18Dirai al popolo: Santificatevi per domani e mangerete carne, perché avete pianto agli orecchi del Signore, dicendo: Chi ci farà mangiare carne? Stavamo così bene in Egitto! Ebbene il Signore vi darà carne e voi ne mangerete. 19Ne mangerete non per un giorno, non per due giorni, non per cinque giorni, non per dieci giorni, non per venti giorni, 20ma per un mese intero, finché vi esca dalle narici e vi venga a noia, perché avete respinto il Signore che è in mezzo a voi e avete pianto davanti a lui, dicendo: Perché siamo usciti dall’Egitto?”. (Numeri 11, 18-20)
Purtroppo, anche noi talvolta siamo come gli Israeliti. Ci fissiamo su qualcosa (una situazione, una persona, un oggetto) e pensiamo che, se solo l’avessimo, o se le cose andassero come diciamo noi, saremmo felici e pienamente appagati. Mettiamo i nostri desideri al posto di Dio. Spesso ciò che desideriamo non è male di per sé, ma lo diventa perché noi lo consideriamo il nostro appoggio, la nostra speranza, la nostra supposta felicità.
Ad esempio: desideriamo la conversione di una persona a noi cara; desideriamo un lavoro, un marito, un figlio. Queste non sono cose malvage; ma solo Dio sa quando è il momento opportuno per tutto. Se noi forzassimo i tempi, non faremo che rovinare e rovinarci; grazie a Dio che, come un Padre amorevole, ha troppo amore per noi per lasciarci fare dei danni!
Il problema che sta alla base delle nostre concupiscenze è l’idolatria. Cadiamo in questo peccato ogni qual volta mettiamo qualcosa o qualcuno al posto che spetta solo al Signore. Non si tratta solo di realtà materiali da cui traiamo soddisfazione; potrebbe essere anche un nostro atteggiamento o una qualità da cui scegliamo di dipendere, invece che da Dio.
L’idolatria porta con sé anche il peccato di ribellione: scegliamo di essere indipendenti da Dio e da ciò che ci provvede con tanto amore. Siamo increduli oltreché ribelli, perché crediamo erroneamente che il Signore sia come noi, e cioè meschino, avaro, doppio. Lo riduciamo alla nostra misera dimensione, pensando che abbia secondi fini a noi sconosciuti. Se ci fa passare da un percorso disagevole, finiamo per fraintendere le Sue intenzioni. Siamo come figli adolescenti che pensano di sapere già tutto e si ribellano, più o meno spudoratamente, alle direttive dei genitori. Magari a tu per tu con il Signore siamo pronti a dirGli che ci sottomettiamo, ma poi mormoriamo nel nostro cuore o con i fratelli. Siamo falsi oltreché poco furbi: il Signore legge i cuori e sa tutto quello che pensiamo.
15Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; 16perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. 17E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno! (1 Giovanni 2, 15-17)