Catechesi – LA MALEDIZIONE DELLA LEGGE

“Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno.” (Galati 3, 13)

  • Capire fino in fondo la grazia che ci dona Gesù è importantissimo, perché altrimenti rischiamo di vivere incatenati. La Verità, cioè la Parola di Dio, ci rende liberi; ma se è così, come mai si parla di maledizione della legge? Non è forse la legge data da Dio?
  • La legge ci dà conoscenza del peccato, ma di per se stessa non può salvare nessuno. Ovvero: per quanti sforzi una persona faccia, è comunque un peccatore. Solo un Uomo ha vissuto una vita completamente giusta, e quell’Uomo è Gesù. Tutti noi non possiamo che constatare la nostra fallibilità.
  • Ma fermarsi qui non ci aiuta, anzi contribuisce a renderci ancor più miserabili. Ammettere le proprie colpe è un passo importante, ma se ad esso non segue una Via d’uscita, il risultato finale è la totale disperazione.
  • Il problema che vivono molte persone oggi è proprio questo. Non sono moralmente anestetizzate come alcuni, i quali non si curano delle cose di Dio e vivono immersi nel mondo. Ci sono delle persone che invece vivono il dramma della loro coscienza, ma non sono liberi.
  • Purtroppo le tradizioni religiose hanno contribuito a imbrigliare ancor più queste persone tormentate. Le rassicurano momentaneamente con promesse del tipo: se fai questa devozione, ti vengono perdonati i peccati. Ma il «sollievo» dura poco perché le opere della carne non hanno mai salvato nessuno.
  • La salvezza risiede solo in Dio, e non nella religione! Quando siamo dentro un baratro, non ha senso recitare formule pensando di venire così tratti in salvo. Questa non è fede, è magia e superstizione. Solo una Mano potente ci tira fuori dal baratro, e tutto quello che dobbiamo fare è afferrarla. La vera fede è invocare Dio e credere che in Cristo siamo salvi. Niente formule, niente riti, niente sforzi.
  • Ecco perché Paolo proclama con decisione: «Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge». Cristo fa l’azione, perché solo Lui ne ha il potere.
  • E come è avvenuto il riscatto? Per il principio della sostituzione. Dio è giusto e non può violare la Sua giustizia nel piano di salvezza. Pertanto non può tirarci fuori dalla maledizione semplicemente aprendo i cancelli. Ci deve essere un riscatto, cioè un Altro che sceglie di sostituirsi a noi nella condanna. E’ come quando in America i genitori tirano fuori il figlio dalla prigione pagando una cauzione. La giustizia lo esige.
  • Questo ci deve ancor più far apprezzare Dio e non disprezzare la Sua misericordia. Oggi si parla tanto della misericordia di Dio, ma non si sottolinea mai abbastanza a che prezzo la si è ottenuta, proprio perché la giustizia e la misericordia di Dio vanno di pari passo.
  • Il principio di sostituzione ha fatto sì che Gesù diventasse maledizione per noi! Il Cristo, l’unico giusto, il puro, il Dio fatto uomo… che diventa maledizione per amore nostro.
  • Il concetto di maledizione nella bibbia non è solo come lo intendiamo noi (imprecazione), ma è anche la diretta conseguenza di scelte sbagliate, che vanno contro Dio. Infatti nel Deuteronomio ci sono le benedizioni contrapposte alle maledizioni, cioè le conseguenze dell’aver o non aver seguito le indicazioni di Dio. Molti erroneamente chiamano «punizione divina» la condanna che l’uomo infligge a se stesso scegliendo una strada sbagliata.
  • Ci sono due parole in ebraico che indicano la maledizione: arar e qelalah. Arar vuol dire: parole profetiche sulle conseguenze di scelte errate (vedere punto precedente); qelalah significa avere poco peso, disprezzare. Ed è proprio questo il termine usato in Deut 21,23, passo citato da Paolo nella lettera ai Galati: «maledetto chi pende dal legno». Maledetto cioè disprezzato. Gesù ha preso su di Sé l’infamia che era riservata a noi.
  • L’originale ebraico parla più specificamente di albero anziché di legno, infatti si riferisce a qualsiasi patibolo su cui viene appeso un uomo reo di morte.
  • Questo dettaglio ci ricorda un episodio che si svolse poco prima della crocifissione di Gesù: il suicidio di Giuda. È una pagina triste ma significativa per capire cosa accade a chi non accoglie la salvezza di Cristo. Anche Giuda è stato “appeso ad un legno”, quindi maledetto, per volontà sua. Conosceva senz’altro il versetto di Deut 27,25: «maledetto chi accetta un regalo per condannare a morte un innocente».
  • Giuda, essendo pratico della legge di Mosè, si rese conto di essere maledetto. Era nel baratro ma non conosceva la Via d’uscita. Era stato tre anni col Maestro, ma non aveva ascoltato, cioè accolto, nessuna parola detta da Gesù. Non aveva capito che Gesù era venuto come espiazione dei peccati… di tutti! Giuda rimarrà bollato come il traditore perché è morto come tale.
  • Anche Pietro, gli altri discepoli… tutti noi abbiamo peccato. Rinnegato e tradito Gesù. Ma Pietro non è ricordato come il rinnegatore, bensì come capo della Chiesa, come primo papa, come autore di lettere che fanno parte della sacra scrittura. Perché? Perché ha accolto la salvezza che viene solo da Gesù.
  • Attenzione: anche Giuda si è pentito (Mt 27, 3). Ma il pentimento da solo non serve a nulla. È il primo passo, ma se ad esso non segue la fede nella salvezza di Cristo, è inutile. L’angoscia del peccato ci terrà nel baratro e ci precipiterà sempre più in basso. Se non crediamo nella Via di salvezza, rimarremo convinti di aver fatto errori irreparabili ed imperdonabili. Ma gli unici peccati imperdonabili sono quelli per cui non si chiede perdono. Anche se si è pentiti.
  • Per capire meglio consideriamo il figliol prodigo: egli si pente, ritorna in sé quando è nell’abisso delle sue sceglie errate. Ma non rimane lì nel porcile, dove il pentimento lo ha colto! Si alza e va da suo padre. Così com’è. Sporco, puzzolente e misero.
  • Invece Giuda è rimasto nel porcile del pentimento. Non è andato da Gesù, non Gli ha chiesto perdono. Ha fatto tutto tranne l’unica cosa che contava. È tornato dai sacerdoti a restituire i 30 denari, li ha gettati nel tempio in segno di riparazione… ha cercato di rimediare a suo modo. Ma il problema è un altro. Non si tratta di rimediare, anzi spesso non è possibile (ad esempio, se una persona viene uccisa non potrà essere riportata indietro); ma è sempre possibile chiedere perdono! Anzi è la cosa più importante!
  • Giuda ha voluto salvarsi da solo e così ha finito per condannarsi. Si è auto-inflitto la maledizione della legge, mentre nello stesso momento il Salvatore del mondo diventava il capro espiatorio. Nessun peccato è più grande della salvezza di Dio. Ma Dio non può salvare chi non lo vuole!
  • Questo ci sia di monito ogni volta che ci flagelliamo nella nostra coscienza. Credere di essere imperdonabili significa disprezzare il sacrificio di Cristo!

95_1