“Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.” (1 Corinzi 12, 26)
Non è nel privarsi di una moneta o di una bella banconota che si fa l’elemosina. Non è nel frugarsi in tasca che si compie un gesto d’amore per il prossimo. Non è nel nostro superfluo che si ottiene o dona la carità. La vera elemosina non è nel nostro digiuno per dare ad altri. Non è un togliere, ma un ottenere. La vera elemosina è il contrario di quanto possa sembrare: è un arricchirsi, perché si scopre che non si è al centro del mondo, ma si è solo un aiuto per altri. Chi pratica l’elemosina comprende che il mondo non ruota su di sé, ma anche l’altro ha diritti e bisogni. Chi dona si preoccupa che l’altro stia altrettanto bene. Dà qualcosa di materiale, ma riceve un dono prezioso. Egli scopre che fa parte di un progetto d’amore a cui ha dato la propria disponibilità. Si toglie qualcosa, ma ottiene la gioia interiore. L’uomo che dona guadagna un cuore che batte d’amore, felice di sostenere e di abbracciare. Chi dona non perde nulla, perché è benedetto e protetto dall’Alto. Chi dona sa che fa parte di un tutto e dà per ricevere.