Quando il credente affida a Dio la sua esistenza, si mette ad ascoltarlo e comincia a fare e a costruire un regno che non è più il suo.
Il servo del Signore pronuncia un sì che non è solo parola, ma anche azione. Non si riconosce un buon servo dal fatto che parli per forza di Dio e delle Sue meraviglie, ma dal fatto che egli rimane in Lui, qualsiasi cosa dica e qualsiasi cosa faccia.
Chi serve il Signore diventa Cristo stesso, e ciò in mezzo al poco. Diventa luce, sale, lievito che fa fermentare tutta la pasta.
Il cristiano compie cioè ogni gesto come lo farebbe Gesù, pensa agli altri a quel modo e vive ogni realtà, ogni dialogo svolto, ogni persona incontrata come se il Signore fosse lì con lui. Accoglie l’umanità come lo farebbe il Dio della vita!
Quando andiamo per il mondo e proviamo qualche difficoltà col prossimo, dobbiamo ricordarci di pensare al Signore, e di fare tutto come farebbe Lui, perché Lui è in noi e Lui ci aiuterà più di quanto pensiamo. Cacciamo ogni spirito di ribellione e cominciamo a costruire.
Servire è essere in Cristo e essere Cristo al tempo stesso.
Molti di noi non hanno mai agito così, perché il vero servizio si attua dopo una rinuncia completa al nostro io e dopo aver affidato interamente la vita a Dio, con fede totale.
Il servizio è dopo la fede, e non può mai precederla!
Preghiamo il Signore con questa intenzione nel cuore: “Ungimi, o Dio, per il mio servizio”, e così sarà.
* Giovanni 15, 4-5: 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.