* Filippesi 3,7-14:7Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. 8Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo 9e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede. 10E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, 11con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. 12Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo. 13Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, 14corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.
Quando il Signore mette nel nostro cuore un progetto, riconosciamo che esso rappresenta la via che Dio ha scelto per la nostra vita. Subito, vorremmo andare anche in capo al mondo per seguire questa chiamata, ma il Signore permette che le circostanze ci conducano invece nel deserto, dove saremo preparati e forgiati a dovere, secondo la Sua volontà.
Questo è accaduto ad ogni uomo a cui Dio ha affidato un compito e a cui ha delegato importanti responsabilità: a Davide, che, prima di diventare re, è dovuto fuggire per anni nel deserto a combattere contro Saul (1 Samuele 16 e ss.); a Giuseppe, figlio di Giacobbe, che viene venduto come schiavo dai suoi fratelli e diventa infine il consigliere del faraone salvando la sua famiglia dalla carestia (Genesi 37 e ss); e, non ultimo, al nostro Signore Gesù, che appena unto con lo Spirito Santo al Giordano viene condotto nel deserto a combattere satana e le sue tentazioni (Luca 4, Matteo 4).
Il deserto è un luogo arido e scomodo e rappresenta momentaneamente la morte dei nostri desideri, proprio di quelli che ci avrebbero condotto a compiere la nostra missione. Se non passiamo da questa fase di potatura, rischiamo di fallire la nostra vocazione, perché saremmo portati ad agire di nostra iniziativa, e invece il Signore vuole che adempiamo alla nostra chiamata solo e soltanto con la Sua autorità. Se andiamo mandati da noi stessi, agiremo con la nostra autorità, e ciò non potrà che causare sconfitta e fallimento, nella nostra vita e di quelli che amiamo! Se invece andiamo mandati con l’Autorità di Dio, nei tempi da Lui stabiliti, allora agiremo con la Potenza dello Spirito e saremo vittoriosi, e proteggeremo chi ci verrà affidato.
* Giovanni 1,6-8: 6Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. 7Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
Dopo che il Signore avrà operato sulla purificazione delle nostre motivazioni, non sarà più così scontato accettare la nostra chiamata. A quel punto dovremo, se lo vogliamo, rinnovare il nostro sì al Signore e ai Suoi progetti per noi, e sarà un sì detto per amore del Signore, e non per avere qualcosa. Il Signore ci vuole benedire con i Suoi doni, ma noi sappiamo che nulla ci è dovuto: non si merita un dono, si accoglie per onorare Colui che ce lo dona. Come Maria: sa di non meritarlo, ma accetta e non discute. Impariamo dalla Madre di Gesù. Dio l’ha scelta per la purezza e l’umiltà, tra le tante donne che poteva trovare.
* Luca 1,46-49: 46Allora Maria disse:”L’anima mia magnifica il Signore 47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,48perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome.”
Potremo essere portati a pensare che per Maria tutto fosse più chiaro e facile, poiché è senza peccato. Niente di più sbagliato. Anche lei ha vissuto per fede e non sapeva nulla di cosa il suo compito bellissimo ma difficile avrebbe comportato. Anche lei rimane turbata alla visita dell’angelo Gabriele e si interroga, fa discernimento. Soprattutto, non era per niente ovvio che lei accettasse la proposta di Dio a diventare madre del Messia! Ecco perché il suo sì, il suo “fiat”, assume un altissimo significato. Il Signore propone, non impone. E fa parte della libera scelta umana il dire di sì ai Suoi progetti e l’accettare i Suoi doni.