Lasciarsi amare da Dio

3Chi salirà il monte del Signore,
chi starà nel suo luogo santo?
4Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non pronunzia menzogna,
chi non giura a danno del suo prossimo.
(Salmo 23/24)

Giuda non è mai sincero. Ogni volta che compare sulla scena, si comporta come un uomo dal cuore doppio. Alla cena di Betania si finge preoccupato per i poveri quando in realtà è interessato solo ai soldi. Nel Getsemani, consegna Gesù alle guardie indicandoLo con un bacio, e infanga così il più profondo gesto di affetto tra due persone.

La doppiezza di cuore, che potremo anche chiamare ipocrisia, lascia facile accesso al demonio, ed è il contrario della sincerità. La doppiezza va intesa nel senso letterale del termine: è una stratificazione, una sovrastruttura che occulta il buono che c’è all’interno, proprio come il fogliame ricopre una verdura non mondata. Doppio è l’opposto di semplice, che etimologicamente ha la stessa radice di sincero.

Giuda dice “sì” mentre vuole dire “no” e viceversa. Sarebbe stato più onesto se non avesse finto e si fosse allontanato dal Maestro manifestando il suo dissenso. Molti discepoli, nel corso della predicazione di Gesù, si erano allontanati da Lui, scandalizzati (Gv 6, 66). Perché Giuda è rimasto?

Per un motivo, fondamentalmente. Perché voleva godere dei privilegi del Regno senza sottostare alle condizioni richieste per entrarvi.

Il tradimento di Giuda è l’ovvia conseguenza del non avere ascoltato Gesù. E’ un atto grave, ma nessun peccato è tanto grande da non poter essere perdonato. Il vero problema di Giuda risiede nel non essersi lasciato amare da Dio.

Noi pensiamo che accogliere l’amore di una persona sia semplicemente abbandonarsi alle sue coccole e carezze. Ma l’affettività è solo un aspetto dell’amore; tuttavia, da un punto di vista carnale, è la parte più appagante. Ecco perché la bramiamo: quando siamo piccoli, dai nostri genitori; quando siamo sposati, dal nostro sposo/a; quando siamo genitori, dai nostri figli. Facciamo di tutto per avere baci e coccole, e spesso le doniamo in abbondanza sperando di riceverne attrettante. Ma l’amore è un dono, non una pretesa!

Ci comportiamo così anche con Dio: desideriamo essere da Lui cullati, rassicurati, vezzeggiati. Ma quando Lui non sembra rispondere al nostro desiderio, ci lamentiamo.

In realtà, dobbiamo cambiare la nostra prospettiva.

Non più: Gesù, vorrei essere amato/a così. Ma: Gesù, come vuoi amarmi?

Non è un accontentarsi… è un andare incontro al Cuore di Dio!

Noi misuriamo tutto sui nostri presunti bisogni e sulla nostra sensibilità, ma ogni persona è diversa, e quindi diversi sono i modi di dare amore. L’amore di Dio è infinito e immutabile, ma le Sue modalità di dimostrarlo sono varie e mai uguali. Noi talvolta pensiamo che non ci ami, ma in realtà fraintendiamo le Sue intenzioni!

Ciò può capitare anche con i nostri cari. Ad esempio, se il nostro sposo/a è una persona timida, farà fatica ad esternare le sue sensazioni, ma troverà comunque un modo per dimostrarci il suo amore, di cui non dobbiamo mai dubitare. Forse sarà un gesto schivo, non eclatante, ma non certo di minor valore rispetto ad una sviolinata con rose rosse.

Accogliere l’amore di una persona significa lasciarsi amare da lei nel modo che ritiene più opportuno. Potrebbe non coincidere con i nostri “standards”… ma l’amore non ne ha, e non ne dovrebbe avere. E’ solo il nostro egoismo che li crea. Ogni vero gesto d’amore è fatto nel nostro interesse e per la nostra felicità; chi siamo noi per disprezzarlo?

Chi siamo noi per giudicare il modo in cui Dio sceglie di dimostrarci il Suo amore? E’ facile adorarLo finché ci accarezza, ci nutre, ci veste… ma quando ci dà una pillola amara, ci pota, ci rimprovera, continuiamo a lodarLo?