27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. 28Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto 29e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: “Salve, re dei Giudei!”. 30E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. 31Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo. (Matteo 27, 27-31)
Gesù ha dimostrato con la Sua vita ciò che ha insegnato ai discepoli. Si è lasciato spogliare, umiliare, deridere e maltrattare, e tutto ciò in ubbidienza alla volontà del Padre, per il supremo servizio affidatoGli. Tuttavia, nessuno Gli ha strappato di dosso alcunché contro la Sua volontà, perché Gesù aveva già consegnato tutto.
17Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio”. (Giovanni 10, 17-18)
Gesù ci mostra che il gesto dello spogliarsi è volontario, ed è la nostra risposta alla chiamata del Padre per servire coloro che ci vengono donati. La condizione di servo non è permanente nell’azione, ma è perdurante nel cuore, come disponibilità.
29A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. (Luca 6, 27-29)