La scelta è personale

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”. 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e dicevano alla donna: “Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”. (Giovanni 4, 39-42)

Quando leggiamo questo brano, di solito ci immedesimiamo con la samaritana. Proviamo invece ad immaginare di essere nei panni dei concittadini. Siamo proprio sicuri di conoscere bene Gesù? Crediamo in Lui per ciò che ci è stato detto, o per quello che abbiamo sentito direttamente dalla Sua bocca?

La samaritana, per noi, può essere un fratello o una sorella che è più avanti nel cammino della rivelazione, non per suo merito, ma solo per grazia di Dio. Il Signore ci fa nascere in una famiglia spirituale affinché possiamo aiutarci gli uni gli altri, ma arriva un momento in cui l’essere dipendenti dalla rivelazione altrui non è più sufficiente, e può essere dannosa per la nostra crescita. Un bel giorno, la domanda “Gesù è il Messia?” non è più scontata. La risposta è personale e va data con calma, meditando bene. Rispondere senza sapere, o sull’onda dell’entusiasmo, non è indice di saggezza. Noi possiamo rispondere solo dopo aver ascoltato Gesù, dopo averLo visto all’opera, nella nostra vita e in quella degli altri. Egli ci condurrà in un percorso di discepolato in cui Lui si farà conoscere, rivelandosi per Chi è veramente. Spesso iniziamo questo cammino armati di buone intenzioni, presentandoci come discepoli desiderosi di apprendere: come fare, cosa dire, come comportarci. Ciò non è sbagliato, ma potrebbe farci perdere di vista lo scopo:, che è dare risposta alla domanda “chi è Gesù?”. Affermare che Gesù è il Messia o meno, non è un problema di studio, di conoscenza biblica, o di sapienza umana. Vuol dire, definitivamente, accogliere o rifiutare Gesù. Aderire o lasciare. Decidere: con Lui o contro di Lui.

Non dobbiamo essere precipitosi, perché esserlo è superficialità. E’ opportuno riflettere, giorni, ore, mesi se necessario. La nostra vita cambierà fino in fondo, ma non può accadere per un sì poco studiato e meditato. Il processo di crescita e di consapevolezza non è immediato, ma è costante e inesorabile, perché la vita nuova che abbiamo ricevuto non può essere contenuta o fermata. Però può essere soffocata: dalla nostra incredulità, dalla nostra disubbidienza … da mille ostacoli dietro cui ci nascondiamo per evitare l’azione dello Spirito Santo in noi.