3Ebbene, io vi dichiaro: come nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire “Gesù è anàtema”, così nessuno può dire “Gesù è Signore” se non sotto l’azione dello Spirito Santo. (1 Corinti 12,3)
Nessuno conosce veramente il Signore se non è Lui stesso a rivelarsi, ed Egli non lo fa mai, tranne casi eccezionali, tutto in una volta, perché sa che siamo deboli e non reggeremmo l’impatto con la Sua maestà. Pietro ha risposto correttamente alla domanda di Gesù “chi dite che Io sia?” perché ha avuto una rivelazione, ma ciò non fa di lui automaticamente un santo, infatti cade rovinosamente subito dopo e viene definito un “satana”. Però è importante sottolineare che Pietro ha proclamato volontariamente con la sua bocca che Gesù è il Messia. Infatti, nelle scelte della vita, non si può parlare a nome di altri: si può intercedere, ma nessuno, nemmeno Dio stesso, può violare la libertà umana. Confessare l’identità di Gesù è un fatto meramente personale, così come ognuno di noi risponde a Dio per le proprie scelte. Il Signore vuole instaurare, con ognuno di noi individualmente, un rapporto di amicizia e di amore: non ci possono essere intermediari. Solo all’inizio sono necessari dei testimoni di Gesù, che ci parlano di Lui e che ci spingono ad approfondire questa conoscenza; essi fanno le veci del Signore finché noi non siamo abbastanza grandi e maturi per poterci rivolgere direttamente a Lui.
La conoscenza e la rivelazione di Dio nella nostra vita sono sempre, in genere, graduali, ed è giusto così. Il Signore dosa i tempi e le modalità opportuni per ognuno. Una cosa è certa: si conosce una persona quando la si frequenta e quando la si ascolta. Anche nelle nostre relazioni umane, non basta solo un incontro per dire di conoscere qualcuno, ma è necessario incontrarlo a lungo ed aver condiviso esperienze e conversazioni. Eppure, anche una vita intera non basterebbe, perché “un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso” (Salmo 63,7). A maggior ragione, come possiamo noi dire di conoscere Dio, se Lui non si rivela e se non Lo frequentiamo quotidianamente? Il Signore viene incontro alla nostra limitatezza, ma nulla può difronte a coloro che non vogliono vedere e sentire.
10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: “Perché parli loro in parabole?”.
11Egli rispose: “Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. 14E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice:
Voi udrete, ma non comprenderete,
guarderete, ma non vedrete.
15Perché il cuore di questo popolo
si è indurito, son diventati duri di orecchi,
e hanno chiuso gli occhi,
per non vedere con gli occhi,
non sentire con gli orecchi
e non intendere con il cuore e convertirsi,
e io li risani.
16Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. 17In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono! (Matteo 13, 10-17)