Chi siamo

chi-siamo

Il nostro banner laterale riporta il “Benedictus” di Zaccaria (Lc 1, 67-79). È come fosse la bandiera del nostro sito. Perché? Perché questo cantico è l’atto finale di un processo di vera conversione a Dio.

Zaccaria era un sacerdote, sposato con Elisabetta, una discendente di Aronne. Entrambi “erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli”. Sembra proprio che la benedizione nella loro vita sia bloccata, nonostante l’osservanza dei comandamenti. Ma non è solo un fatto fisico, anzi: è prima di tutto spirituale.

La situazione di Zaccaria è quella di ogni credente che vuole una fede che non cambi le sue abitudini e le sue visioni di vita. Una fede che va a braccetto con lui, senza scossoni o iniziative non gradite. L’incontro tra Zaccaria e l’angelo smuove ogni certezza umana, ma ciò crea disappunto. Chi ama il Signore, ma continua ostinatamente ad andare per la sua strada prefissata, va incontro a sterilità e debolezza. Zaccaria è il classico cristiano che ama il Signore, ma non vuole perdere. Ama un Dio che vuol custodire nel suo modo di pensare e di vedere, e così si perde doni e benedizioni sconfinate. Il Signore è disposto a dare il centuplo a chi lascia tutto per Lui, ma lasciare tutto è prima un fatto di cuore, solo successivamente un fatto materiale. Perché tante persone vanno a messa, si comunicano, si confessano, proclamano il Nome di Gesù, ma non Lo conoscono? Perché non hanno voluto perdere, rinunciare, cambiare e inginocchiarsi a Lui.

Questa Parola è densissima, ma si può sintetizzare così: o si incontra il Signore e Gli si dice sì, o si resta sterili e si manda in malora tutto il gregge. Noi abbiamo questo compito: credere a Dio e proclamare le Sue opere al mondo. Altrimenti la nostra vita sarà inutile e di noi non rimarrà nulla. Zaccaria è un bravo cristiano, ma a cosa porta ciò se non crede e non proclama? Fede e proclamazione sono la strada del Signore e ognuno deve abbracciare entrambe. IncontrarLo e parlare, per portare frutto.


Breve storia della “Comunità del Buon Pastore”  –  Arezzo – Querce al Pino, Chiusi (Siena)

La Comunità del Buon Pastore nasce dall’esperienza di fede iniziata frequentando la comunità di preghiera “Gesù Amore” di don Serafino Falvo (Pontassieve). L’evoluzione del percorso spirituale si è concretizzata nella costituzione del cenacolo familiare che si riunisce presso la casa dei coniugi Zanotto ad Arezzo, come la chiesa primitiva, con l’approvazione del vescovo Mons. Flavio Roberto Carraro e, in seguito, di Sua Eminenza Mons. Gualtiero Bassetti.

Questa casa è aperta, da 22 anni, ad un gruppo di “fratelli e sorelle” che si riuniscono: il sabato presso la casa dei coniugi Zanotto a Tegoleto (Civitella V. Chiana, Arezzo); il secondo martedi, il terzo mercoledi e l’ultimo venerdi di ogni mese presso vari “cenacoli” delle famiglie. Il gruppo si chiama “Comunità del Buon Pastore” per essere sempre più sensibili alla voce dello Spirito Santo ed essere pecore che conoscono e seguono Gesù, il Buon Pastore. Mauro Zanotto è il responsabile della Comunità, la quale aderisce al Rinnovamento Carismatico Cattolico, riconoscendo il Servizio internazionale di CHARIS ( Catholic Charismatic Renewal International Service – sede PIazza San Calisto, Città del Vaticano 00120).

Tre sono le direttive del percorso di formazione spirituale catechesi, nuova evangelizzazione, preghiera comunitaria di intercessione. La prima domenica del mese la Comunità si reca nella Parrocchia SS. Nome di Maria di Querce al Pino (Chiusi), per pregare comunitariamente sotto la guida di don Emilio Wangahemuka. La comunità si mette al servizio della chiesa, nella chiesa, nell’ubbidienza e nella ricerca della vera comunione.