La gara cristiana

8La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. 9La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. 10Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. (1 Corinti 13, 8-10)

 

La conoscenza di Dio tramite le Sue rivelazioni è importante e anch’essa serve per l’edificazione, ma da sola gonfia. Chi ricerca Dio unicamente per la conoscenza senza esercitarsi nella carità, assomiglia a coloro che si abbuffano di pietanze succulente senza mai alternare con cibi più semplici e senza mai fare moto. A lungo andare diventeranno credenti ingombranti e inattivi, apparentemente scoppianti di salute ed invece portatori di grossi problemi interiori.

Chi si esercita nella carità invece è un credente attivo e sano. E’ robusto perché è muscoloso e non perché è obeso spiritualmente. Si accosterà alle rivelazioni con gioia e le gusterà come un gradito banchetto, ma non farà di esse la sua dieta quotidiana, perché il suo cibo è fare la volontà di Dio, non solo ascoltarla.

Paolo paragona la vita cristiana ad una gara sportiva. E’ un errore cercare di correre senza essersi adeguatamente nutriti, ma anche mangiare a dismisura senza mai allenarsi non va bene.

Vi sono credenti che si comportano da veri atleti: ascoltano attentamente i suggerimenti di Dio e poi agiscono in base ad essi, esercitandosi nella carità e fortificandosi. Qualche atleta può anche trovarsi in panchina, messo fuori uso da qualche imprevisto o prova particolarmente ardua; ma deve essere un episodio limitato nel tempo o suggerito dal mister, non una condizione perdurante.

Poi ci sono i falsi atleti nella fede, che seguono i corsi di teoria senza mai fare pratica: pretendono di vincere la gara solo perché hanno letto il manuale di istruzione del gioco! Possiedono rivelazione ed una profonda conoscenza della Parola di Dio, ma sono privi di carità. Assomigliano agli “sportivi da divano”, quelli che parlano sempre di sport perché lo guardano in tv senza mai praticarlo. Stanno tra gli spalti e non in pista, facendo compagnia a tutti coloro che osservano da lontano: non credenti, ex credenti…

Infine, vi sono coloro che non sanno nemmeno che esiste una gara: persone (sedicenti cristiani e non) che non vogliono allenarsi né ascoltare i suggerimenti. Essi finiscono per crearsi delle regole su misura a pro loro, per poi mettersi a correre a caso intralciando gli altri.