“e l’immortalità fa stare vicino a Dio.” (Sapienza 6,19)
Chi ama la sapienza è capace di morire a se stesso per ascoltare ciò che lei ci sta suggerendo. Essa vuol aiutarci a camminare verso il bene e verso Dio, desidera ammaestrarci ed indicarci la strada. La sapienza ha bisogno di noi: del nostro tempo, della nostra energia, delle nostre forze. È un bene pronto per essere speso, ma non solo a momenti. La sapienza sia il nostro consueto e duraturo modo di porsi di fronte alla vita, al nostro prossimo, alle situazioni future. Dio ci sta chiamando e noi possiamo avvicinarci grazie al Suo dono prezioso. Aderendo ad essa saremo completi e pronti a ricevere amore ed abbondanza. Chi ascolta Dio e non se stesso è capace di crescere e di uniformarsi a ciò che riempie il suo cuore. Chi coltiva la sapienza comincia ad assomigliarvi e ad essere così tutt’uno con Dio che la proclama in noi. Amarla è fondersi con l’Incorruttibile e crescere in Lui quotidianamente. A conferma Sapienza 9, 17: 17Chi ha conosciuto il tuo pensiero, se tu non gli hai concesso la sapienza e non gli hai inviato il tuo santo spirito dall’alto? Anche il re Salomone si inginocchia a Dio, perché la sapienza non è innata, ma frutto di una chiamata e di una scelta d’amore.