* 1 Corinzi 6, 15-20: 11 D’altronde, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo senza la donna. 12 Infatti, come la donna viene dall’uomo, così anche l’uomo esiste per mezzo della donna e ogni cosa è da Dio.
Dio e la coppia: un cuore solo, tre persone. Marito, moglie, il Salvatore. Un sì, che è prima quello divino, poi voce umana.
Cielo e terra che si incontrano, volere divino e desiderio umano che si realizzano davanti all’altare.
Un matrimonio per la costruzione di un tempio, che è comunione e benessere, perché previsto e benedetto dall’Alto finché c’è vita.
Matrimonio e sacramento, perché solo in esso c’è sigillo e sacralità.
Perché naturalmente un matrimonio è aperto alla vita? La risposta è data dal fatto che Dio ha posto lì la Sua tenda, e dove abita Lui non c’è mai morte. Dio abita tra gli sposi e genera vita tra di loro e in loro stessi. Dio genera la vita e la dona.
Il matrimonio è fertile (cioè produce frutto) perché non è un prodotto di uomo, ma è una volontà dall’Alto.
Ciò che Dio vuole e dispone è ricco di vita, di abbondanza e di benedizione. È Lui che si assume la paternità di tutto, Lui che ne conosce i segreti, che ha ben valutato le componenti, che ne esalta le peculiarità. È Dio la matrice di un’unione, il creatore di ogni unione e il filtro di ogni rapporto. Lui, che è Amore, entra in un cuore e lo rinnova. Lo purifica, lo disseta, lo ristora. Lo riempie del Suo sentimento e gli dona il sano desiderio di completarsi con chi ha posto di fronte a lui.
Un cuore rinnovato va incontro all’amore, lo trova d’istinto, lo tiene per sé, non lo maltratta, lo cura e lo protegge. Lo osserva e lo accarezza. Perché capisce fino in fondo che esso risponde ai suoi più reconditi desideri, comprende che da sempre lo ha cercato e immaginato proprio così, come lo trova adesso.
Dio penetra in due cuori, ed essi si lasciano amare, e amano a loro volta. L’amore è il frutto dell’unione di Dio, è ciò che deriva sempre da una sua volontà, è esso stesso risultato della Sua misericordia.
Un amore benedetto dall’Alto produce vita, ed essa è per il prossimo e per chi Dio vorrà.
Amare è aprirsi, è donare, è dire al prossimo: “Dio mi ha donato la possibilità di farti del bene”. E volerlo fare.
Amare è volere: rinnegare se stessi, servire il compagno, perdere le proprie pretese e aspettative.
Amare è rinunciare: al tornaconto personale, alla propria soddisfazione, a se stessi. L’amore tocca un cuore, ed esso non vive più per sé. Vive per inchinarsi. Vive per rendere omaggio al Signore che rinnova e che dona una splendida possibilità di dare.
Amare lo sposo o la sposa è coltivare il sentimento divino che Gesù ci ha insegnato fino in fondo, e arrivare così per Lui a fare altrettanto.
Amare è donare, è sperare, è mietere e soddisfare: non più se stessi, ma quanti Dio ama, al fine di costruire il Suo regno e non più il nostro.
* 1 Corinzi 11, 3: Ma voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l’uomo e che il capo di Cristo è Dio.
Il matrimonio sia specchio dell’amore di Dio per la Sua creatura, e nulla di male accadrà.
Amare Dio è amare lo sposo e portare frutto, perché l’unità di prima non esiste più, ma tutto è rinnovato da un “noi” che vive di Lui e non più del nostro interesse.
Il matrimonio è fertilità, perché Dio dona il suo strumento più grande per fare la sua volontà: l’amore profondo e più disinteressato per la sua creatura.
* 1 Corinzi 12, 20-27: 20 Ci sono dunque molte membra, ma c’è un unico corpo; 21 l’occhio non può dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né il capo può dire ai piedi: «Non ho bisogno di voi». 22 Al contrario, le membra del corpo che sembrano essere più deboli sono invece necessarie; 23 e quelle parti del corpo che stimiamo essere le meno onorevoli, le circondiamo di maggior onore; le nostre parti indecorose sono trattate con maggior decoro, 24 mentre le parti nostre decorose non ne hanno bisogno; ma Dio ha formato il corpo in modo da dare maggior onore alla parte che ne mancava, 25 perché non ci fosse divisione nel corpo, ma le membra avessero la medesima cura le une per le altre. 26 Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui.
27 Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua.
Rinunciamo alle nostre esigenze, e cominceremo a toccare le meraviglie che il Signore ha riservato per quanti fanno della sua chiamata il motivo principale del loro risveglio al mattino.