’inganno giocato da satana oggi. Se potessimo vedere con gli occhi di Dio la reale bruttezza e mostruosità del peccato e lo stato di tante anime sfigurate dal male, avremmo incubi continui. Coloro che, per dono speciale di Dio, vedono la realtà spirituale, capiscono di cosa siamo parlando… Dio è talmente buono che ci fa riconoscere il male ma per il momento ci preserva dal vedere il reale orrore che esso comporta. Ecco perché dobbiamo camminare con salda fede nel nostro Pastore, per non conoscere poi un’eternità di spavento.
  • La Luce vera è ancora più desiderabile quando si conosce l’oscurità per quello che è realmente. Di notte, anche il piccolo bagliore delle stelle conforta i dispersi. Ma certo non c’è paragone tra la notte e il giorno!
  • Ecco: il sole è Gesù. Noi, in quanto figli nel Figlio, siamo le stelle. Brilliamo perché Dio ha posto lo Spirito Santo in noi. È notte ora sulla terra, perché ancora Gesù non è ritornato. Le stelle sono gli avamposti della Luce: orientano i naviganti. E proprio perché sono tante riescono a impedire che la notte trionfi. Ma quando tornerà Gesù… le cose cambieranno radicalmente! La notte non esisterà più, perché il sole farà scomparire l’oscurità!
  • Tutte queste cose possono essere capite solo per fede. Ecco perché Paolo nel versetto punta tutto su di essa. Nel versetto precedente (v.16) specifica che il vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede. Gesù è morto per tutti, cioè la salvezza è disponibile per tutti; ma va accolta, altrimenti non si è salvati. È come un grande buffet gratuito organizzato da Dio. È aperto a tutti, ma solo chi si fa avanti per mangiare potrà saziarsi.
  • Noi credenti siamo un po’ come i distributori di volantini di questo buffet divino. Incontreremo persone interessate che andranno, persone curiose ma che non parteciperanno, persone indifferenti o perfino ostili. Ma ciò non mina la verità e la genuinità della buona notizia.
  • La giustizia di Dio di cui parla Paolo e che è rivelata (apocalyptoo) nel vangelo è la dikaiosyne. Essa significa appunto giustizia ma anche rettitudine e giustificazione. C’è il campionario completo dell’opera di Dio, che si svela di fede in fede. Cosa vuol dire? Che essere cristiani comporta un percorso a tappe. Sono traguardi collegati tra loro, rappresentano un crescendo. “Di fede in fede” vuol dire che per ogni passo di fede compiuto si avrà una comprensione maggiore, che ci porterà ad un livello successivo di fede e così via.
  • Per capire: si comincia ad avvicinarsi al vangelo scoprendo la giustizia di Dio in senso più puro. Egli è giusto e non fa preferenza di persone; di fronte a Lui tutto è definito, bene o male, giusto o sbagliato. Se facciamo un primo passo di fede ed accettiamo la verità su noi stessi, andremo avanti e scopriremo che la dikaiosyne è anche giustificazione! Quindi apprendiamo che Dio ha già risolto il problema delle colpe mandando Gesù come espiazione del peccato. Questa verità richiede un nuovo passo di fede, per credere ed accettare che in Cristo non sono più condannato. Fatto questo passo, il vangelo ci svela che la giustizia di Dio è anche rettitudine, cioè la capacità di vivere una vita santa. Nuova verità, nuovo atto di fede: credere che posso vivere conformemente alla volontà di Dio perché lo Spirito Santo dimora in me! Sono giusto perché la giustizia di Dio è in me. E così via…
  • La verità richiede sempre un atto di fede, che è la nostra risposta alla proposta di Dio.
  • Fede (in greco pistis) ha vari significati che confermano il suo stretto rapporto con la verità e la giustizia, perché si può tradurre anche fedeltà, fiducia, prova, testimonianza. Si avanza di fede in fede non solo credendo al vangelo, ma anche testimoniandolo. Del resto, nessuno mette la faccia su qualcosa di cui non è convinto.
  • Fede e giustizia si intrecciano anche nella citazione che Paolo fa di un versetto dell’antico testamento, Abacuc 2,4. La traduzione italiana è un po’ a senso riadattato ma non scorretto;  dice: «Ecco, soccombe chi non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede». Letteralmente lo si può tradurre: «l’anima di colui che non è retto diventa presuntuosa, il giusto vivrà per la sua fede». Il giusto è tzadiq, ovvero colui che mette in pratica quanto prescritto da Dio. Ricordiamo infatti che la fede in ebraico (emunah) non è un interrogativo di pensiero: gli ebrei non si pongono questo problema perché sanno che Dio c’è. La fede è la disponibilità a fidarsi della Parola mettendola in pratica. Questo genera e mantiene in vita.
  • La vita viene da Dio e solo credendo in Lui può essere alimentata, mantenendo un rapporto personale e sincero. Chi non si fida di Dio finisce per fidarsi degli altri o di se stesso, commettendo però gravi danni. Il presuntuoso infatti è colui che parla, agisce, pensa prima di Dio. Si mette avanti a Lui. E il salario che ne deriva è la morte seminata tutto intorno.

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