Le opere d’arte di Dio

22Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. 23Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio:24appena s’è osservato, se ne va, e subito dimentica com’era. 25Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla. (Giacomo 1, 22-25)

Diventare simili a Gesù, immagine perfetta dell’uomo nuovo, non è una trasformazione immediata. E’ un processo, paragonabile ad un lavoro di scultore, in cui noi siamo il materiale da modellare. Dio è l’artista, che ci trae dalla cava, ci studia e pensa su di noi un bellissimo progetto. Pondera tutto: le nostre dimensioni, le nostre caratteristiche e le Sue esigenze. Poi comincia l’opera: più importante e complessa essa è, maggiore è il tempo che verrà impiegato a realizzarla. Il Signore è un artigiano, non lavora in serie; le Sue opere sono tutte pezzi unici, non ve ne saranno mai due uguali. Anche se noi, come materiale grezzo, siamo tratti tutti dalla stessa cava, non abbiamo le medesime caratteristiche, perciò Dio non può farci tutti uguali, e non avrebbe senso, del resto.

1Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia,
voi che cercate il Signore;
guardate alla roccia da cui siete stati tagliati,
alla cava da cui siete stati estratti.
(Isaia 51, 1)

Il Signore scorge già in noi l’opera finita, anche se siamo appena sbozzati o appena tratti dalla cava. Ci vede per ciò che siamo realmente e per quello che diventeremo grazie a Lui. Una cosa è certa: non possiamo modellarci da soli. Però possiamo scegliere se sottoporci al cambiamento o sottrarci ad esso. Se saremo docili, permetteremo a Dio di compiere la Sua opera!

29Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; (Romani 8, 29)

Proprio come nella scultura, anche nel nostro processo di trasformazione l’Artista deve usare strumenti e modalità di intervento non sempre gradevoli. Si inizia con colpi vigorosi di martello e scalpello per sbozzare il blocco, levando le parti inutili più grossolane. In questa fase, con un colpo deciso e ben piazzato cadono giù grandi pezzi di materiale di risulta: peccati vistosi, difetti macroscopici.

Man mano che il lavoro procede, gli strumenti utilizzati si affinano, diventano meno “rumorosi” ma più affilati e incisivi: per alcune parti servono ceselli, per altre lime. Si tratta di strumenti forse più dolorosi dei precedenti, perché agiscono in modo acuto, pungente e persistente. Il peccato in questo frangente si fa subdolo e senza un’accurata rifinitura continuerebbe ad annidarsi nelle pieghe dell’opera.

Quando il processo è finito, Dio stesso ammira la Sua opera. Essa è completa e perfetta, dal momento che Lui ne è l’Autore.