IL CAMMINO CRISTIANO

Proviamo a rappresentare con un’immagine il credente: è come un albero slanciato su un fertile terreno. Le sue radici sono solide, i suoi rami molto allungati arrivano fino al cielo e si illuminano, confondendosi con i raggi solari. Esso ha bisogno di luce e il sole lo trasforma di giorno in giorno, fortificandolo. I suoi rami, piano piano, cominciano ad incamerare quella luce e a diventare, essi stessi, luce. Con potenza, la luce procede fino al tronco. Il percorso compiuto è lento, ma inesorabile.

Spesso associamo la nostra vita sulla terra a un cammino, un percorso da fare. Esso consiste di tante tappe, prove, avvenimenti molto significativi, momenti fondamentali. È costituito da giorni, mesi, anni, secondo una precisa cronologia. Una cronologia che ha inizio con il giorno in cui Cristo si è presentato a noi. Da quel giorno c’è un prima e c’è un dopo. L’incontro con Gesù spezza la nostra vita e la rinnova. Io ricordo gli avvenimenti del passato seguendo questo nuovo criterio temporale. È dal giorno in cui Cristo mi ha parlato che sono nato di nuovo e ho cominciato a nutrirmi del Suo pane e della sua Vita.

Ma, quando pensiamo al nostro rapporto con Gesù e alla nostra vita, dobbiamo anche avere un altro criterio: non solo quello temporale, ma anche quello dello stato del nostro io. Da quando conosco Gesù, non è più importante il tempo, ma la Sua presenza viva in me. In un sol anno Gesù può entrare completamente nel mio cuore, più che nella mia vita intera. Allora non importano più gli avvenimenti, gli anni, le esperienze, ma quanto di Gesù c’è dentro di me.

L’albero è sempre lo stesso, ma cambiano la luce dei suoi rami e il colore del suo tronco giorno dopo giorno.

È Gesù che scandisce ora il tempo, è in Lui che io vivo e mio compito, d’ora in poi, è diminuire per far crescere Lui. Il cammino, così inteso, non è nel tempo, ma in Lui.

È una trasformazione, dal mio io (che va morendo) al mio essere in Dio. E questo percorso può durare anche un sol giorno.

Ecco perché Gesù dice che gli ultimi saranno i primi, o che gli operai dell’ultim’ora hanno diritto allo stesso salario di coloro che hanno lavorato l’intera giornata.

Non è più una questione di tempo, ma una questione di morte del nostro io per Dio. Essa può essere più o meno rapida, non è importante. Quello che conta è il risultato, cioè quanto la pianta sia trasfigurata.

Agli occhi di Dio, tutto è compiuto nel giorno della trasfigurazione di ciascuno di noi.

Lasciamoci attraversare fino in fondo dalla luce di Dio: Egli cambierà tutto di noi, fino a farci sempre più somiglianti a Lui. Permettiamoglielo. Facciamogli concludere quanto ha cominciato nel giorno in cui ci ha portato a Sé e si è fatto conoscere a noi. Godiamo il più possibile della Sua luce: essa è vitale per la pianta e la esalterà come nessuna cosa al mondo.

L’albero ha bisogno di luce, ogni giorno. In essa consiste la sua forza.

Prendiamo la luce del Signore come necessità per la nostra vita ed essa pervaderà la nostra umanità. Come è bello, Dio vive in me e mi riscalda. Dio trasforma la mia natura mortale e mi rende sempre più simile a Sé. Che miracolo. Dio in me, e io in Lui. Tutto passa per il mio sì e la mia sottomissione. Il regalo è la sua Vita e l’eternità.

Trasformaci, o Signore, e donaci la luce! Amen!