Tralci, non Vite

1“Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.  (Giovanni 15, 1-6)

Gesù è stato chiaro: noi siamo i tralci, Lui è la vite e il Padre è il vignaiolo. Il ruolo del tralcio è quello di portare frutto, ma non si tratta di una sua iniziativa. Il frutto si manifesta al momento opportuno se il tralcio si è lasciato potare, ma i tempi di crescita e taglio non dipendono da lui. Nemmeno la Vite li decide, ma solo il Padre, il vignaiolo. Eppure, quante volte noi tralci ci comportiamo come se fossimo gli agricoltori? Poniamo il nostro “io” al centro di tutto e vogliamo avere il controllo, illudendoci di essere chissà chi.

Un altro errore in cui incappiamo è quello di pensare di essere la vite, piuttosto che i tralci. L’inganno è sottile, ma determinante. Infatti prendere il posto della vite significa voler arrivare al Padre con le nostre forze e non tramite Gesù. E’ lo stesso errore di Caino, che pensava di essere gradito a Dio presentando l’opera della sue fatiche.