Rifiuto e incredulità

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme 52e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. (Luca 9, 51-53)

Gesù sa cosa Lo aspetta a Gerusalemme, eppure avanza ancora più deciso. Noi invece rischiamo di fare come i samaritani: non accogliamo Dio perché è diretto in un luogo che ci risulta scomodo. Gerusalemme è la città degli estremi, dei contrasti, della morte in croce. Accogliere Gesù significa non solo accettare di essere salvati (che non è certo poco!) ma anche essere con Lui fino in fondo, fin dove Lui ci chiede di andare. Ci può capitare, più o meno consapevolmente, di voler eliminare la croce dalla nostra vita e anche da quella di Gesù, perché è un qualcosa che ci è estraneo, che non ci torna e non ci sembra giusto. Ma la croce appare tale solo se ci fermiamo ad osservarla con uno sguardo umano, perché, agli occhi del Signore, ogni cosa che Lui predispone e permette è per il nostro bene. Anche la croce.

Se riconosciamo Dio come nostro Signore sempre e comunque, anche quando si nasconde dietro un’apparenza a noi sgradita, o quando fa cose che riteniamo incomprensibili, allora vuol dire che abbiamo fede in Lui e perciò non rimarremo scandalizzati. Non accettare di vedere Gesù laddove Lui sceglie di rivelarsi e nelle modalità che ritiene più opportune, significa soprattutto essere increduli.