G come… Giovane ricco

g-come-giovane-riccoIl giovane ricco si reca da Gesù con un atteggiamento di estrema sincerità. È il perfetto discepolo, e sa bene che ogni risposta è data dal suo Maestro. Pertanto, da buon credente, chiede al Dio della sua vita cosa fare per ottenere la vita eterna. Il giovane non è lontano, né nella preghiera, né nell’azione dalla Verità. La sua è una fede che si fonda pure sulle opere. Non solo, è una fede ancora più zelante. Non Gesù lo va a cercare, ma proprio lui chiede come poter progredire nel suo percorso di perfezione spirituale. Può dare tutto al suo Signore, o almeno così crede.

Molti di noi sono in questo atteggiamento di presunzione: vogliono fare per il Signore e credono anche di riuscirci. Identificano il loro successo spirituale con le loro capacità e si sentono gratificati dalle azioni, preghiere, testimonianze ottenute con la loro costanza e determinazione.

Per questo Gesù è pronto a fare un dono a questo tipo di credente: la rivelazione di questo atteggiamento sbagliato. Gesù apprezza quanto fa il giovane, ma lui non sa ancora che seguire Dio significa perdere completamente se stessi, e non glorificarsi per le opere buone. Pertanto Gesù fa, nel dialogo con lui, emergere queste contraddizioni. La fede non è solo un fare. È prima di tutto un rinunciare. Ma è straordinariamente difficile rinunciare a se stessi. È tremendo annullarsi, mettersi in disparte, umiliarsi. Non viene naturale e spaventa un po’. Eppure si passa da qui se si vuol essere veri discepoli. Gesù questo vuol far capire al giovane: o Me o tu. Forse il ragazzo non aveva mai compreso bene quanto fosse difficile scegliere Gesù. Forse non aveva ben compreso che questa scelta ne presupponeva un’altra forse più complicata: perdere se stessi. È come se fino a quel giorno il giovane avesse solo agito e aggiunto qualcosa, ma mai tolto a se stesso. Finché si trattava di eseguire, era un discepolo esemplare. Ma adesso tutto si manifesta. Cosa rimane? È triste da dire, ma vero: rimane nel giovane una profonda delusione. Donare tutto al Signore? Nel farlo c’è ogni sacrificio e gratuità. Soprattutto, nulla torna indietro, almeno materialmente. Il sacrificio è puro e non stimolante. Per questo il giovane dice di no, anzi, non ha neppure il coraggio di dire nulla. E così facciamo noi, ogni volta che chiediamo al Signore qualcosa e Lui ci propone una soluzione sgradita. Ma proprio questo disagio dovrebbe insegnarci qualcosa. È in questa risposta che si cela il nostro peccato. È da qui che il Signore vuol farci cominciare. Forse solo ora è davvero tempo di dire di sì. Lui ci ama comunque, ma è solo adesso che decidiamo di seguirlo. Solo se non lo scegliamo perderemo tutto. Adesso è tempo di vederlo. Adesso è tempo di capire.