12Ma la sapienza da dove si trae?
E il luogo dell’intelligenza dov’è?
13L’uomo non ne conosce la via,
essa non si trova sulla terra dei viventi. […]
23Dio solo ne conosce la via,
lui solo sa dove si trovi,
24perché volge lo sguardo
fino alle estremità della terra,
vede quanto è sotto la volta del cielo.
25Quando diede al vento un peso
e ordinò alle acque entro una misura,
26quando impose una legge alla pioggia
e una via al lampo dei tuoni;
27allora la vide e la misurò,
la comprese e la scrutò appieno
28e disse all’uomo:
“Ecco, temere Dio, questo è sapienza
e schivare il male, questo è intelligenza”. (Giobbe 28, 12-13; 23-28)
Conoscere e sapere sono spesso intesi come sinonimi, ed in effetti in alcune lingue essi sono indicati con lo stesso termine (ad esempio in inglese, “to know”); i due verbi implicano entrambi un processo di apprendimento, con un significato però diverso. Conoscere racchiude in sé un’idea di dinamicità, di un processo di comprensione che si sviluppa nel tempo; è un verbo di relazione, tant’è che uno dei suoi significati è quello della intimità carnale. Sapere è un verbo più “statico”, presuppone l’aver già acquisito una determinata nozione. Il verbo sapere non viene usato in riferimento a persone: si conosce una persona, e si sa una cosa.
Si può sapere tutto di Gesù: cosa ha fatto, cosa ha detto… molte persone studiano la Bibbia, fanno ricerche, parlano del Cristo, ci scrivono articoli, eppure si professano atee! Quindi sapere tutto su Gesù non è garanzia di conoscenza di Dio anzi: tutte queste nozioni possono, paradossalmente, limitare la nostra relazione con Lui, almeno finché consideriamo Gesù solo un personaggio storico e non una Persona viva che possiamo incontrare oggi! Di contro, ci sono molte persone che non sono così istruite su Gesù, eppure Lo conoscono intimamente, perché vivono con Lui la loro quotidianità. Costoro hanno incontrato veramente l’Emmanuele, il Dio con noi.
Da tutto ciò deduciamo una cosa importante: conoscere è sapere, ma sapere non è conoscere!
23Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: 24“Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio”. (Marco 1, 23-24)
Questa frase è rivelatrice: i demoni sanno bene chi è Gesù! Eppure non Lo conoscono, ovviamente, perché luce e tenebre si escludono mutuamente; la frase “che c’entri con noi?” conferma la non appartenenza, la non relazione, la non conoscenza.