NON PIÙ IO, MA CRISTO_parte II

“Non più io, ma Cristo” implica che a muovere le mie scelte, a suggerire le parole, a mostrarmi agli altri non è più il mio ingombrante e scontato io, ma una Potenza misteriosa e affascinante, in grado di trasformare cuori di pietra in cuori di carne e capace di operare grazie su grazie, usando il più piccolo delle sue creature. Dare il proprio cuore a Gesù significa che gli altri conosceranno Lui al mio arrivo, non più me. Significa che a Lui parleranno, con Lui si confideranno, di Lui avranno bisogno. Cristo vive in noi e adesso partecipiamo direttamente alla costruzione del suo Regno. Un Regno di pace e di prosperità, di mitezza e di concordia, una patria celeste qui sulla terra. Molti dei nostri cari non ci riconosceranno più e per loro sarà un trauma vederci così cambiati. Rivorranno indietro il vecchio Giacomo, Mario, Andrea, Giuseppe, Francesca. Purtroppo per loro, non li rivedranno più. Cristo è stato da questi invitato nei cuori e ha spazzato via tutto. Adesso li conosceranno filtrati dal Dio della pace e della conoscenza e chissà, forse qualcuno smetterà di amarli come prima. Questo è un rischio che si corre.

“Non più io, ma Cristo” porta inevitabilmente alla celebrazione del nostro funerale: c’è chi piangerà disperato e, da quel giorno, ci considererà davvero morti; e c’è chi, invece, vedrà in noi l’Amore del Padre che ci abbraccia e ci porta con Sé in luoghi meravigliosi e pieni di vita.

Da quando Cristo è con noi, tutto è cambiato e noi abbiamo l’onore di sperimentare un Amore che ci stacca dall’ordinario e dal già fatto, e che ci conduce per le strade di tutto il mondo ad annunciarlo, con una forza e un’energia finora sconosciuta. Noi siamo la prova vivente della Sua esistenza e del suo Amore spassionato. Lui ha già operato i Suoi miracoli nella nostra persona e, ancor prima di proclamarlo Signore della nostra vita, saranno gli altri a riconoscerlo istintivamente in azione dentro di noi. La luce spicca sulle tenebre e noi, da ora in avanti, siamo disposti a non lasciare la lampada sotto al moggio. Ora è tempo di essere sale sulla terra, di far fermentare la pasta, di portare frutto. La vita di Dio in noi non può andare sprecata.

“Non più io, ma Cristo” è una responsabilità e un onore al tempo stesso e io, con la mia umiliazione, saprò trovare sempre la cosa giusta da dire o da fare. Basta lasciarsi suggerire dallo Spirito, che dà rivelazioni immediate. D’ora in poi gli altri conosceranno Francesca, Mario, Giuseppe, Giacomo, Andrea in modo diverso. Magari non capiranno subito, ma ne proveranno rispetto e, dopo una certa soglia, non potranno protestare per i loro cambiamenti.

Dio è all’opera nelle nostre vite e quello che ha in mente per noi e grazie a noi non è neppure descrivibile.

Adesso è il tempo del Signore, assecondiamolo in noi e viviamo di Lui e in Lui. Ci stanno aspettando la più grande delle ricompense e le benedizioni straordinarie.

* Giovanni 12, 24-26: In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sarò io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà